CAPITOLO 10: (Tears in) Heaven's Eyes
Palazzo del Governatore, ArmaghMalachia incrociò le braccia soddisfatto, osservando i due Filistei
<< Aster, devo farti i miei complimenti. La signorina May si è dimostrata all'altezza della situazione, è stata davvero una scelta azzeccata >> il Governatore si esibì in un piccolo inchino in direzione della donna << Mi congratulo, Miss >>
May rispose con un leggero cenno del capo.
La morte di Charlie Mendez rappresentava un ottima notizia per Malachia.
Quel subdolo figuro era venuto a conoscenza di pericolose informazioni sul suo conto, e non poteva rischiare di compromettersi....”El Jefe” avrebbe anche potuto recuperare qualche prova.
Non era stato difficile richiedere al Senato la sua eliminazione, visti i suoi trascorsi.
Aster bisbigliò qualcosa a May, che annuì, poi si rivolse a Malachia
<< Governatore, come da lei richiesto la qui presente Filistea May le farà da guardia del corpo fino a quando lei lo riterrà opportuno >>
Malachia assentì << Molto bene >>
<< Se vuole scusarmi, la mia presenza è richiesta a Costantinopolis con urgenza. I miei rispetti >> Malachia lo congedò con un gesto svogliato, e Aster si allontanò
Un uomo parecchio inquietante, sentenziò il Governatore.... ma del resto tutti i Filistei lo erano, compresa quella May che se non altro poteva contare almeno sulla maschera dettata dal grazioso aspetto
<< Allora, Miss May, sarà il caso che le faccia mostrare le sue stan... >> CLANK
Un sordo rumore metallico, probabilmente provocato da una pesante catena, invase la camera.
Malachia entrò nel panico, mentre May estrasse le sue pistole senza un briciolo di nervosismo.
Una mano invisibile sbarrò la porta.
<< Finalmente soli....o
quasi...Governatore >>
La figura incappucciata di Solomon si palesò lentamente di fronte ai due, rendendosi progressivamente visibile, l'occhio scarlatto in direzione di un terrorizzato Malachia.
May sorrise <<
la la la... >>
Solomon diresse il suo sguardo inumano verso di lei.
<< Vuoi giocare, bambina? >>
Dai fucili della donna partirono due spari.
Uno colpì Solomon in pieno petto mentre l'altro gli attraversò il cappuccio. Schizzi di sangue esplosero sulle pareti e l'uomo cadde a terra.
May ripose le armi.
<<
la....la.... Non avresti dovuto abbandonare la tua invisibilità e perderti in chiacchiere, non rendi giustizia alla tua fama >>
La Filistea si voltò verso Malachia. Notò sorpresa che il Governatore pareva ancora più terrorizzato di prima << Che le succede Governat... >>
Non riuscì a completare la frase. Un dolore atroce la colpì alle spalle, provocato da una catena metallica e da alcune scosse di quella che sembrava energia elettrostatica che le pervasero il corpo.
L'alta figura incappucciata si levò da terra, incurante dell'emorragia provocata dai proiettili <<
EYE BIOMOD – REGENERATION – ACTIVATED >>
Fu qualcosa d'incredibile. La ferita sul petto si rimarginò ad una velocità sconvolgente e il proiettile cadde a terra respinto dai tessuti di pelle rigeneratosi.
Una seconda pallottola fuoriuscì dal cappuccio cadendo in prossimità della gemella
Solomon rise, maneggiando la sua catena, e la sua risata era terrificante quanto quella del Diavolo in persona << Sei presuntuosa, donna. Tale e quale a quella nullità di Aster....siete solo dei piccoli porci ignoranti che uccidono senza mai domandarsi il perché...le vostre vite sono solo un cancro per questo mondo, un cancro che io estirperò >>
May si risollevò a fatica. Un solo colpo di quella micidiale arma l'aveva ferita come mai le era accaduto prima << I-in nome della Repubb... >>
Di nuovo, Solomon si esibì nella sua glaciale risata << Socrate disse “L'ignoranza è l'origine di tutti i mali”... voi siete una prova vivente della veridicità di quest'affermazione, facendovi scudo di pallide giustificazioni dettate da altri, prendendo per vostri falsi ideali di cui ignorate il significato... utilizzate nomi che mascherano ciò che siete veramente... >>
La catena di Solomon, quasi fosse dotata di vita propria, si avvolse come un serpente attorno a May stringendola e sollevandola dal suolo. Malachia osservava inorridito la scena, incapace di muoversi o urlare tanto era il terrore che stava provando <<
....parassiti >>
May venne scaraventata lontano e perse conoscenza. Solomon si chiese se sarebbe sopravvissuta, ma poi si concentrò sul suo vero obbiettivo
<< Malachia... è curioso pensare che tu, al contrario di questa Filistea, morirai non per via della tua ignoranza ma bensì per la tua conoscenza >>
Malachia tentò di rispondergli con un fil di voce << D-di che cosa stai parlando ?! I-io non so niente.... >>
Solomon gli si avvicinò << Bugiardo.
La Porta del Vaticano >>
Malachia sbiancò di colpo
<< I-io... so solo quello che mi è stato tramandato dai miei predecessori, ma non ci sono mai stato di persona... ti ci posso condurre però! Se mi garantisci di aver salva la vita io.... >>
Per la terza volta Solomon rise
<< Non mi hai sentito, dunque ? Io non voglio niente da te, e nemmeno chi mi ha mandato qui desidera sapere ciò che già conosce. C'è solo una cosa che devi fare, Malachia di Armagh... >>
La catena si snodò dal polso di Solomon e si avvolse attorno al Governatore
<< ...Morire >>
Una scarica di energia attraversò la catena che al contempo strinse le sue spire sulla vittima. Malachia urlò. Urlò come non aveva mai urlato prima. Qualche istante dopo il Governatore di Armagh esalò il suo ultimo respiro.
Solomon riavvolse la sua portentosa arma
<<
Vae Victis ! >> esclamò ghignando, prima di scomparire nuovamente
Da qualche parte vicino al Confine tra Efeso e TiatiraDaphne stava guidando ad altissima velocità mettendo quanti più chilometri poteva tra loro e la Fazenda. Logos si reggeva dietro di lei sudando freddo.
D'improvviso notò un particolare della ragazza a cui non aveva mai fatto caso. Sulla schiena aveva uno strano tatuaggio rappresentante una specie di sole oscuro contornato da strani simboli << Ehi, che cos'hai tatuato dietro la schie... ? >>
Una nube di polvere gli investì, facendo sbandare Daphne. Erano circondati da autoveicoli Repubblicani che parevano apparsi dal nulla << TE LO DICO UN'ALTRA VOLTA, ORA TIRA FUORI LA TUA CAZZO DI PISTOLA E SPARA A QUESTI STRONZI ! >>
Logos non se lo fece ripetere due volte.
Guadagnando un certo equilibrio in sella alla moto in movimento, estrasse la sua Colt.
Ai lati dell'Helade si erano disposti due gruppi di veicoli corazzati, e dal tettuccio dei
mezzi fecero capolino alcuni soldati dotati di mitragliatori abbastanza grandi dal poter ridurre ad un colabrodo la moto in pochi colpi
Logos agì prima che i nemici potessero aprire il fuoco.
Con due rapidi e precisi colpi alla testa i fucilieri più vicini finirono fuori gioco.
La situazione tuttavia non era migliorata di molto: i restanti quattro veicoli, disposti a coppie ai loro lati, gli si affiancavano sempre di più.
Avrebbero presto cominciato a sparare o tentare di disarcionarli << Daphne, acellera più che puoi e quando te lo dico frena immediatamente >> la voce di Logos era fredda e carica di determinazione.
Daphne scostò per un momento lo sguardo dalla strada per dirigerlo sul suo passeggero << Ho sentito bene ? >>
Guardò gli infossati occhi verdi di Logos, che non ammettevano repliche << Sei completamente pazzo lo sai ? >>
Logos si limitò ad alzare le sopracciglia con fare eloquente. Se quella era la verità, allora i pazzi su quella moto erano due.
La ragazza riportò la sua attenzione alla guida e diede un colpo deciso all'acceleratore.
I loro avversari aumentarono a loro volta velocità, per nulla impressionati.
I quattro fucilieri puntarono le loro armi in sincronia. Logos gli osservava. Ancora qualche secondo .... << FRENA ! >>
Ci mancò poco che la moto non s'inchiodasse, ma l'esperienza di Daphne riuscì a mantenerla in equilibrio.
Ciò che seguì ebbe dell'assurdo: le due coppie di fucilieri, per via della loro disposizione parallela, iniziarono a spararsi tra di loro prima di rendersi conto che si erano lasciati dietro il loro bersaglio.
Tre dei veicoli esplosero, e Logos silenziò il fuciliere rimasto in vita con i veloci e letali colpi della sua pistola.
Daphne esultò mentre rimise in moto l'Helade a tutta velocità per allontanarsi dall'ultimo mezzo nemico << AHAH ! Sei una vera carogna lo sai ? >>
Logos non rispose, ma Daphne fu certa che, alle sue spalle, il passeggero stesse sorridendo.
Sede del Senato della Repubblica, CostantinopolisUna schiera di uomini sedeva in una splendida sala, che nonostante dovesse essere molto antica non pareva aver subito danni dall'Apocalisse o dal tempo.
Aster era seduto in disparte, pronto ad intervenire nel caso fosse stato interpellato
Il Senatore Amphiaraus, della città di Armagh, fu il primo a levarsi in piedi sovrastando con voce autoritaria il chiacchiericcio.
<< E' INCONCEPIBILE ! La Filistea May sconfitta con una simile facilità... Malachia morto... E ORA L'unica nostra possibile fonte d'informazioni su Jezebel è all'altro mondo ! E VOI, ONOREVOLI COLLEGHI, AVRESTE ANCORA INTENZIONE DI ALLEARVI CON UN ESSERE SIMILE ? >>
Un acceso borbottio attraversò la Sala, finché un secondo Senatore, candidamente vestito e visibilmente anziano, non si levò in piedi a sua volta bloccando con un cenno le discussioni.
<< Malachia era un traditore, non rimpiangeremo la sua morte. Sarà più complicato spiegarla all'opinione pubblica... ma abbiamo già pensato anche a questo >>
Invitato dal Senatore Bianco, Aster mostrò a quel pubblico incerto due Katar finemente lavorati << Queste >> riprese il Senatore << Sono copie delle armi responsabili dei delitti che di recente si sono susseguiti ad Armagh. Abbiamo avuto modo di constatare che il Presbitero Nicolaita della zona utilizzasse questo tipo di armi, fino a poco tempo fa... con ogni probabilità il responsabile degli omicidi è lui >>
Amphiaraus tuonò di nuovo << E questo cosa avrebbe a che fare con l'argomento della nostra riunione ?! >>
<< è presto detto. Addosseremo la colpa della morte di Malachia a questo Presbitero, in modo che gli altri Governatori non si oppongano alla richiesta di alleanza con Solomon >>
Amphiaraus si esibì in una risata sarcastica, mentre il suo sguardo mandava fiamme << CON CHE CORAGGIO... CONTINUATE A PROTEGGERLO ?? >>
L'altro Senatore sorrise appena
<< Lei pecca di scarsa lungimiranza, Senatore Amphiaraus. I Nicolaiti sono nostri nemici in ogni caso, non dovremmo far altro che gettare benzina sul fuoco... mentre Solomon può rivelarsi un alleato decisivo, per quanto infido >>
<< E la Filistea May ?! Non ha nessuna importanza che una delle nostre migliori Agenti sia stata quasi uccisa da quel bastardo ?! >> Aster prese finalmente la parola << La Filistea May è stata sollevata dal suo incarico >>
Ci furono nuovamente diversi mormorii di stupore. May si era rivelata una preziosissima pedina in mano alla Repubblica... e ora veniva liquidata, assieme alla verità, per cercare un'alleanza con quel misterioso figuro di cui alcuni temevano addirittura pronunciare il nome.
Il Senatore Bianco riottenne l'attenzione mostrando i palmi delle mani
<< Onorevoli colleghi, sarò chiaro. Quest'alleanza con la figura dell'ex-Principe di Efeso conosciuto come Solomon per quanto mi riguarda ha la priorità assoluta su qualsiasi azione di questo Senato, includendo la salvaguardia delle nostre stesse vite.
Non occorre che vi dica quanto i Nicolaiti siano divenuti pericolosi ultimamente, e la nostra inferiorità nei confronti di Antiochia non può essere messa in discussione.
I Nicolaiti hanno ancora un potere enorme tra le mani, un potere che si è affievolito solamente grazie alle loro guerre interne, e vi ricordo che fu proprio grazie ad una di quest'ultime che nacque la nostra Repubblica >>
Il Senatore effettuò una pausa calcolata per constatare il livello di attenzione generale.
Notando che l'intera Sala pendeva dalle sue labbra, proseguì con un'espressione di placida soddisfazione << Oggi dovremmo comportarci allo stesso modo, sfruttando l'astio tra un antico affiliato e i residui del vecchio Ordine.
Un'alleanza con Solomon, oltre che a garantirci un'enorme passo avanti militarmente, ci darebbe accesso a preziose informazioni riguardanti la cima della Gerarchia Nicolaita... e come sapete, in guerra conoscere il proprio nemico è tutto
Quindi io, Tiresias, Senatore di Tiatira e della città di Costantinopolis, vi assicuro che non esiterò mettere a repentaglio la mia stessa VITA, pur di garantire a questa Repubblica di sopravvivere e di mantenere lontano lo spettro del regime di Avraham in favore della nostra DEMOCRAZIA ! E se questo risultato dovesse portarmi a scendere a patti con il demonio stesso, sappiate che io non esiterei un solo istante a farlo, tanto è grande il mio amore per la Repubblica e i risultati ottenuti in questi sessant'anni da questo Senato ! >>
Il discorso terminò sommerso da scroscianti applausi e qualche sporadico gesto di diniego. Tiresias sorrise, chinando leggermente il capo.
Fogne, ArmaghAnderson continuava a correre.
Non sapeva neppure lui che diavolo stava succedendo, ma quel misterioso essere che rispondeva al nome di Siva il giorno prima era apparso per metterlo in guardia
“Sei stato scoperto, e ti verranno addossate anche colpe che non sono tue... il tempo dei Nicolaiti a Roma sta per scadere, non lasciarti prendere”Gli aveva creduto senza dubitare un solo istante di quelle parole.
Anderson sapeva. Siva non era stato esplicito, ma oramai era sicuro che il responsabile di quei terribili omicidi era lui...o meglio, l'Altro lui stesso.
A ripensarci in quel momento, riflettendo sul senso di frustrata arrendevolezza da lui dimostrato per tutto quel tempo e la consapevolezza che oramai i Nicolaiti altro non erano che dei criminali, si disse che quella terrificante realtà aveva una sua seppur perversa logica.
Anderson si stava dirigendo verso uno dei condotti che sbucava al di fuori di Armagh, residui della vecchia capitale italiana.
Avrebbe dovuto lasciare Tiatira e dirigersi verso Efeso. Yzarc era l'unico su cui poteva contare allo stato attuale delle cose... l'unico che avrebbe potuto aiutarlo.
O almeno l'unico tra i Nicolaiti.
Mentre si perdeva nei meandri delle fogne, l'oramai ex Presbitero non notò l'ombra che lo stava tacitamente osservando.
Siva si sistemò lo scuro cappello sul capo << Le nostre strade si dividono qui,
Due Uomini. Non posso aiutarti a trovare il vero te stesso... posso solo indicarti la via >> sussurrò, prima di allontanarsi nelle ombre sotterranee della città.
Un brivido attraversò Anderson, che accelerò il passo.
Confine Tiatira/EfesoDaphne e Logos stavano avanzando a gran velocità nel deserto, quando d'improvviso la moto si spense << NOOOOO che diavolo succede !!! Helade, piccola mia... fai la brava... >>
Daphne tentò di riavviare il motore, accarezzando dolcemente il serbatoio della moto << Andiamo... su... MUOVITI ROTTAME DEL CAZZOOOO !! >>
La ragazza in men che non si dica sostituì le carezze a dei decisi pugni.
Logos scosse la testa, in parte divertito ma sinceramente preoccupato. Sapeva che il quarto veicolo militare scampato al “fuoco amico” era ancora sulle loro tracce << Hai idea di cosa possa trattarsi ? >>
Daphne lo guardò con assassini occhi scarlatti << SECONDO TE STAREMMO QUI IMPALATI SE LO SAPESSI ? ... si deve essere ingolfata o qualcosa del genere ! Il carburante non manca... CAZZO ! Non c'è proprio nessuna notizia di quei due ? >>
Logos scosse il capo. Dall'auricolare non facevano che provenire disturbi di trasmissione << Non può essere che siano usciti dal raggio di copertura di quei cosi ? >>
<< Impossibile. Questi auricolari sfruttano la tecnologia di Laodicea, e hanno un segnale che copre diversi miglia.... lo avessimo smarrito non si sentirebbe proprio niente. Sono convinto che ci sia un qualche tipo di interferenza, dovuta probabilmente ad una specie di campo elettromagnetico, a giudicare dal rumore >>
Daphne alzò gli occhi al cielo << Ma perchè dia... >>
Un sibilo velocissimo e letale la interruppe. Un proiettile l'aveva appena mancata di qualche centimetro.
Daphne si sentì trascinare giù dall'Helade dal braccio di Logos.
Si guardarono intorno: tre soldati di Tiatira gli avevano raggiunti a piedi. Probabilmente dopo essersi resi conto della loro impossibilità di proseguire avevano lasciato il loro mezzo da qualche parte per avvicinarsi di soppiatto.
Il piccolo plotone gli circondò.
Daphne seppe che era arrivata la fine. Non c'erano vie di fuga, quei tre soldati armati fino ai denti avrebbero fatto fuoco e loro due sarebbero morti.
Guardò Logos. Fu colpita dalla sorpresa: stava sorridendo.
Non era il sorriso gioviale e sarcastico a cui l'aveva oramai abituata. Era una maschera di sadismo che le ricordò quella sensazione di disagio che ebbe la prima volta che si erano incontrati.
Senza dire una parola, Logos le strinse la mano con decisione << Qualunque cosa succeda non lasciare la mia mano, ok ? >> le sussurrò senza lasciar trasparire emozioni.
Daphne assentì. Non sapeva nemmeno lei perché, ma sentiva che ora c'era qualcosa di diverso che animava quell'uomo.
Quello che era apparentemente il leader dei tre soldati si esibì in un cenno che con ogni probabilità era il segnale per fare fuoco.
Gli altri due spararono.
Daphne vide il proiettile e chiuse gli occhi un attimo prima dell'impatto, udendo il sibilo della morte che le si avvicinava. Era la fine....
O forse no. La ragazza riaprì gli occhi.
Lo sguardo stupito dei tre soldati era su di lei e Logos.
Qualche metro più in la il proiettile che l'avrebbe dovuta colpire in pieno giaceva nel terreno, come se fosse stato deviato da un qualche tipo di strana barriera.
Osservò il suo corpo: lei e Logos erano avvolti da una tenue luce dorata.
<< Non lasciarla >> disse semplicemente Logos in un soffio.
Daphne capì che quella strana luce era stata generata da quell'uomo che conosceva e allo stesso tempo continuava a rappresentare un mistero.
Logos aveva recuperato la sua Aura.
Daphne strinse la mano sinistra di lui con ancor più decisione.
I tre soldati, incapaci di credere a quello che avevano appena visto, si prepararono di nuovo a fare fuoco, ma questa volta non ne ebbero occasione.
Tre proiettili sibilarono dalla colt di Logos. Tre uomini persero la vita.
Sudovest della Fazenda, TiatiraDominic era alla guida della sua Infernus macinando chilometri su chilometri, ancora troppo scosso per mettere a fuoco la sua meta.
Aveva levato le tende dalla gara non appena la Torre di Controllo era crollata.
E aveva fatto bene.
Non sapeva granché di quello che era successo, ma da quello che era riuscito a capire Charlie Mendez era morto e c'era di mezzo la Repubblica.
Una situazione di merda.
L'unico motivo per cui non stava puntando direttamente a nord verso Efeso era la carenza di carburante... avrebbe fatto rifornimento al centro abitato più vicino, e quindi lasciato la Regione il più presto possibile.
Si domandò d'istinto, pensando alla questione della benzina, se Masi fosse sopravvissuto.
Anche se lo detestava cordialmente, non poteva fare a meno di rimpiangere lo spreco che avrebbe potuto rappresentare la sua morte.
Non conosceva i dettagli, ma sapeva che il principale motivo per cui Masi era trattato con i guanti da Charlie era la
“Mente”, un perfezionamento del carburante a cui l'hacker stava lavorando basandosi su alcune vecchie formule di un qualche tizio vissuto ai tempi di Avraham.
Dom armeggiò con un piccolo zaino termico sul sedile posteriore ed estrasse una lattina di birra.
Lui odiava combattere e non era ne un ladro ne un assassino. Ciò che voleva fare era semplicemente correre e lavorare su quei motori tanto rari che lo avevano sempre affascinato.
Dominic era nato nella penisola italiana, a sud di Armagh, uno degli epicentri del potere repubblicano, e il suo passato non era stato dei più facili.
La sua fortuna fu l'abilità come meccanico prima, ancora ragazzino, e sopratutto quella di correre poi: a suo tempo era diventato piuttosto noto ai soldati della Repubblica di Tiatira assieme alla sua piccola gang che non mancava di far razzia sotto il naso dei vari Governatori e sparire a tutta velocità grazie ai potenti e veloci mezzi di cui disponeva... per non parlare dei piloti.
A Dom quella vita non era mai andata a genio, per cui quando si palesò un'opportunità alternativa, con Charlie Mendez, colse l'occasione al volo... e ora eccolo di nuovo li, con solo la sua passione per i motori a sorreggerlo, in un mondo che aveva già perso il suo motore da tempo << ....avrei dovuto nascere cent'anni fà.... >> mormorò malinconicamente, sorseggiando la sua birra senza gustarla.
Confine Tiatira/EfesoDaphne stava perquisendo il corpo del leader dei tre soldati che per poco non li avevano uccisi.
Non aveva ancora rivolto la parola a Logos, incerta su cosa dire.
L'uomo era accovacciato di spalle nei pressi di un altro dei cadaveri << Ehi... Logos... volevo... insomma... grazie per prima >>
Non ci fu risposta. Daphne gli si avvicinò << ... Logos ? >>
E poi vide. Una scena che rappresentava l'ennesima contraddizione di quel personaggio.
Logos stava piangendo << Logos... che... ? >>
Lui le fece un cenno in direzione del corpo. Daphne si avvicinò a sua volta e capì
Quello che ad una prima occhiata era sembrato solo un altro soldato rivelò un volto giovane e due ingenui occhi azzurri, ora vitrei e senza vita. Era stato un ragazzino di non più di dodici anni << ... Non potevi saperlo >> disse semplicemente Daphne
<< Non è una giustificazione >>
<< Ci avrebbe ucciso, Logos. Non importa se era poco più di un bambino, era un soldato. Sapeva a cosa sarebbe andato in contro scegliendo questa vita >>
Logos si levò in piedi in tutta la sua altezza, gli occhi verdi ancora lucidi albergati da una gelida ira.
<< SAPEVA ? Sapeva dici ? Non sapeva proprio nulla. Nessuno di questi “soldati” sa proprio un bel niente, se non come annullare il valore della vita umana >>
Daphne guardò quell'uomo che per la prima volta stava mostrando le sue debolezze di fronte a lei.
Era strano pensare quanto potesse risultare umano in quel momento
<< Non puoi fartene una colpa >> sussurrò lei, stringendogli un braccio
<< Non posso ? Ma io ce l'ho. Io sono solo un assassino, un ipocrita che piange solo perché una volta tanto la sua vittima non aveva neppure l'età per potersi definire un adulto >>
<< Allora stai dicendo che non avresti dovuto fare niente ?! Che avresti dovuto lasciarci morire così ? Maledizione Logos, TU MI HAI APPENA SALVATO LA VITA ! >>
<< ... E che razza di vita ti avrei concesso ? Che razza di vita stò vivendo IO ? Sono quindici anni che non faccio altro che sopravvivere nutrendomi delle morti altrui >>
Daphne lo guardò con freddezza, gli occhi castani che brillavano di una determinazione che lei stessa si stupì di possedere << è nella natura umana, Logos. In questo mondo senza controllo si deve uccidere per non essere uccisi. Sopravvivere non è una colpa >>
Logos la guardò. Il suo sguardo era risoluto, ma non era quello di chi cerca di negare l'evidenza o cancellare la colpa.
Era lo sguardo di chi stringeva i denti e guardava avanti senza voltarsi per non dover cedere il passo alla disperazione.
Caserma dei Nicolaiti, ArmaghJackal non se lo sarebbe mai aspettato.
Quello stronzetto di Anderson era la belva assassina che aveva fatto piazza pulita tra i Novizi e i Minervali di Armagh.
Un traditore << Magistrato, tutte le difese sono pronte >> disse un Minervale che gli si era avvicinato << Bene >>
Jackal aveva promesso a se stesso che glie l'avrebbe fatta pagare. Non bastava il fatto che avesse ucciso dei suoi compagni d'arme.... era stato così codardo da levare le tende poco prima che rinvenissero il sangue delle vittime nella sua stanza.
Jackal si rimproverò solo di averlo sottovalutato, non avrebbe mai immaginato che quel piccolo burocrate da quattro soldi fosse così scaltro... ma in ogni modo, ora il Magistrato aveva ben altri problemi di cui occuparsi.
Malachia era morto.
Dal corpo avevano subito accertato che Anderson questa volta non c'entrava, ma con ogni probabilità ai Repubblicani di questo non sarebbe importato nulla... la loro protezione ad Armagh se n'era andata con Malachia, e ora il Magistrato Nicolaita Jackal "Bloodrain" sapeva benissimo cosa dovevano aspettarsi lui e i suoi uomini.
Raid.
Filistei, Soldati e quanta più merda avessero in mente di lanciargli addosso quei vecchi cazzoni di Costantinopolis pur di stanare la Principessa.
Jackal sapeva che la Principessa non avrebbe abbandonato il Vaticano per nessuna ragione al mondo, e i suoi ordini erano quelli di proteggerla, quindi la soluzione era semplice.
Avrebbero opposto resistenza, scontrandosi anche con l'intera Repubblica se fosse stato necessario.
Jackal si ripulì i neri occhiali che portava abitualmente, quindi fece un cenno ad alcuni Novizi nei suoi paraggi << La mia postazione è pronta ? >>
Gli altri assentirono.
<< Bene... anche se questo sarà un vero e proprio suicidio, è la nostra missione. Faremo rivivere i fasti dell'Alamo in questa terra dimenticata da Dio... venderemo cara la pelle. È arrivato il momento di far vedere a quei cani Filistei perché mi chiamano
Bloodrain >>
Strade di Armagh<<
la... la... la >>May avanzava senza meta, lo sguardo vitreo e la camminata incerta.
Aveva perso tutto.
Gli eventi si erano susseguiti ad una velocità inaudita, come se tutto si fosse trattato solo di un incubo.
I Soldati Repubblicani l'avevano ritrovata in fin di vita a fianco del corpo di Malachia, prima di portarla al cospetto di Aster.
Le erano state effettuate delle cure superficiali.
E poi ...
L'uomo per cui godeva una sconfinata ammirazione, l'uomo la cui sorella gli era affezionata quasi come se fosse sua consanguinea... l'uomo che fino a ieri credeva di aver amato.... pronunciò quelle parole.
“Hai fallito la tua missione, May. Il Senatore Tiresias è molto deluso, così come lo sono io. Da oggi, non fai più parte dell'Armata dei Filistei”Vuoto.
Tutto ciò che era la sua vita era scomparso in quelle poche parole.
Lacrime sgorgarono dai suoi occhi. Per la prima volta da che poteva ricordare, May pianse. Pianse disperatamente, pianse urlando un nome con tutta l'ira e la frustrazione che albergavano in lei in quel momento <<
SOLOMON !! >>
May cadde a terra, incapace di reggersi in piedi per le ferite dell'animo come per quelle del corpo.
Attraverso le lacrime, notò una mano che le si porse di fronte.
La ragazza alzò lo sguardo.
Un uomo alto, dai lunghi capelli neri la osservava aldilà di una maschera di ferro, invitandola ad alzarsi << Hai gridato quel nome dando fiato allo stesso rancore che anch'io provo per colui che lo possiede. Fa si che la tua pena possa diventare la mia >>
May non disse nulla, limitandosi a stringere la mano che le veniva offerta.
Fabbrica, Confine Tiatira / EfesoSi era fatta sera e Daphne aveva deciso di rimandare le riparazioni dell'Helade all'indomani.
Lei e Logos si erano accampati in qualche modo nelle rovine di quella che un tempo doveva essere stata una piccola fabbrica tessile.
Durante la sistemazione provvisoria non si erano rivolti la parola, anche se Logos pareva aver riacquistato parte della sua serenità. Mentre erano seduti l'uno di fianco all'altra, Daphne si ricordò di una cosa << Ehi, avevi detto di voler sapere cos'è vero ? >> Daphne si voltò, indicando il grande tatuaggio che portava sulla schiena << Da che ho memoria l'ho sempre avuto, non ci ho mai dato troppo peso comunque >> mormorò.
Logos si avvicinò alle spalle della ragazza osservandone la schiena.
Non era un normale tatuaggio, sentenziò mentalmente l'uomo. Aveva visto giusto
Logos sfiorò delicatamente, con la mano sinistra, la figura del Sole Oscuro raffigurata sulla pelle di Daphne. Lei voltò il capo guardandolo imbarazzata << C-che stai facendo ? >>
Logos si esibì in un soffio che invitava al silenzio. I suoi verdi occhi erano completamente concentrati sulla serie di simboli che componevano la figura
<< Non vorrei sbagliarmi, ma ha tutta l'aria di essere qualcosa che risale al primo periodo Nicolaita... una
runa forse... >> sussurrò brevemente.
Daphne portò di nuovo lo sguardo di fronte a se, sentendosi leggermente a disagio. Non le piaceva essere trattata come un reperto archeologico.
<< Tutto ciò che so dei Nicolaiti è che sono un ottima fonte di guadagno per le mie tasche >> sbottò con una nota d'impazienza nella voce.
Logos sorrise, continuando ad analizzare il tatuaggio incurante del nervosismo della ragazza << Questa figura mi ricorda qualcosa... qualcosa di antecedente alla “Scissione” di trentasei anni fa >>
<< Non sono così vecchia >>
<< No... >> convenne Logos << ...ma forse custodisci inconsapevolmente un segreto molto antico dentro di te >>
Ci furono diversi attimi di silenzio << Spiegami cos'è la tua Aura >> esclamò infine Daphne.
Non era una domanda, era una specie di forma di compensazione per quello che lei aveva appena lasciato “supporre” a lui << ... non è facile. È come provare a spiegare cos'è l'Anima. Per ora limitati a sapere che si tratta di un particolare potere, presente in tutti i pochissimi sopravvissuti di Antiochia ai tempi dell'Apocalisse e di conseguenza nei loro discendenti. Differisce da persona a persona e in pochi possono controllarlo >>
Daphne si voltò portandosi le braccia sulle ginocchia e dondolandosi leggermente
<< è con questo potere che ci hai fatto da scudo e mi hai estratto il proiettile, quella volta ? >> Logos annuì.
<< La mia Aura pare predisposta per “Proteggere e Curare”... anche se tutto dipende da come decido di sfruttarla >>
<< E la tua pistola... >>
Logos estrasse e prese ad analizzare la vecchia Colt che aveva recuperato qualche tempo prima.
Non era un'opera eccezionale, ma il potere di incanalare l'Aura non lasciava dubbi sulla sua natura << Una delle cosiddette “Armi di Dio”. Armi che sfruttano il potere dell'Aura del possessore, se lo desidera, per aumentare la potenza d'impatto. Non utilizzavo un'arma simile da molto tempo, e di recente non ho più un gran controllo sulla mia Aura, che per questo mi ha temporaneamente abbandonato... e il fatto che questa Colt rappresenti un lavoro piuttosto approssimativo non ha di certo contribuito a migliorare le cose >>
<< ... capisco >>
Di nuovo caddero nel silenzio dei loro pensieri, come se ognuno stesse meditando su qualcosa strettamente legato all'altro.
Daphne non riusciva a non pensare alla reazione che aveva avuto Logos alla vista del corpo senza vita del ragazzino.
Più lo conosceva più capiva quanto potesse essere imprevedibile... capace di fare discorsi senza senso così come di risultare quasi spaventoso nella sua decisa freddezza, eppure con tanta umanità dal tenersi dentro il peso di quell'esistenza priva di morale, come se si fosse voluto fare carico di tutti i peccati del genere umano. Genere umano in cui, nonostante tutto, lui pareva non aver ancora smesso di credere.
“ ... credere”. Quella parola risuonò come un eco nella mente di Daphne.
Ricordò quella frase, la risposta di Logos alla tacita domanda dell'esistenza.... credere in un'ideale, in se stessi, in qualcun altro ...
Guardò di sottecchi il viso dell'uomo. I lunghi capelli castani gli ricadevano sul volto, quella strana espressione indecifrabile che assumeva nei momenti di riflessione stampata sul viso << ... Sai, a volte mi sembri quasi come una specie di
redentore... arrivato troppo tardi >> mormorò lei.
Logos si voltò ricambiando il suo sguardo. Anche se non lo diede a vedere, quelle parole lo colpirono parecchio << Chissà... forse invece sono arrivato proprio al momento giusto >>
Daphne sorrise, raggomitolandosi in una vecchia coperta per tentare di riposare qualche ora. Ma sopratutto per non dare all'altro la soddisfazione di notare la brillante luce azzurra apparsa nei suoi occhi.
LATE MESSIAH * * * Fine Prima Parte