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Prologo - L'Apparizione, il Whisky, Efeso



Il mondo è alla deriva.

È passato quasi un secolo da quella che viene ricordata come “L'Apocalisse”, un immensa guerra nucleare che ha portato al collasso il pianeta.

Ogni forma di stato, controllo o governo è oramai scomparsa quasi del tutto, salvo le migliaia di piccole comunità più o meno civilizzate disperse per il globo, ridotto ad un'immensa landa desertica e anarchica, dove i pochi residui del mondo antico non sono nulla di più che fossili, o nel migliore dei casi merce di scambio.

Lande di Efeso, Primo Giorno del Paradiso

Alcuni briganti stavano setacciando dei cadaveri, in cerca di qualsiasi cosa potesse possedere il benché minimo valore una volta tornati alla loro base, il piccolo accampamento dei Nicolaiti.

<<Questi sacchi di merda.... vengono a cercare acqua PROPRIO DA NOI e senza neanche portarsi dietro qualche ninnolo da scambiare.. non c'è più religione>>

Commentò quello che pareva essere il leader del gruppo. Erano in tre, due di loro portavano lo stesso tipo di fucile a canne mozze, mentre il capo aveva una rarissima Colt SAA modificata alla cintura. Un pezzo da museo che celava una tecnologia d'avanguardia.

Uno dei due scagnozzi notò un corpo avvolto in un logoro saio incappucciato, dal cappuccio si potevano notare dei lunghi capelli castani che scendevano sulle spalle dell'uomo.

<<Capo, che mi dici di questo qua ? Io non ricordo fosse tra quelli che abbiamo appena ammazzato>>

Il Leader dei briganti si avvicinò sbuffando, alzando l'incappucciato di peso con estrema facilità.

<<Giurerei che questa specie di frate non fosse qui quando abbiamo aperto il fuoco>>

Il Brigante sputò a terra, e scrollò il corpo dell'uomo come se fosse stato un borsellino

<<Niente di niente, come gli altri... solo pezzenti in questo posto del cazzo>>
Lanciò a terra il corpo, e fece per andarsene.

Con somma sorpresa dei tre ladri, l'uomo parlò

<<...A ...acqua....>>

<<Ma guarda ! Allora avevo ragione ! Sei proprio un idiota frate, se fossi stato zitto ti avremmo lasciato vivere.... e invece la tua sete ti ha fregato !!>>

Con un filo di voce, supplicando, l'uomo tentò di parlare nuovamente
<< ...non stà forse scritto ... chi ha sete venga, chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita ?>>

I tre briganti scoppiarono a ridere.

<<GRATUITAMENTE ? AH ! E starebbe scritto dove, sentiamo ? Sull'ultima cosa che hai usato per pulirti il culo ? Non farmi ridere testa di cazzo, preparati a bere l'acqua dell'altro mondo ......>>

BANG

La Colt sparò.

Ma non colpì nessun bersaglio. L'uomo era svanito nel nulla.
<<C-capo.... che diavolo era ? Una specie di miraggio ?>>

il Leader dei predoni non si muoveva dalla sua posizione, sembrava pietrificato.
<<Cap.... ?>>

La scena era assurda, quasi raccapricciante.

L'incappucciato aveva appena trafitto in pieno petto il capo dei briganti usando semplicemente la mano.

I due sottoposti rimasero ammutoliti, mentre il corpo del loro leader cadeva rovinosamente a terra, privo di vita.

L'uomo si levò il cappuccio. Aveva una leggera barba incolta e sadici occhi verdi. Prese la colt e una piccola fiasca dal cadavere dell'avversario.

Stappò il piccolo contenitore di liquido per esaminarne il contenuto.

<<Mmm... Whisky !! CAZZO SI !! Oggi è il mio giorno fortunato>>

Bevve avidamente una generosa sorsata del liquido ambrato, quindi osservò i due briganti che ancora non si capacitavano dell'accaduto.

<<Ehi voi, signorini, se non avete perso l'istinto di sopravvivenza assieme alla parola e la voglia di ridere vi consiglierei di portare i vostri culi lontano da qui>>

Uno dei due non se lo fece ripetere, scappando terrorizzato. L'altro invece puntò il fucile verso quello strano personaggio

<<C-che cazzo hai fatto al capo bastardo ?>>

L'uomo non parve nemmeno lontanamente impressionato dalla minaccia del brigante.

<<Lo vuoi veramente sapere ?>>

L'altro annuì nervosamente

<<Ho attraversato il suo corpo con la mia mano e gli ho fermato il cuore tenendolo immobile quel tanto che bastava per provocargli un arresto cardiaco. E guarda un pò, non mi sono neppure sporcato !!>>

Sorrise, mostrando il palmo della mano sinistra completamente immacolata se non per la polvere del deserto.

Anche l'altro ladro fuggì all'impazzata.

<<Alla vostra salute !!>>

Commento sghignazzando quell'uomo misterioso, sorseggiando di nuovo dalla fiaschetta.
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CAPITOLO 1: Il Prete, lo Spadaccino e le Armi di Dio



Bar “La Scimmia di Caracas”, Lande di Efeso

<<Che vuoi da bere ragazzo?>>
<<...umm....dell'acqua andrà bene>>

Nel locale esplosero delle risate generali. Dante si sentì in imbarazzo.
<<CHE CAVOLO AVETE DA RIDERE! NON MI PIACCIONO GLI ALCOLICI, E ALLORA? UN GUERRIERO DEVE MANTENERSI SOBRIO SE NON VUOLE SOCCOMBERE!>> si mise ad urlare rabbiosamente, ma per tutta risposta gli altri risero ancora di più.

Quando il barista finì di sghignazzare, lo osservò meglio: quel ragazzo doveva essere piuttosto giovane, anche se era decisamente ben piazzato in quanto a muscoli. Notò che aveva gli occhi di una particolare sfumatura violacea.

<<Senti ragazzo, non te la prendere, ma quei caproni non hanno rispetto per questioni “d'onore”>>
<<...ma se eri quello che rideva più di tutti....>>
<<AHAHAHA! Davvero?...Ehi, di un po', quel pezzo di ferro che ti porti dietro è tutto ciò che hai per difenderti?>>

Dante portò la mano sul suo fianco sinistro quasi istintivamente, da dove sporgeva l'elsa della sua preziosa spada.

<<Questa>> esclamò mentre la estraeva la lama, nera come la notte <<è una KATANA, e per difendermi non ho bisogno di nient'altro.>>
<<...Mah, se lo dici tu. Certo sei un tipo robusto, non lo metto in dubbio ma... fossi in te andrei a cercarmi uno di quei collezionisti mezzi fusi e farei subito a cambio con un buon vecchio AK47, o anche solo una scacciacani qualunque...di sicuro farebbe più impressione che quel pezzo da museo>>

Dante sorrise leggermente
<<Beh, questo pezzo da museo, se lo si sa usare....>>
Lanciò in aria la katana, che dopo un paio di giravolte ricadde perfettamente nel fodero
<<....fa il suo lavoro più che bene>>

All'improvviso la porta del bar si spalancò. Un uomo avvolto da un mantello nero, con un drago dorato tatuato sul volto, si avvicinò a passi decisi verso il bancone.
Il Barista lo squadrò. Non dava segni di nervosismo o disagio, nonostante avesse puntato gli occhi di tutti addosso.

<<Che ti servo?>>
<<...stò cercando una persona.>>
Lo straniero posò sul bancone un sacco pieno d'oro e qualche banconota della valuta della regione di Efeso
<<Mmm...il nome o la descrizione?>>
<<Padre Albert.>>

Una volta che fu pronunciato quel nome, molti clienti si alzarono velocemente
levando le tende, mentre altri cominciarono a borbottare sommossamente in preda ad un certo nervosismo

Lo straniero non ci badò, e continuò a parlare.
<<Mi è giunta voce che, quando si trova in questa regione, sia solito passare in questo locale>>

Il Barista inarcò le sopracciglia e fissò dritto negli occhi l'uomo.
<<è passato di qui, si, può essere. Sappi solo che non basterebbe tutto l'oro del mondo.....per farmi rincoglionire così tanto.....dal rischiare di farmi nemico il prete. Quindi o mi dici chi sei e cosa vuoi o puoi tenerti la grana>>

<<Senza contare....>>

Dante si alzò in piedi, mettendo mano al fodero della sua katana
<<Che se qualcuno vuole fare del male a Padre Albert, prima dovrà vedersela con me>>
L'uomo dal tatuaggio sghignazzò
<<Bene...vediamo che sai fare allora!>>

In una stanza della “Scimmia di Caracas”, Lande di Efeso

<<OOOOH BENDETTO SIGNORE ONNIPOTENTE!>> esclamò il sacerdote, stendendosi infine sul letto.

A fianco a lui c'erano due ragazze, stremate dal continuo esercizio sessuale a cui erano state “laudatamene” sottoposte
<<Uff...padre....ma è proprio necessario che...?>>

<<Figliola mia, dopo il rito del sesso orale gradirei meno chiacchiere e più pace. C'è ancora quel vino rosso che mi piace tanto? E saresti così gentile da......?>>
Ci fu un rumore tremendo e la finestra della stanza andò in frantumi.

Le due ragazze coprirono velocemente le proprie nudità e il prete balzò in piedi in un lampo.

<<Chi OSA interrompere LA MIA FUNZIONE ORALE?>>

Alzandosi da terra, una figura avvolta in una veste malandata e dai lunghi capelli castani si esibì nel più sarcastico dei sorrisi

<<Ciao Prete. Tanto tempo che non ci si vede, eh ?>>
<<TU !! Porca PUTTANA! Che SEI VENUTO A FARE QUI ?!>>

<<Stai calmo, Albert....sono qui per farti un favore....signorine, i miei omaggi. Spero che l'eucarestia non sia stata troppo “indigesta”>>

Albert si ricordò delle due ragazze, quindi pensò bene di intimarle a rivestirsi e a lasciare la stanza, poiché quell'anima dannata che (purtroppo) conosceva richiedeva la sua pia attenzione.

<<Mi raccomando, non commettete atti impuri! E se lo fate, dovrete espirare tutti i vostri peccati ripetendoli di fronte a me, così che io possa giudicare e assegnarvi un'adeguata punizione! Andate in pace>>
Le ragazze fecero il segno della croce e la porta si chiuse. I due uomini ora erano soli.

<<Perderai mai i tuoi vizi, prete?.>>
<<Dacci un taglio, Logos, e dimmi cosa vuoi>>
<<Te l'ho detto, sono qui solo per farti un favore>>

Logos si accese una sigaretta, appoggiandosi ai resti della finestra che aveva distrutto con la sua entrata.
Albert andò su tutte le furie

<< TI HO GIA' DETTO DI NON FUMARE, ABOMINIO! E guarda che casino! Il locandiere della “Scimmia” è amico mio, quindi mi farà pagare di più per i danni!>>
<<Begli amici che hai...e poi quante storie...un po' di offerte e passa tutto no? O accetti solo QUEL tipo di offerta ora?>>
Il prete si rimboccò le maniche. I suoi pugni fremevano.

<<Lo ripeterò per l'ULTIMA VOLTA. CHE-CAZZO-SEI-VENUTO-A-FARE?>>
Senza un'ulteriore parola, Logos gli lanciò la Colt SAA modificata che aveva recuperato dal bandito poco tempo prima.

Albert la esaminò per qualche secondo con molta attenzione.
I suoi penetranti occhi corvini indugiarono parecchio sulle modifiche al tamburo e alle munizioni.

<<.....è una delle sue, non c'è dubbio. Dove l'hai trovata?>>
<<Un balordo di qui. Un Nicolaita, a giudicare dall'aspetto e dal modo di fare credo solo un Minervale>>

<<Umh....capisco. E cosa ti fa pensare che questo abbia a che fare con me?>>
Logos si alzò in piedi in tutta la sua altezza, gettando il mozzicone a terra
<<Ragiona, prete. Sono passati 15 anni, ma la storia delle “Armi di Dio” e del sacerdote che le creava non sono ancora del tutto dimenticate>>
<<Ma io non sono quel prete. E non so niente di armi>>
<<Questo lo so io e lo sai tu. Ma sappiamo anche che, con ogni probabilità, tu sei l'ultimo prete rimasto al mondo, dopo che lui è morto.>>
Albert abbassò lo sguardo, rigirandosi la pistola tra le mani.

<<Il punto è che questa tecnologia avrebbe dovuto scomparire con lui, eppure questa modifica non può che essere abbastanza recente, d'altronde tutte le sue opere sono andate distrutte, la tua “Evangelion” compresa se non sbaglio...>>

Gli occhi di Logos si fecero vuoti per qualche secondo, dopodiché annuì accendendosi un'altra sigaretta e riprendendo dalle mani del sacerdote l'arma
<<Infatti per ora ho deciso di tenermi questa. A vedersi sembra proprio una delle sue, anche se come hai detto tu non è possibile. Tuttavia la situazione resta comunque abbastanza scomoda per te>>
Il prete sorrise e incrociò le braccia mettendo in bella mostra il suo fisico d'atleta.
<<So badare a me stesso>>
Logos sogghignò nuovamente.

<<Lo so, ma sei anche un vizioso. Se ti metti contro qualcuno di ben organizzato, i casi sono due: o rinunci a passatempi e comodità iniziando a stare sempre sul chi vive, oppure la terra verrà privata dall'ultimo esponente della Santa Romana Chiesa.>>

Logos aveva centrato un punto che Albert non aveva considerato. Il prete osservò malinconico le bottiglie di vino e vari abbigliamenti intimi femminili sparsi per la stanza, quindi si schiarì la voce

<<Quindi tu proponi di lasciare la mia...nobile missione...SOLO perchè qualche balordo da quattro soldi vuole servirsi di me come fabbricante d'armi che per giunta io non so costruire? Ti è entrata troppa sabbia in quella testa, Logos>>
In quell'istante la porta si spalancò. L'uomo del tatuaggio del drago dorato sul volto apparve all'entrata, visibilmente soddisfatto per aver infine trovato il soggetto delle sue ricerche.

<<Eccoti qua, finalmente ti ho trovato, PADRE ALBERT !!>>
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CAPITOLO 2: Il Principe, il Sorriso, Lust For Life!



<<Padre ALBERT! FINALMENTE TI HO...>>
Logos interruppe il nuovo arrivato.

<<E questo chi è? Un amico tuo? E che cos'ha sulla faccia? Un piccione gli ha cagato in testa? >>

L'intruso s'infuriò
<<COME OSI PEZZENTE! IO SONO IL GRANDE.....>>

L'uomo venne interrotto nuovamente, questa volta da Albert
<<Mai visto in vita mia. Ehi tu, non compriamo niente>>

l'uomo pareva davvero sul punto di scoppiare: si preparò ad avventarsi sul prete, quando dietro di lui apparve una sagoma umana. In men che non si dica, il losco figuro si ritrovò steso a terra grazie ad un singolo possente colpo.

Albert applaudì soddisfatto
<<Bravo Dante! Ce ne hai messo di tempo però, questo qua ha parlato pure troppo per i miei gusti>>

Dante ripose la katana nel fodero e fece un cenno di saluto colmo di rispetto verso il sacerdote, osservando nel contempo Logos con fare interrogativo
<<Mi scusi Padre Albert, quest'uomo mi ha sfidato giù al bar ma poi si è dileguato come un fulmine, distraendomi con un qualche trucco pirotecnico....>>

Albert sospirò, mentre Logos si inginocchiò di fronte all'uomo tatuato steso al suolo.

<<Umh...lo hai colpito con la parte non affilata della lama eppure lo hai steso senza difficoltà. Ci sai fare, complimenti>>

Dante si mise a ridere compiaciuto dalla lode, quando all'improvviso il suo avversario si allontanò con uno strattone da Logos.

Era balzato velocemente in piedi, seppur evidentemente provato dal colpo.
Come un fulmine, Dante estrasse nuovamente la sua katana nera.

<<Allora non è buono solo a parole....con colpi simili ho steso tizi molto più grossi di lui>>

L'uomo tatuato era evidentemente frustrato. Pensava di aver seminato quella sottospecie di spadaccino poco prima, e ora invece si trovava in netta inferiorità numerica, considerando anche quel tipo dai capelli lunghi che non era affatto nei programmi.

Logos fece un cenno a Dante, che arretrò di qualche passo, quindi si rivolse al nemico: <<Sei uno dei Nicoaliti? Se si, chi ti manda?>>

L'altro rimase alquanto stupito. Molti conoscevano la setta dei Nicolaiti, ma pochi si arrischiavano a pronunciarne il nome ostentando tanta sicurezza.
<<NON SONO UN SEMPLICE SGHERRO! Io sono un Magistrato ai diretti ordini del Principe di Efeso! Il GRAND..>>

<<Principe? Magistrato?>> Esclamò Dante spaesato
<<PIANTATELA DI INTERROMPERMI QUANDO PARLO! Il mio nome è.....>>

Il Magistrato ora era completamente ignorato dai tre, che non lo degnavano più di uno sguardo.

Albert prese a spiegare il significato di quei termini.
<<Sono dei titoli nella scala gerarchica dei Nicolaiti, si basano vagamente sul sistema che adottavano gli Illuminati, un'antica organizzazione del vecchio mondo.>>

<<Novizi, Minervali, Magistrati, Presbiteri, Principi e Magi. La gerarchia è grossomodo questa>> aggiunse Logos, che nel frattempo si era levato la veste logora, rivelando un abbigliamento composto da un gilè nero sul pallido petto nudo e un paio di jeans grigi con degli stivali consunti almeno quanto la veste incappucciata che indossava di solito.

Il Magistrato a questo punto era nel panico. Quegli stronzi non solo l'avevano messo in una situazione di merda, ma sapevano davvero TROPPE cose sulla sua organizzazione.

Tentare la fuga era l'unica cosa da fare

Bar “La Scimmia di Caracas”, Efeso

La prospettiva di un probabile scontro tra Dante e quello straniero aveva messo tutti in agitazione, ma la fuga del tizio dopo il lancio di un fumogeno aveva tranquillizzato (e in parte deluso) i clienti, ritornati in massa nonostante il pessimo clima (dovuto all'eventuale presenza di quel prete manesco).

Nessuno voleva rinunciare ad uno degli spettacoli più celebri della casa.
Il Barista posizionò il microfono ed effettuò gli ultimi controlli di sound-check, quindi si avvicinò ad un uomo scheletrico dai lunghi capelli biondi tinti. Il tizio pareva in preda all'effetto di parecchie droghe diverse, e indossava solo un paio di blue jeans.

Il barista gli diede una pacca sulle spalle per attirarne l'attenzione
<<Vedi di darti da fare stasera, Iguana>>

Con un cenno di assenso vagamente psicotico, “Iguana” salì sul palco improvvisato del locale e prese il microfono.

<<Oooook sacchi di merda, non capita tutti i giorni di sentire ancora della musica dal vivo in questo mondo del cazzo, quindi aprite bene le orecchie è iniziate a muovere i vostri culi per un po' di sano sound del vecchio mondo! LET'S ROCK!>>

I componenti della band, con quelli che erano evidentemente strumenti di fortuna, iniziarono a suonare un ritmo semplice ma coinvolgente, mentre Iguana saltellava come invasato sul palco gridando, più che cantando, tra le ovazioni del pubblico.

<< Here comes Johnny Yen AGAIN
With the liquor and drugs
And a flesh MACHINE!
He's gonna do another strip teeeeeeease!!.......
>>

CRASH !!

Dalle scale che portavano alle stanze, l'uomo con il drago tatuato sul volto cadde rovinosamente sopra un tavolo del bar, sfondandolo.

Dante balzò agilmente verso di lui, complimentandosi con se stesso per il volo che aveva fatto fare al nemico sventando il suo maldestro tentativo di fuga
Padre Albert e Logos scesero tranquillamente gli scalini al seguito dello spadaccino.

Alla vista del prete, un sacco di clienti iniziò a sudare freddo
<<Cos'è questo casino, Magistrato?>>

Un piccolo drappello di uomini fece capolino all'entrata del bar. Logos sentenziò immediatamente che poteva solo trattarsi di un gruppo di Nicolaiti, più precisamente tre Novizi, un Minervale e al centro il Presbitero della zona in persona, a giudicare dal loro equipaggiamento.

Il Presbitero era proprio quello che aveva aperto bocca.
Dietro al quartetto si intravedeva una quinta persona dal volto mascherato. Era un uomo seduto di spalle con scarso interesse per quello che stava succedendo.
Nonostante il volo e il colpo di Dante, il Magistrato si rimise in piedi nuovamente senza troppe difficoltà.

<<Presbitero!....io.....ho trovato Padre Albert! Ma questo stupido spadaccino si è messo in mezzo, impedendomi di catturarlo>>

Logos e Albert si scambiarono un'occhiata significativa. La possibilità che, anche con l'assenza di Dante, quell'uomo potesse impensierire il prete era piuttosto comica.

<<STUPIDO A CHI, Faccia di salamandra!>>
Dante menò un nuovo fendente in direzione del nemico, che questa volta riuscì a schivarlo, sorridendo.

<<Ahah, la stessa tecnica non funziona due volte con il Grande.....>>

SBAM !!

Il deciso e devastante pugno di Padre Albert colpì in pieno volto il Magistrato, che questa volta perse definitivamente conoscenza.

Ciò che ne seguì fu l'inizio di una tremenda baraonda, mentre i quattro Nicolaiti rimasti si gettavano addosso ai tre con le peggiore intenzioni. Alcuni degli ubriaconi del locale sghignazzavano e incitavano i contendenti a darsele di santa ragione, mentre la maggior parte della clientela era occupata a scatenarsi al ritmo di musica, con Iguana che continuava a tenere egregiamente la scena

<< Well, I'm just a modeeern guuuuuuy!
Of course, i've had it in the EAR befoooore!
'CAUSE OF A LUST FOR LIFE!
'CAUSE OF A LUST FOR LIFE!
>>

Quella confusione rendeva un'inutile spreco di pallottole l'utilizzo di armi da fuoco, quindi i nuovi arrivati si videro costretti a cercare lo scontro corpo a corpo.

Dante era nel suo elemento: grazie alla sua agilità evitare i colpi degli avversari non era un problema, e infatti aveva steso senza difficoltà i due novizi, anche se evitando scrupolosamente di colpire punti vitali. Se poteva, preferiva non uccidere.

Padre Albert stava esaminando alcune bottiglie di alcolici, schivando al contempo (con somma indifferenza) i colpi del grosso e frustrato Minervale, oramai sfinito dalle decine di pugni menati all'aria.

<<Birra...birra....whisky....bah che merda.. niente di decente...>>

<<Ehi prete! Prova questo>>

Logos lanciò una bottiglia ad Albert, che voltandosi per prenderla colpì contemporaneamente con un deciso calcio nei testicoli il Minervale, stendendolo

<<Umh...rum?>>

Il sacerdote stappò la bottiglia sorseggiando un goccio, incuriosito, mentre il suo avversario riuscì in qualche modo a rialzarsi.

<<Non è male...ma dovresti conoscermi. Io voglio solo il meglio!>>
concluse, sfasciando la bottiglia sul cranio del nemico che perse definitivamente conoscenza.

Logos imprecò qualcosa riguardo allo spreco di buon rum, ma si blocco istintivamente quando senti alla tempia il premere inconfondibile di una fredda canna di pistola.

<<Il gioco è finito. Noi vogliamo solo il prete, ma se non la piantate di opporre resistenza sarò ben felice di mostrarti come si fa a fumare dalla tempia>>
il Presbitero aveva raggiunto Logos di soppiatto alle spalle, prendendolo come ostaggio.

Dante si allarmò
<<Padre! Il suo amico è in pericolo! Cosa facciamo?>>

Albert si diede una scrollata alla nera tunica sacerdotale e si sistemò il colletto.
<<Quello non è amico mio, e io non devo fare niente, se non cercare qualcosa di decente da bere. Amen>>

Logos sbuffò stizzito, incurante della sua situazione critica
<<Ma sentilo! Questo stronzo è sul punto di ammazzarmi e tu te ne sbatti! Che razza di prete sei?! Dovresti sacrificarti e immolare te stesso per garantirmi salva la vita! Non hai niente da dire?>>

<<Niente da dire? Mmm. Beh...>> Albert tirò fuori una specie di orologio a cipolla dal taschino della tonaca.

<<Si sta facendo tardi ma vedrò di inventarmi qualcosa>>
il sacerdote serrò gli occhi e fece il segno della croce, come se stesse per benedire il luogo.

La scena aveva del surreale, una specie di parodia dell'epilogo di una funzione religiosa nel bel mezzo di un concerto punk.

Albert aprì gli occhi e parlò con voce tonante
<<AIUTATI CHE IL CIEL TI AIUTA!>>

Dante spalancò la bocca shockato, il Presbitero andò nel panico e Logos s'infuriò

<<VAFFANCULO BASTARDO! LA PROSSIMA VOLTA CHE SEI NEI CASINI SONO CAZZI TUOI!>>

<<EHI! QUA ANDAVA TUTTO BENE PRIMA CHE TU ARRIVASSI CON LE TUE BLASFEMIE A INTERROMPERE LA MIA FUNZIONE ORALE!>>

<<GIA'! COME SE QUESTI CAZZONI STESSERO CERCANDO M.....>>

BANG

Il Presbitero fece partire il colpo e Logos cadde steso al suolo

<<Mi sono rotto le palle di questo patetico teatrino. Se non volete fare la fine di ques.....>> l'uomo venne interrotto: una mano gli aveva appena sottratto l'arma con una forza spaventosa, gettandola lontano

<<Fare la fine di chi, scusa?>>

Tutti i presenti che avevano assistito alla scena, fatta eccezione per Albert che continuava a dimostrarsi disinteressato, non credevano ai loro occhi.
Logos si era rialzato in piedi, senza la minima traccia di ferite. La pallottola era finita sul soffitto, come se fosse stata deviata verso l'alto.

<<C-che....c-cazzo significa questo?>>

<<Ti farò una domanda. Secondo te è più difficile deviare un piccolo cilindro di piombo, o sedare una tempesta? Immagino che tu ritenga ambedue le cose impossibili, ma la possibilità è un concetto relativo in un mondo che non esiste più>>

Il Presbitero scappo a tutta velocità verso la porta.

L'individuo che aveva accompagnato i Nicolaiti lo bloccò alzandosi in piedi.
Logos lo osservò: era vestito in un completo scuro ed elegante, aveva dei lunghi capelli neri e il volto celato da una maschera di ferro.

Stava trattenendo il compagno in fuga dalla spalla, senza nessuno sforzo apparente.

<<P-principe...Yzarc..>>

L'uomo dalla maschera lanciò con la mano libera una moneta in aria.
Su ciascun lato del danaro era rappresentato un volto: le classiche Maschere del teatro, la sorridente Maschera della Commedia e la sua opposta, la Maschera della Tragedia.

La moneta cadde a terra sul lato della Tragedia.

<<Nel destino di ogni uomo può esserci una fine del mondo fatta solo per lui. Si chiama disperazione. L'anima è piena di stelle cadenti.>>

<<Dicono che questo mondo abbia già visto l'apocalisse, eppure la tua personale fine del mondo, Presbitero, arriva solo in questo momento. Perchè non sorridi?>>

Detto questo, dal polso del Principe fuoriuscirono quelli che parevano tendini muscolari che si avvolsero attorno al volto del Presbitero come tentacoli.

Con un sordo e terrificante rumore, il collo del Presbitero si spezzò
Il Principe dei Nicolaiti, l'uomo chiamato Yzarc, si esibì in una specie d'inchino, per poi sbuffare con aria di delusione.

<<Mi chiedo perché debbano avere sempre quell'espressione di terrore dipinta sul volto...una volta conscio del tuo destino, non è forse meglio andarsene sorridendo?>>

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CAPITOLO 3: Il Ricercato, La Sorte, Il Viaggio



L'ultima biblioteca, Antiochia (Lande di Philadelphia)

Il lettore era avvolto da un mantello con un cappuccio che gli oscurava completamente il viso, fatta eccezione per l'innaturale luce scarlatta emanata dall'occhio sinistro.

Sulle sue mani scendevano delle strane catene argentee, che risuonavano minacciose mentre sfogliava pigramente un grosso tomo.

Il titolo del libro era Sefer ha-Bahir, e gli scritti delle sue pagine (spesso contornati da strani simboli) erano in una lingua da tempo dimenticata, ma pareva che l'uomo non avesse difficoltà a decifrarla e comprenderne il significato.

<<Sette sono le voci dei nomi di Dio...come sette sono le Chiese che danno il nome alle regioni di questo mondo...un teatro piuttosto squallido se vuole il mio parere>>

La sua voce era bassa e profonda, con un vago timbro metallico che non risuonava affatto umano.

Il suo interlocutore era seduto nell'ombra.

Erano in una specie di relitto di quella che un tempo doveva essere stata un'enorme biblioteca.

La voce dell'altro uomo era sicura e piena di autorità:
<<Tutto sembra più epico quando viene narrato dall'inchiostro o dalle voci della gente, ma per noi che viviamo gli eventi in prima persona non è che un ennesimo susseguirsi di avvenimenti a dimostrazione della subdola natura umana>>

Il lettore serrò il libro con delicata fermezza
<<....Non potrò restare qui ancora per molto. Gli altri Nicolaiti mi stanno dando la caccia da molto tempo oramai, si saranno fatti un'idea di come mi muovo. Non sarebbe un problema, se ora non avessero riscoperto le “Armi di Dio”...adesso restare qui ad Antiochia, nella loro roccaforte, è un rischio troppo grande, Sire>>

L'altro sospirò profondamente
<<Me ne rendo conto. Per ora comunque sono tutti convinti che tu ti trovi ad Efeso, e noi glielo lasceremo credere...la tua particolare velocità e discrezione nel muoverti non può che tornarci utile in un momento come questo>>

<<Dove devo recarmi?>>

<<Andrai ad Armagh, nella Regione di Tiatira. Dovrai uccidere il Governatore Malachia. Sei l'unico di cui mi possa fidare per un compito simile, Solomon>>
Solomon si alzò in piedi, tenendo sempre stretto il suo libro, che ripose sotto il mantello. Il suo occhio scarlatto divenne ancor più acceso.

<<Sarà fatto>> <<CRANIAL BIOMOD CLOAK - ACTIVATED>>

Pronunciò le ultime parole con una voce d'automa, mentre il suo corpo sembrò dissolversi progressivamente nell'aria, diventando invisibile.

Bar “Scimmia di Caracas”, Efeso

Logos recuperò una sedia piuttosto malconcia da terra e si mise a sedere, accendendosi una sigaretta.

<<"Herodes" Yzarc...ho sentito qualcosa su di te. Divenuto il nuovo “Principe” di Efeso meno di un anno fa....prima di allora sembra che nessuno abbia notizie sul tuo conto...dicono che tu sia stato inviato direttamente da Antiochia>>

Yzarc riavvolse quelle strani armi e incrociò le braccia.
<<Sei ben informato, mentre io non so nulla di te. Chi sei?>>

Logos sorrise, assumendo un tono vagamente sacrale come spesso faceva quando effettuava discorsi simili
<<In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Chiamami pure Logos, oppure non chiamarmi affatto>>

Il principe recuperò a sua volta una sedia e si sedette di fronte all'altro.
<<Un po' presuntuoso citare simili parole di fronte ad un uomo di chiesa. Non trova anche lei, Padre?>>

Albert si scrocchiò le nocche
<<Non giudicate, così non sarete giudicati>> pronunciò aspramente il prete.

Il tono era freddo e deciso, molto diverso da quello tipico del sacerdote.

Yzarc si esibì in una lunga e folle risata, in parte attutita dal metallo della maschera
<<Oggi è proprio la giornata delle citazioni, bibliche e non....>>

<<Perché cercate le “Armi di Dio?”>>
La domanda di Logos risuonò diretta e semplice, priva di toni di minaccia.

Yzarc si sistemò i capelli con fare goffo, per nulla impressionato
<<...potere, suppongo. Io personalmente non le sto cercando, ma un gruppo di Minervali e Novizi di questa zona – la mia zona - pare ne abbia recuperata qualcuna. Così mi è stato ordinato di cercare un prete, probabile creatore di queste fantomatiche armi.>>

Albert sogghignò
<<Caschi male allora. Il prete che cerchi ha raggiunto Nostro Signore molto tempo fa. Io non so nulla riguardo alla fabbricazione di quelle armi>>

<<Ne sono consapevole>> rispose pacatamente Yzarc

Dante squadrò con odio il Nicolaita, mentre il piccolo concerto si apprestava a terminare. Lo spadaccino era l'unico tra i quattro ad avere la voce alterata dall'ira. Quell'uomo aveva appena ucciso un suo stesso compagno, e quel tipo di persone erano esattamente quelle che lui odiava di più
<<TU...sapevi che Padre Albert non c'entrava niente con queste cazzo di armi e hai ugualmente mandato i tuoi uomini a cercarlo?! Ma che razza di perverso modo di agire è mai questo?!>>

Yzarc si voltò verso Dante mostrando il palmo della mano quasi come segno di scusa <<Non c'è nessun particolare tipo di ragionamento dietro alle mie azioni. Gli ordini erano quelli di catturare un prete, così ho mandato i miei uomini alla ricerca di Padre Albert. Il fatto che io sappia del vero motivo per cui i miei superiori stiano cercando un prete e che Padre Albert non gli sia di alcuna utilità non ha influenzato il mio “modo di agire”, come lo chiami tu>>

Logos osservò profondamente l'uomo mascherato. Non c'era traccia d'intimidazione o sfida nel suo modo di fare e parlare.

Sembrava assurdo pensare che poco prima aveva ucciso un suo sottoposto con completa noncuranza.

Logos sentenziò che quell'uomo era molto più pericoloso per la sua stessa organizzazione che per loro. Ai Magi doveva essere andato di volta il cervello per rendere Principe un tipo imprevedibile come quello
<<E ora cosa intendi fare? Catturare un uomo quando sai già che non ti sarà di alcuna utilità?>>

Yzarc si dondolò sulla sedia tranquillamente. Quella conversazione lo stava divertendo molto .
<<No. In realtà l'unica cosa che m'interessava era vedere di persona il famoso prete dal pugno d'acciaio, altrimenti non mi sarei di certo mosso in prima persona. Lei è molto famoso ad Efeso, Padre, e anche se sono stato assegnato al controllo di questa regione solo da poco mi piace informarmi su tutto ciò che la riguarda.
Ma non trarrei alcun beneficio dal combattere con voi ora, e in confidenza non ne ho proprio voglia. Sono soddisfatto così, ho fatto un paio di conoscenze interessanti>> <<Magistrato, hai ripreso i sensi?>>

Tutti si voltarono istantaneamente verso il Magistrato dal drago d'oro tatuato in volto. Si erano completamente dimenticati della sua presenza.
L'uomo si rialzò ancora dolorante per il colpo ricevuto dal prete.

<<P-principe....mi lasci ammazzare questi.....>>
<<TACI CAZZO! È già tanto se non ci hanno ancora fatto fuori!>>

Tra lo stupore generale, il tatuaggio del drago parlò con voce gracchiante, come se fosse un essere dotato di vita propria.

<<Lo dicevo io che quel coso in faccia era strano....>> esclamò Dante, disgustato.

Yzarc si alzò.
<<Ho una domanda, “Logos”. Visto che sembri molto informato, hai idea di dove potrebbe trovarsi ora un uomo di nome Solomon?>>

Quel nome fece cadere un istantaneo silenzio in tutto il locale. Iguana aveva da poco smesso di cantare, e ora tutta la clientela sembrava essersi congelata di netto in direzione del Principe. Albert assunse un'espressione corrucciata, mentre Dante si limitava a guardarsi attorno spaesato.

Logos gettò il mozzicone di sigaretta a terra, spegnendolo con lo stivale.
<<Per quanto ne so, potrebbe anche essere qui in questo momento, e nessuno di noi se ne accorgerebbe. Se non altro con la tua domanda mi hai dato la conferma che non è morto, ammesso che gli sia rimasto ancora qualcosa di umano per morire.>>

Yzarc lanciò nuovamente la sua moneta. Questa volta cadde dal lato della Maschera della Commedia
<<La Dea Bendata continua a ridere di me quando parlo di quell'uomo.....

<<Magistrato !!>> L'uomo tatuato si portò istantaneamente alla destra di Yzarc

<<Principe?>>

<<Manda dei messaggeri ad Antiochia, digli che in questa zona servirà un nuovo Presbitero e che il prete che vanno cercando ha già lasciato questa valle di lacrime. Io continuerò a dare la caccia a Solomon, o al suo fantasma, per meglio dire....e tu verrai con me>>

Il giorno dopo, Colline di Ayasuluk, Regione di Efeso


Dante, Albert e Logos camminavano pigramente nella direzione dei resti di una casa. Si stava facendo sera e la temperatura arida di Efeso cominciava ad attutirsi per lasciare spazio alla gelida brezza notturna che tanto contrastava con il clima pomeridiano.

<<Non so ancora perché io mi sia lasciato convincere a venire con te....>>

Albert stava esaminando un perizoma rosso con fare nostalgico
<<.....ci sono così tante pecorelle del signore che hanno bisogno del mio aiuto...>>

Logos rise. Portava di nuovo addosso la sua logora veste, che era dello stesso colore del deserto.
<<Ne incontreremo molte dove siamo diretti, stai tranquillo. Ho bisogno di te, prete, e non perché subisco il fascino della tonaca come le tue “pecorelle”, ma perché sei l'unico uomo al mondo che ha ancora la chiave per aprire una certa porta.>>

Dante piantò a terra la sua katana esasperato
<<POTRESTE...per favore....spiegare un po' anche a me?!>>

Logos si voltò verso di lui, accendendosi quella che era la sua ultima sigaretta con evidente malinconia
<<Cosa vuoi sapere?>>

<<Beh....per cominciare...dove siamo diretti?>>

<<Passeremo la notte in quella “casa” laggiù. La nostra meta è Armagh, nella Regione di Tiatira>>

<<E perché?>>

<<Perché sotto Armagh ci sono delle rovine molto interessanti. Le Rovine del Vaticano>>

Albert guardò Logos stupito
<<VUOI ANDARCI VERAMENTE?>>

<<Non avrei bisogno di te altrimenti, prete pervertito.>>

<<Vuoi vedere come ti faccio smettere di fumare a suon di pugni?>>

Dante si mise tra i due
<<INSOMMA NON RICOMINCIATE! Che COSA sarebbero queste rovine e perché ci stiamo andando?>>

Albert sbuffò
<<Sono l'antica sede della Chiesa, quello che ne rimane almeno. Immagino che Logos ci voglia andare per via della ricomparsa di queste armi.>>

<<Esatto>> annuì Logos

<<E che relazione ci sarebbe tra queste armi e il vaticoso?>>

Un gancio destro arrivò dritto sul capo dello spadaccino
<<VATICANO, IDIOTA BLASFEMO!>>

Ignorando i due, Logos continuò la spiegazione
<<Il prete che realizzò queste armi, prima di morire quindici anni fa, voleva assolutamente recarsi laggiù per un qualche motivo legato alle sue ricerche. Se oggi fosse ancora vivo, sicuramente quello sarebbe il posto dove lo troveremmo>>

Dante annuì convinto, prima di assumere un espressione smarrita riflettendo su quello che aveva appena udito.
<<Ma...hai detto che è morto....>>

Logos roteò la Colt estraendola e riponendola nella cintura.
<<.....vuol dire che qualcun altro ha ripreso in mano i suoi vecchi progetti, o così suppongo, altrimenti non ci sarebbero queste armi in giro. E se qualcuno sta pensando di seguire l'esempio di quel prete, con ogni probabilità la sua meta è il Vaticano>>

Albert fece un cenno d'assenso con il capo, levandosi al contempo una buona dose di polvere dalla veste
<<C'è un piccolo problema, però, ed è il motivo per cui Logos ha bisogno di me. Solo un uomo del Clero della Santa Romana Chiesa può accedere a quelle rovine senza venire investito dal Castigo Divino>>

<<In pratica ci sono delle trappole che solo i preti sanno disinnescare>> disse Logos con tono pratico

<<NON INTERROMPERMI BASTARDO BLASFEMO !!>> <<Qualcosa del genere non è del tutto improbabile comunque. Nemmeno io so di preciso di che cosa si tratta, ma una volta sul luogo però non mi sarà difficile comprenderlo grazie alla mia Devota Vocazione.>>

Logos mandò lo sguardo al cielo
<<....sempre ammesso che i preti pervertiti contino qualcosa per la Santa Romana Chiesa.....>>

<<ALLORA VUOI PROPRIO LITIGARE?>>

Dopo vari battibecchi, i tre raggiunsero i resti di quell'abitazione, sistemandosi come potevano.

Si trovavano in quello che probabilmente era stato un lussuoso appartamento del “Vecchio Mondo”, nome con cui in quel tempo identificavano gli anni antecedenti all'Apocalisse che devastò la Terra.

Albert controllò la cucina, rallegrandosi del suo buono stato. Con un po' di lavoro, quei vecchi fornelli avrebbero potuto garantire un fuoco decente e duraturo rispetto ad un falò improvvisato.

<<Dante, come siamo messi a provviste?>>

Lo spadaccino posò la bisaccia che si portava appresso, contenente scatolame di vario genere.

Logos aguzzò lo sguardo esaminandone il contenuto
<<Suppongo che tu non abbia sigarette tra quell'ammasso di ceci e lenticchie>>

<<RINGRAZIA CHE ABBIAMO CIBO NON-RADIATO, FUMATORE DEL CAZZO>> sbraitò il prete.

Logos lo ignorò con un gesto d'impazienza.
<<Allora, fino a domani penso che possiamo starcene qui buoni buoni, poi sarà il caso di recuperare un mezzo di trasporto se vogliamo arrivare a Tiatira prima di morire disidratati. Qualche idea prete?>>

Albert ci pensò per qualche minuto, pronunciando talvolta fra se e se alcuni nomi per poi ritrovarsi a scuotere il capo spazientito
<<Da dove ci troviamo in questo momento, vivo e affidabile, mi viene in mente solo un nome....>>

Dante si portò una mano alla fronte
<<Oh no.....Padre non mi dica che....>>

il sacerdote annuì con un'espressione grama in volto
<<Lo so, ma pare che non abbiamo altra scelta. Se non fosse per un debito che ho da saldare con il mio predecessore non mi prenderei tutto questo disturbo e lascerei questo fumatore blasfemo al suo destino.....ma la mia missione m'impone di....>>

Logos sbuffò
<<Se ci risparmi il sermone magari......>>

<<CHIUDI IL BECCO LERCIO ALITO DI CATRAME !!>> <<Stavo dicendo che, se vogliamo trovare un mezzo di trasporto rapidamente, l'unica cosa da fare è dirigersi al solo posto affidabile nei paraggi>>

Albert si schiarì la voce e nei suoi profondi occhi scuri si poteva intravedere la sua rassegnazione

<<La Fazenda di Medellin>>

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CAPITOLO 4: Schiavi, Draghi e Droga



Albert era intento a preparare qualche cosa da mettere sotto i denti, mentre Dante e Logos sedevano sopra due poltrone mezze bruciacchiate e ricoperte di sabbia

<<Ci sarebbero ancora un paio di cose che vorrei chiederti Logos....>> esclamò lo spadaccino

<<Spara>>

Dante rimuginò un attimo sull'elenco di domande che aveva in testa

<<Chi sarebbe questo Solomon di cui hai parlato con Yzarc?>>

Logos chiuse gli occhi, perso nei suoi pensieri per qualche secondo
<<.....non sei di Efeso, vero?>>

<<No, sono un Laodiceno>>

<<Era il precedente Principe di Efeso, prima di Yzarc intendo. Che mi risulti, si tratta dell'unico Nicolaita ad aver lasciato l'organizzazione senza aver effettuato il rituale di penitenza>>

<<...che consiste in...>>

<<Morire>>

<<....ma guarda un po'....>>

<<In realtà neppure io so molto di lui, se non che con ogni probabilità è uno degli uomini più pericolosi del pianeta. Sembra si trovi ovunque e allo stesso tempo da nessuna parte. Hai visto tu stesso la reazione di quei tizi alla “Scimmia” solo all'udirne il nome.....non viene certo ricordato come un simpaticone, questo è poco ma sicuro.

Il resto di ciò che ho scoperto è piuttosto assurdo e preferisco non parlartene, almeno finché non ne saprò di più>>

<<Sembra che tu ne sappia molto riguardo i Nicolaiti>>

Logos sorrise
<<Diciamo pure che so molte cose in generale>>

<<Mi potresti spiegare meglio la faccenda della gerarchia? Non mi è ben chiaro questo concetto di “Principi”, ”Magistrati” e “Presbicosi” ... >>

Logos rimuginò qualche momento, riflettendo sulle numerose informazioni di cui era venuto a conoscenza.

<<Va bene, mettiti comodo però, è un discorso un po' lunghetto.

Come ti ho detto alla locanda, sono una vaga imitazione dei titoli degli Illuminati, definiscono il rango di ciascun Nicolaita e quelle che in genere sono le sue mansioni.

I Novizi sono i più numerosi, in generale possono essere sia dei balordi da quattro soldi che dei ladri più o meno abili, è una classe parecchio eterogenea. I Minervali non sono troppo diversi, comandano piccoli gruppi di Novizi e nei luoghi più civilizzati effettuano varie attività, dalla rapina all'estorsione.

Poi vengono i Magistrati: sono un po' dei tuttofare, si occupano del reclutamento dei novizi, portare messaggi dei loro superiori, rapimenti, assassinii e altre faccende simili, in genere si muovono soli...ma a volte sono al comando di piccoli reggimenti.

I Presbiteri sono già dei pesci abbastanza grossi: diciamo che svolgono il ruolo di “sindaco” nelle città sotto il diretto controllo dei Nicolaiti, quello che abbiamo incontrato non era niente di che, ma ce ne sono di ben più pericolosi.

I cosiddetti “principi” sono 7, uno per ogni regione. Diciamo che si preoccupano di mantenere l'influenza dell'organizzazione sul luogo, generalmente hanno grande autonomia visto che il controllo più diretto è in mano ai Presbiteri.

Per ultimo, vengono i 3 Magi, di cui neppure tra i Nicolaiti si sa molto......escludendo i Principi, immagino. Sarebbero i veri leader dell'organizzazione, e se ne stanno (sempre se esistono) a poltrire giù ad Antiochia, dando ordini a destra e a manca. Questa è grossomodo la loro gerarchia>>

Albert si avvicinò per cercare un accendino funzionante, e udendo il discorso s'inserì brevemente nella conversazione
<<Ehi, non ti stai dimenticando del “Re” ?>>

<<Ah già, quello>>

Dante li guardò stupito
<<Esiste un “Re" ?!>>

Logos si sfregò il mento, riflettendo
<<Una volta abbastanza sicuramente c'è stato qualcosa di simile, oggi non direi. Nei primi anni del post-apocalisse, quando i Nicolaiti cominciarono a guadagnare influenza in lungo e in largo, pare ci fosse questo fantomatico leader, il “Re” appunto, colui che tra l'altro è responsabile dei nomi delle Regioni del mondo, rinominate basandosi sui quelli delle 7 Chiese dell'Apocalisse di Giovanni.

È principalmente una leggenda, ma ai Nicolaiti queste cose mitologico/esoteriche sono sempre piaciute, basta guardare che razza di titoli usano per i loro ranghi...ma in tutta sincerità dubito che un solo uomo al giorno d'oggi possa esercitare una simile autorità su tutta baracca e burattini....già non sono del tutto sicuro dell'esistenza dei Magi, in effetti>>

Dante sospirò, quasi ammirato
<<Wow...da quel poco che sapevo i Nicolaiti non erano altro che balordi...>>
Logos guardò lo spadaccino.

Quella era effettivamente l'impressione più ovvia per un “esterno”
<<Beh, generalmente è così, specie in questo periodo e lontano dai centri più urbanizzati.

Piuttosto, dimmi un po' di te. Com'è che un Laodiceno è finito a fare da guardia del corpo a quel pervertito?>>

<<TI HO SENTITO SAI !!>>
sbottò Albert, che stava di nuovo trafficando con la cucina

<<Beh....sono un “mutante”...partiamo col dire questo. Ti crea problemi ?>>
Logos alzò il capo senza troppa sorpresa.

Aveva intuito già da un pezzo che doveva esserci sotto qualcosa del genere
<<No. Però ti prego, posso chiederti una cosa?>>

<<Fa pure>>

<<Posso chiamarti Dante il Mutante d'ora in poi ? Suona benissimo !>>
esclamò sorridente Logos mentre Dante arrossiva

<<NO !!
Comunque sia...a Laodicea non è esattamente una rarità, anzi su di me i segni delle radiazioni sono piuttosto lievi...solo gli occhi e la carnagione>>

<<Uff che noia, non hai nemmeno qualche arto in più? Non rendi giustizia al tuo nome, Dante il Mutante>>

<<TI HO DETTO DI NON CHIAMARMI COSì !!>>

<<Ok Ok...stare con quel prete ti ha tolto ogni traccia di senso dell'umorismo. Beh, comunque sia... cosa ti ha spinto fino a qui ?>>

<<...Questo>>

Dante mostrò un segno sul petto: era un tatuaggio col numero 10, sopra quella che sembrava una cicatrice da arma da fuoco
<<Mm. Capisco, eri uno schiavo, vero ?>>

<<Si. Sono stato deportato a Sardes quando ero ancora un ragazzino. Ho vissuto in quel posto di merda fino qualche anno fa, quando Padre Albert ha guidato una sommossa e liberato un sacco di schiavi, me compreso. Da allora lo seguo per estinguere il mio debito.>>

<<EHI PRETE !! Non è che sei passato “all'altra parrocchia” in tutti i sensi? Questo qua sembra essersi innamorato di te>>

Dante si portò una mano alla fronte imbarazzato, mentre Albert quasi sfondò il pentolino con cui stava armeggiando
<<HAI ROTTO CON LE TUE BATTUTE DEL CAZZO !!>>

<<Sembra che Padre Albert ti conosca molto bene, Logos>>

<<Beh..potremmo dire che siamo stati “compagni di scuola” in un certo senso. Poi io ho cominciato a viaggiare e lui ha deciso di portare avanti la tradizione cattolica...in modo del tutto personale, come avrai di certo notato.>>

Dante osservò Logos con sguardo incerto
<<Beh...io so molto poco sul cristianesimo, e la maggior parte di quello che conosco l'ho imparato grazie a Padre Albert>>

L'espressione di Logos era tra il disperato e il divertito
<<...andiamo bene...beh, comunque sia temo che di questi tempi per le lezioni di catechismo ci si possa anche accontentare di quello la.>>

Un piccolo villaggio senza nome, Efeso

Yzarc non faceva altro che dormire da quando erano arrivati, e il Magistrato sbuffava annoiato.

Si trovavano seduti di fronte all'entrata di un piccolo emporio improvvisato, e Yzarc ronfava della grossa appoggiato al muro. Di Solomon, manco a dirlo, nessuna traccia.

Il gestore dell'emporio squadrò i due, quindi si rivolse al Magistrato
<<Ehi voi altri, nel caso non ve ne foste accorti il mio muro non è un letto. Volete decidervi a levare le tende o no?>>

il Magistrato si levò in tutta la sua statura, infuriato
<<Bada a come parli, MICROBO! Ti trovi al cospetto del Principe Yzarc e del potentissimo Magistrato......>>

<<EHI SIGNORE! CHE FIGATA IL SUO TATUAGGIO!! è UN DRAGO?!>>

Alcuni ragazzini erano usciti dal negozio e furono subito colpiti dall'aspetto del Nicolaita.

Il Magistrato sospirò con tristezza, oramai cominciava a farci l'abitudine a quelle interruzioni.

Il gestore ritornò nel negozio mormorando qualcosa riguardo i “pagliacci perditempo”

I Bambini saltellavano attorno al Magistrato colmi di meraviglia
<<Si è un dra...>>

<< Si sono un drago e sono d'oro, piccoli insetti. E se fossi in voi la pianterei di fissarmi, potrei INCENERIRVI !! >>

<<UAAAAA! MA PARLA !! AVETE VISTO ?!? IL DRAGO HA PARLATO !! Signore, sei un ventriloquo ?>>

<< Ventriloquo un'accidente sottospecie di sgorbio, mi hai preso per un burattino ? >>

<<E piantala !!>>
Il Magistrato si diede un deciso schiaffo sul volto. Sia lui che il tatuaggio esclamarono un sofferente “ahi” per la gioia dei bambini entusiasti che si sbellicavano dalle risate

<<No, non sono un ventriloquo. Diciamo che....sono complicato.>>

Il Gestore dell'emporio uscì all'improvviso in tutta fretta: aveva notato che uno dei marmocchi aveva in tasca del pane rubato

<<EHI !! PICCOLO LADRUNCOLO! ORA VEDRAI !!>>

L'uomo fece per colpire il bambino, quando il Magistrato s'intromise e con un deciso gancio sinistro stese il negoziante a terra.

<<Non ti vergoni ? Alzare le mani su un bambino...gente come te è solo FECCIA !>>

<<WOW! Signore sei forte!>>

<< Eh Eh, modestamente.... d'altronde sono o non sono il gran... >>

Ma non fece in tempo a finire la frase che i bambini rubarono a tutta velocità quello che poterono dal negozio per poi fuggire a gambe levate, salutando pieni di gioia il Magistrato rimasto impietrito sulla soglia dell'emporio.

Qualche minuto dopo Yzarc si svegliò

<<YAAAWN !! Ehi, Magistrato... è la mia impressione o ci sono stati dei bambini qua attorno ?>>

<<E-eh ? Bambini dice ?....>>

<<Mmm. Devo aver sognato. Meglio così, io ODIO i bambini>>

<<Ah...E perchè mai?>>

<<Sono piccoli. E hanno quelle vocine stridule...e ogni volta che mi vedono vogliono toccarmi la maschera con quelle loro stupide manine. Oh si, potessi li ammazzerei tutti quei piccoli vermi.

Non sei d'accordo ? AHAHAHA!>>
Yzarc iniziò a sbellicarsi letteralmente dalle risate.

<<E-eh ? Suppongo.... di si ... ehehehe .... >>

Il Principe notò il gestore dell'emporio, svenuto poco lontano.
<<Ehi, perché quell'uomo è steso a terra?>>

il Magistrato si rigirò i pollici con indifferenza

<<Oh, non saprei. Avrà avuto un malore>>

Yzarc guardò il suo sottoposto. Forse poteva avere delle potenzialità dopotutto, si disse mentalmente, sorridendo.

Colline di Ayasuluk, Regione di Efeso

<<Parlatemi un po' di questa “Fazenda”, comunque. Che roba è ? Non è la prima volta che ne sento parlare, ma personalmente non ci sono mai stato>>

Logos, Albert e Dante si erano rimessi in viaggio dopo il veloce pasto.
<<è una via di mezzo tra una bisca, una piantagione di varia roba (tra cui un bel pò di droghe), una sede di corse clandestine, un saloon e un postribolo>> fece il prete

<<Immagino tu ci sia stato un sacco di volte allora>> esclamò Logos

<<Risparmiami le tue CAZZO di frecciatine. Comunque, no. Il boss di quella baracca è un viscido serpente velenoso... Charlie Mendez.>>

Dante annuì vigorosamente

<<Una volta all'anno va a Sardes per comprare o scambiare qualche schiavo. È un farabutto della peggior specie, ed è fornito praticamente di ogni cosa si possa ancora desiderare in questo mondo>>

<<....tra cui i migliori mezzi di trasporto della regione>> concluse il sacerdote con tono marpione

Logos osservò gli spiccioli che aveva in tasca e squadrò gli altri due

<<Mm. Non navighiamo certo nell'oro e da come lo descrivete non mi pare un tipo che regala in giro la sua roba tanto per fare beneficenza>>

<<Infatti. Ma c'è un particolare....Gli piace scommettere>>

<<.....e quindi?>>

<<Quindi dobbiamo trovare qualche competizione in cui abbiamo la sicurezza di vincere e scommettere su noi stessi>> disse semplicemente Albert

Logos intuì dove voleva andare a parare il sacerdote
<<Menare le mani ad esempio?>>

Albert sogghignò annuendo
<<Già. È ovvio che Charlie barerà, questo è sicuro, ma se si tratta di combattere credo che i suoi trucchetti non potranno rappresentare un problema..... con un po' di fortuna rimedieremo vitto, alloggio e mezzo di trasporto senza sborsare un centesimo>>

Dante sorrise soddisfatto, mentre Logos camminava taciturno
<<Sarà... ma io ho un brutto presentimento>>

Uffici Segreti dei Nicolaiti, Armagh, Regione di Tiatira

<<Presbitero Anderson, il Governatore vuole vederla>>

Anderson sbuffò, scostandosi la lunga ciocca di capelli bianchi dal viso.

Era molto magro, anche se avvolto in un lungo e candido cappotto ingrigito che ne mascherava il fisico
<<Fatelo entrare.... >>

Un uomo visibilmente molto ricco varcò la porta dell'ufficio del Presbitero. Aveva una lunga veste azzurra e un portamento quasi regale

<<Senta Anderson, non mi va di ripeterle quanto mi sia compromesso in questa alleanza con voi...

se la Repubblica venisse a conoscenza del fatto che sono più ospitale con dei Nicolaiti che con i Governatori in visita come minimo mi farebbe decapitare>>

Anderson guardò quell'uomo con profondo disprezzo. Era un politico profumatamente corrotto che aveva addirittura la faccia tosta di lamentarsi di problemi che non lo riguardavano

<<Governatore Malachia, lei è stato abbondantemente....”risarcito”....per il disturbo arrecato dalla nostra presenza, o sbaglio?>>

Malachia si rigirò una moneta d'oro tra le mani
<<Siete liberi di fare tutte le ricerche che volete e di utilizzare questi Uffici come pattuito. Ma come se non bastasse quel Magistrato fuori di testa....>>

<<Dannato Jackal....>> mormorò sottovoce Anderson

<<....ora saltano fuori pure omicidi senza controllo !! Se continua così la faccenda sarà presto nota anche alle altre Polis, e la mia posizione finirebbe per farsi rischiosa>>

Anderson incrociò le mani e parlò con tono conciliante

<<Stiamo facendo tutto il possibile per scoprire chi è l'autore di questi omicidi, che le ricordo hanno avuto come vittime solo dei Nicolaiti...>>

<<...fino ad ora....>>

<< ... per quanto riguarda il Magistrato Jackal, vedrò di parlarci nuovamente al più presto, la prego di essere paziente>>

<<Mmm. E sia. Ma voglio incontrarmi con il vostro superiore il prima possibile, sia chiaro>>

il Presbitero abbassò lo sguardo. Ancora quella richiesta assurda
<<Non posso garantirle nulla in merito, non dipende da me>>

<<Certo... sembra che non dipenda mai niente da lei ! Mi domando che ci vengo a fare ogni volta quaggiù... a parlare con una nullità>>

Anderson digrignò i denti, mentre Malachia si allontanò con il suo fare superbo e altezzoso.
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CAPITOLO 5: Lo Sciacallo, Il Proiettile, La Scommessa



Torre di Controllo Nicolaita, Armagh, Regione di Tiatira


Un Novizio salì gli scalini della torre a due a due, sfondando quasi la porta alla sua cima invece che aprirla.

<<MAGISTRAT....>>

Il Novizio osservò quello che era evidentemente un luogo adibito su misura per un tiratore scelto.

Al centro del terrazzo era posto un enorme fucile di precisione che a giudicare dalle dimensioni non avrebbe avuto troppe difficoltà a stendere un bersaglio a 4 km di distanza, di qualunque stazza esso si trattasse.

Del cecchino però, nessuna traccia. Il Novizio sospirò rassegnato
<<Non sarà di nuovo andato alla....>>

Casa del Piacere di Jeroboam, Armagh, Tiatira

Il Locale era solitamente chiuso a quell'ora diurna, ma per un cliente particolarmente affezionato non esitava a mettere a disposizione i suoi rinomati servizi.

<<EEEEHI JERRY! È pronto quel narghilè ?>>

Jeroboam mostrò il pollice verso l'alto in segno d'assenso.

<<Arriva tra un attimo Bloodrain>>

Il “cliente affezionato” era “Bloodrain” Jackal, Magistrato dei Nicolaiti, l'uomo al comando delle forze armate dell'organizzazione nella città di Armagh.

Al momento circondato da quattro prosperose ragazze, era senza dubbio quel che si dice un uomo possente: robusto, molto alto e dai lunghi e disordinati capelli bianchi, portava degli occhiali a specchio neri che ne nascondevano lo sguardo.

Il Novizio, visibilmente sfiancato dalla corsa che aveva appena fatto, irruppe nel locale

<<Siamo chiusi....>> sbottò Jeroboam

<<MAGISTRATO JACKAL, SIGNORE !>>

Jackal si sistemò gli occhiali stizzito
<<Non lo vedi che ho da fare, microbo ?! Spero tu abbia un buon motivo per....>>

<<Il Presbitero Anderson, Signore ! Dice che la vuole vedere al più presto possibile ! Credo sia per via dell'ultimo omicidio>>

Jackal bevve una generosa sorsata di rum, quindi imprecò contro varie divinità e si esibì in un potente rutto
<<Se continua così ce ne sarà un altro di omicidio... .con me come carnefice e Anderson come VITTIMA ! Bah, scusatemi ragazze, il dovere mi chiama>>

Jackal si allontanò barcollando, certamente in quello che era un modo molto lontano dal potersi definire sobrio

Tra il Magistrato Jackal e il Presbitero Anderson, com'era noto, non correva buon sangue.

Il primo era uno dei migliori soldati in forza ai Nicolaiti, dotato di una decennale esperienza sul campo di battaglia e molto rispettato dai suoi compagni, anche se per via del suo comportamento indisciplinato non avrebbe mai ottenuto una promozione ad un rango di maggiore responsabilità.

Viceversa, Anderson era poco più che un ragazzo: dichiaratamente nemico della violenza e predisposto al dialogo, non aveva nessuna esperienza in combattimento ed era forse il solo Nicolaita a non aver mai ucciso un uomo, stando a quello che si diceva in giro.

I motivi per cui rivestiva la carica di Presbitero erano legati alle sue profonde conoscenze storico / teologiche e alle sue abilità diplomatiche, ma questo non faceva che affibbiargli il ruolo del “Raccomandato” agli occhi degli uomini di quella che era oramai da tempo divenuta a tutti gli effetti un'organizzazione criminale.

Alla notizia che un nuovo “incontro” tra i due si sarebbe svolto di li a breve, molti Novizi e Minervali accorsero nelle vicinanze degli Uffici per non perdersi lo spettacolo

Efeso

Logos, Dante e Albert si erano fermati in un villaggio sulla strada per la Fazenda a scopo di effettuare un veloce rifornimento, accordandosi di rincontrarsi all'uscita del centro abitato dopo un paio d'ore spese singolarmente.

Dante e Logos attesero per quella che sembrò una vita intera, quando finalmente anche Albert li raggiunse.

Ma il sacerdote non era solo
<<Si può sapere che ti salta in mente prete ?>>

<<AHAHA !! Suvvia Logos, avevi detto che potevo continuare la mia missione, e questa pecorella ha insistito per accompagnarmi fino all'uscita del villaggio quando gli ho accennato di voi>>

Al fianco di Albert c'era una donna sorridente, che il prete “abbracciava” palpando ovunque le sue mani potessero arrivare.

La ragazza si staccò dall'abbraccio del sacerdote e sciolse i lunghi capelli biondi al vento.

Vestita in un provocante corpetto di lacci, pantaloncini neri e stivali, aveva due particolari orecchini che rappresentavano una croce ritta e una versa.

Posò i brillanti occhi grigi su Dante con fare malizioso, mettendo in mostra la propria bellezza

<<Però.... guarda qui che fisico.... >>
sussurrò, mentre si portò nei pressi dello spadaccino (completamente inebetito) sfiorandogli delicatamente il petto.

Quindi si voltò verso Logos
<<E tu ovviamente... saresti il classico bel tenebros.... >>

Bloccò la frase sul nascere. Quell'uomo aveva qualcosa che non andava. Stava sorridendo in quella che era un'evidente e inquietante maschera di sadismo.
Gli occhi della ragazza vennero invasi da una luce castana. Si rese conto che l'ultimo posto dove voleva trovarsi era di fronte a quel lugubre personaggio

<<Bene..... voi dovete partire giusto ?! Ahah, non voglio farvi perdere tempo... io farei meglio a tornare al villag... >>
Logos estrasse la pistola e la puntò in direzione della donna. Un lampo scarlatto le attraversò gli occhi

Dante e Albert uscirono in qualche modo dal loro torpore, osservando Logos stupiti.

<<Logos si può sapere che ca....>>

<<I portafogli>> esclamò semplicemente il pistolero

Quasi senza pensarci, lo spadaccino e il prete si portarono le mani alle tasche, per poi mostrare la stessa espressione di gelido stupore.

La ragazza imprecò sottovoce. Quella giornata stava prendendo decisamente una brutta piega, ma forse poteva ancora cavarsela.

Singhiozzò leggermente con un misto d'imbarazzo e dispiacere

<<M-mi dispiace..... io non ho più nessuno e al villaggio mi prendo cura dei malati derubando i viaggiatori di passaggio... so che è sbagliato ma.....>>

Logos rise glacialmente. La ragazza lo guardò quasi schifata, abbandonando quei toni da tragedia all'istante. Non era la tattica giusta con quel tipo di persona.

Logos la osservò divertito
<<Tu ora stai pensando “se avesse voluto davvero uccidermi, lo avrebbe già fatto” e stai cercando qualche escamotage per fuggire, dico bene ?>>

Un guizzo felino animò la donna, che in un lampo estrasse due Kukri finemente lavorati.

Se fosse riuscita a distrarlo ancora per un....

BANG !!

La ragazza cadde stesa al suolo.

Fu colpita da un dolore lancinante, ma perlomeno era ancora viva

<<MALDETTO BASTARDO !! CAZZO, BRUCIAAA !! CAZZO CAZZO CAZZOOOOOOO TI UCCIDERO' MALEDETTO SAPPI CHE TI UCCIDERO' !!>>

Il proiettile era finito nella spalla sinistra. Gli occhi della ragazza ora erano come due rubini, e ogni atteggiamento condiscendente era sparito dal suo volto per lasciare spazio ad un'espressione di diabolica furia. Adesso assomigliava molto ad una tigre ferita a tradimento da un subdolo cacciatore.

Ignorando le sue minacce, Logos sghignazzò
<<Conscia del fatto che io non ti avrei ucciso hai pensato di inscenare qualche specie di teatrino per dartela a gambe utilizzando le tue armi e qualche altro trucco, vero ?>>

I lucenti occhi rossi si portarono sul viso dell'odiato. Chi diavolo era quello ? Aveva intuito le sue mosse dalla prima all'ultima con una precisione assoluta.

La ragazza tentò di raccogliere le sue due armi, che nell'impatto le erano sfuggite di mano, ma con un calcio Logos le allontanò.

Quindi si accovacciò di fronte a lei, esaminando con noncuranza la ferita.

<<Niente di grave.... non mi smentisco mai d'altronde. Ora suppongo tu stia pensando a cose del tipo “perchè non mi ha uccisa, come diavolo ha fatto a intuire tutto il mio piano”, escludendo la miriade d'insulti diretti contro di me>>

<<CAZZO.....Si può sapere chi diavolo sei ?!>>

Sembrava quasi che quell'uomo le stesse....
<<No, non ti stò leggendo nel pensiero e non ho poteri del genere>>

Logos fece un cenno diretto verso di lei, indicandole il volto

<<Solo che i tuoi begli occhi ti hanno fregata, cara mia. Conosci il detto “gli occhi sono lo specchio dell'anima” ? nel tuo caso direi che è una frase molto appropriata, non trovi ?>>

La donna sputò con decisione addosso a Logos, che si riparò con il braccio continuando a ridere

<<Aspetta un attimo, fammi dare un'occhiata a quella ferita. Albert, Dante, tenetela ferma>>

il sacerdote e lo spadaccino, piuttosto confusi da quegli eventi tanto contrastanti avvenuti in rapida successione tra loro, non se lo fecero ripetere due volte quando Logos lanciò loro i rispettivi portafogli prendendoli (non senza una certa difficoltà) dalle tasche della donna ferita

<<Come ti chiami ?>> domandò tranquillamente Logos
<<VAFFANCULO>> rispose rabbiosa lei, che continuava a dimenarsi nonostante la presa decisa del prete e quella più titubante dello spadaccino

<<Bene, Miss Vaffanculo, ora ti tirerò fuori la pallottola dalla spalla, ma se non stai ferma potrei essere troppo brusco.... e fidati, non ti piacerebbe. Quindi ti consiglio di fare la brava>>

Logos, concentrato al massimo, portò la mano sulla spalla della donna.
Tra lo stupore generale la mano attraversò il corpo di lei, quasi fosse stato l'arto di un fantasma.

Dopo alcuni secondi Logos la estrasse. Nel palmo teneva la pallottola che lui stesso aveva sparato.

<<Se avessi voluto ucciderti, avrei potuto usare le modifiche “divine” della mia arma o colpirti in un punto vitale, non credo serva dirtelo. Lasciatela andare>>

Dante e Albert si alzarono. Il rosso degli occhi della ragazza ora era più spento. Aveva smesso di urlare e dimenarsi, troppo stupita da quell'evento incredibile.

Logos reggeva il proiettile tra il pollice e l'indice
<<Questa è la prova che tu mi sei debitrice..... e allo stesso tempo una ragione di vendetta. Questa pallottola ora rappresenta il nostro legame. Dimmi... conosci la storia di Giobbe ?>>

Lei lo guardò stupita. Che razza di discorsi stava facendo quel pazzo bastardo ?

Giobbe..... quel nome non le era nuovo
<<Vagamente. Quel tizio che perse tutto per preservare la sua fede, giusto ?>>

Logos annuì
<<La parte più interessante di quella storia, a mio parere, è la scommessa tra Dio e il Diavolo.

Il fatto stesso che Dio decida di scendere a patti con Satana e giocare con la vita del suo servo più fedele.

Se io sono Dio, e tu Giobbe, quel proiettile è il Diavolo>>

la donna rise sarcastica

<<E che cazzo vorrebbe dire ? Io non sono certo serva tua>>

Logos rise a sua volta
<<Già, questo rende tutto più interessante. C'è un motivo se non ti ho uccisa. Tu puoi esserci utile, hai abilità che nessuno di noi tre possiede. Ma non sei costretta a venire con noi...>>

Logos lanciò il proiettile in direzione della donna, che lo prese al volo
<< ....se lo farai però avrò, almeno temporaneamente, vinto la mia scommessa>>

<<E se io venissi con te solo per tentare di ammazzarti ?>>
Esclamò con un tono di sfida la ragazza.

Logos allargò le braccia come per far segno di accomodarsi
<<Puoi sempre provarci, certo.... e allora avrò perso la mia personale partita. Ma attenta.... ti assicuro che la mia Misericordia non potrà salvarti una seconda volta>>

Ci furono alcuni attimi di silenzio.
<<Mi chiamo Daphne Hades>> esclamò freddamente la ragazza.

Logos sorrise soddisfatto
<<E' un inizio. Dante, nella tua bisaccia hai una corda, se non sbaglio...>>

Dante annuì
<<Prete, medicale quella ferita come meglio puoi.... >>

Albert aveva una strana luce negli occhi
<<Oh, sarà UN VERO PIACERE. E ti assicuro... SARA' MOLTO DOLOROSO, tesorino>>

<< ......e poi legatela>>

Daphne stava guardando malinconica il proiettile, quando un lampo rosso acceso investì nuovamente il suo sguardo
<<LEGARMI ?!?! E TUTTO QUEL DISCORSO SUL FATTO CHE NON SAREI STATA COSTRETTA A VENIRE CON VOI ?>>

Logos si sfiorò il mento con noncuranza
<<Ho detto così ? Forse ho tralasciato qualche particolare. Intendevo dire che non ti costringerò a seguirci..... dopo>>

<<DOPO COSA ?!?!>>

<<Beh, per esempio potremmo utilizzarti come merce di scambio con Charlie Mendez>>

Albert si sfregò le mani divertito
<<Mi piace l'idea, potremmo guadagnarci un sacco con questa signorina>>

<<MERCE DI SCAMBIO UN CAZZO!>>

Logos sorrise affabile
<<Suvvia, sembri una ragazza piena di risorse, non dovrebbe essere un problema per te fuggire per i fatti tuoi una volta in mano a Charlie>

Dante tentò di calmare gli animi
<<Andiamo.... ok, ci ha derubato ma non starete esagerando un pò ?>>

Daphne scalciava selvaggiamente tentando di scappare dalla presa d'acciaio di Albert. Il prete, in preda allo sforzo, guardò lo spadaccino
<<Tu limitati a legarla, questa dannata dev'essere posseduta.... se continua a scalciare così non riuscirò a tenerla ancora per molto>>

Alcune ore dopo, nelle vicinanze della Fazenda, Efeso

Quella sera Daphne, stanca delle continue scenate dovute alle corde, si decise finalmente a dormire.

Dante sonnecchiava al suo fianco sorvegliandola, e i suoi Kukri erano nascosti chissà dove.

Albert e Logos sedevano su due rocce l'uno fianco all'altro, discutendo sottovoce, circondati da rottami di vario genere che testimoniavano l'avvicinarsi della loro meta.

<<Allora, perché hai deciso di portarla con noi ? E non venirmi a dire che la venderesti davvero a Mendez.... perché non ci crederei mai>>

Logos accennò un sorriso
<< .....come ho detto, ha delle abilità che ne io ne te ne Dante il Mutante possediamo. Non dimenticare che vi ha fregato sotto il naso senza troppe difficoltà, e non basta la bellezza per fare colpi simili a due tipi come voi.... o almeno ad uno come te, sei abituato a questo genere di cose>>

Albert digrignò i denti
<< .....ok, si, non posso darti torto. Ma se vuoi la mia opinione più che Giobbe quella a me ricorda Lilith, e non sarebbe tanto male scambiarla davvero con un mezzo di trasporto decente>>

Logos trattenne a stento una risata
<<Andiamo, dov'è finita la tua vocazione ?>>

Padre Albert tuttavia suonava decisamente serio, e come Logos poté notare, nel suo sguardo albergava una certa risolutezza
<<Hai visto i suoi occhi. Quella non è roba determinata dalle radiazioni, lo avrai capito>>

Logos cercò istintivamente una sigaretta, dimenticando che le aveva terminate.

Mostrò una smorfia di delusione
<< ....si, lo immaginavo>>

<<Hai qualche idea in proposito ?>>

Logos ci pensò un paio di attimi. Ce l'aveva un'idea ? Non ne era sicuro neppure lui
<< ....mah, solo vaghe ipotesi. Forse non c'è nessuna spiegazione particolare>>

Albert abbassò lo sguardo, scegliendo le parole con cura. Mai, prima di allora, era entrato così tanto nella parte sacerdotale che gli competeva
<<Logos, conosci il tuo ruolo>>

Logos lo guardò sinceramente sorpreso
<<Il mio “presunto” ruolo ....vorrai dire. Io non ci ho mai davvero creduto, e anche tu se non sbaglio>>

Il prete annuì molto lentamente
<<Ma lui si. Non ha mai dubitato di te, non un solo istante. E hai provato a pensare alla situazione in cui ci troviamo ?>>

<<Vagare in cerca di un mezzo di locomozione... ?>>

<<Un viaggio. Un viaggio itinerante. Sia io che te ne stavamo percorrendo due separatamente, eppure adesso eccoci qui, assieme, e per di più ci portiamo dietro quei due ragazzi laggiù.... >>

Albert indicò i due addormentati <<...che non mi pare si possano definire “normali”, e non mi riferisco solo al carattere di quella pazza. Viaggiatori in una terra senza vita alla ricerca dei residui di una “Terra Santa” ....>>

Il prete lo guardò con fare eloquente. Logos sorrise con una punta di sarcasmo
<<Cosa vorresti sentirti dire ? Che ho avuto un qualche tipo di illuminazione ? Che so esattamente cosa troveremo ad Armagh e quello che succederà dopo ? Mi dispiace deluderti, io posso solo supporre>>

Albert si alzò in piedi.

Guardò il cielo per alcuni intensi secondi, quindi si voltò nuovamente incrociando gli occhi di Logos.

<<E se incontrassimo lei al Vaticano ? Non puoi non averci pensato>>

Logos distolse lo sguardo dal prete e chiuse gli occhi
<< Cosa faresti .....se ti dicessi che è uno dei principali motivi per cui ci voglio andare ? Che la comparsa di nuove “Armi di Dio” mi ha subito fatto pensare che possa esserci lei dietro tutta questa storia ? ...... >>

Logos spalanco i lucenti occhi verdi, e Albert poté vederlo nuovamente dopo tanti anni per quello che era veramente: alto, magro e dalla carnagione bianchissima, con i lunghi capelli castano scuri che gli incorniciavano il viso leggermente oscurato da un accenno di barba e un'aura di potere quasi palpabile che lo circondava. Una figura ben lontana dalla “maschera” che Logos portava di solito e dietro la quale si poteva solo intravedere il suo vero essere.

<<Cosa faresti..... >> riprese con voce quasi ultraterrena << ....se ti dicessi che il mio intero viaggio non ha mai avuto altro scopo se non quello di ritrovarla ?>>

Albert assunse un'espressione rattristata, a tratti quasi delusa
<<Che sei ancora più pazzo adesso rispetto a quindici anni fa>>

Logos si risedette, e quella strana luce sovrannaturale lo abbandonò
<<Pazzo dici ? Vedila come ti pare, ma in cuor tuo avresti dovuto immaginarlo..... una rimpatriata tra vecchi amici d'infanzia è inevitabile a questo punto>>

<<Faremo meglio ad andare a dormire anche noi>> sentenziò il prete.

Senza ulteriori discussioni, i due si sistemarono come poterono per tentare di riposare qualche ora. Contemporaneamente, Daphne, ignorando il forte respiro dello spadaccino addormentato di fronte a lei, rifletteva sulla conversazione che aveva appena origliato.

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CAPITOLO 6: L'Hacker, Il Pilota, La Farfalla



Strade di Armagh, Tiatira

Solomon giunse infine ad Armagh.

Durante il suo viaggio nessuno lo aveva visto grazie alla tecnologia di cui era dotato, se non scambiandolo per uno strano effetto di luci o scherzo del vento.
Si ritrovò a pensare a Malachia, il suo bersaglio, la vittima ancora inconsapevole.
Lo aveva incontrato tempo prima, in circostanze molto diverse.

A quel tempo Solomon era il Principe Nicolaita più temuto sulla faccia della terra e Malachia un Governatore fresco di tangente che continuava a dare problemi.

Era uno di quei “casi eccezionali” in cui Solomon si vedeva costretto a lasciare la sua Efeso per fare una chiacchierata con quel nuovo amico così importante, visto che il suo – o meglio la sua – collega di Tiatira sembrava non preoccuparsene minimamente.

Se lo ricordava bene. Un uomo vile, arrivista ma molto scaltro e capace al tempo stesso.

Solomon si domandò perché quel tizio, di sicuro di una certa rilevanza politica nel suo piccolo patetico mondo, potesse suscitare l'interesse del suo Maestro.

Scacciò quei pensieri dalla testa quando vide un ombra muoversi agilmente di fronte a lui: una sagoma nera che balzava tra le mura della città con un'agilità impressionante.

Osservò la direzione da cui l'ombra proveniva, e pote fiutare istintivamente quello che era senza dubbio l'odore del sangue.

Solomon aveva appena incrociato il responsabile degli omicidi che da qualche tempo avevano impensierito Malachia e i Nicolaiti della zona.

Alloggi del Presbitero, Tiatira

Anderson si risvegliò di soprassalto, madido di sudore.

Ancora una volta non era riuscito a dormire decentemente.

Si diresse verso il bagno, osservandosi allo specchio. Lo sguardo affaticato e sonnolento del suo riflesso gli rispose.

<<Che diavolo mi succede....>>

Aveva discusso animatamente con Jackal, come accadeva sempre più spesso, ma per il resto non era stata una giornata troppo sfiancante....eppure gli sembrava di non aver avuto un attimo di tregua.

Qualcuno bussò.

Anderson si voltò verso la porta. Chi poteva essere a quell'ora, di notte?
<<Avanti, è aperto>>

Un uomo avvolto da un lungo mantello e con uno strano drago dorato tatuato in volto entrò nella stanza, seguito da un secondo individuo dotato di una strana maschera di ferro.

<<Principe Yzarc...a che devo la tua presenza qui ad Armagh, Herodes?>> esclamò a mo di benvenuto il Presbitero, con un tono molto sorpreso

Il Magistrato guardò Anderson quasi con odio
<<MODERA I TERMINI! COS'E' QUESTA CONFID...>>

Yzarc lo zittì con un cenno

<<è tutto apposto, Magistrato. Io e Anderson ci conosciamo da molto tempo, da prima che assumessi il mio attuale incarico>>

Anderson indicò ai due dove accomodarsi. Presero a sedersi in quello che pareva un soggiorno parecchio spartano
<<Allora, Yzarc? Dalle ultime notizie che mi erano giunte pensavo fossi nella tua Efeso>>

Il Principe si esibì in un profondo cenno d'assenso che portò i lunghi capelli neri a riversarsi sulla pesante maschera

<<Lo ero, infatti, ma per noi muoversi velocemente non è un problema, dovresti saperlo>>

Anderson annuì senza troppo entusiasmo
<<Sempre a caccia di Solomon ?>>

Yzarc scrollò le spalle
<<Inutile dirlo. Ma non è per questo che sono qui, non ho trovato niente di niente su quel bastardo, neppure una traccia. Sono venuto a trovarti perché è da qualche giorno che continuo a rimuginare su un certo fatto>>

<<E hai pensato di venire da me? Di che si tratterà mai ?>>

<<”Logos”. Cosa ti dice ?>>

Anderson lanciò due lattine di birra ai suoi ospiti (una dotata di cannuccia) e ne prese una per se da un piccolo frigorifero

<<Dovresti saperlo pure tu....è greco, significa “verbo” oppure “parola”. Vuoi la definizione teologica?>>

Yzarc bevve un abbondante sorso tramite la cannuccia
<<Sarebbe carino. Non sono così presuntuoso da rubarti il mestiere Anderson, e anche se mi sono fatto un'idea preferisco sentire le parole di un esperto>>

<< ....D'accordo, come ti pare.

Logos, prendendo il Vangelo di Giovanni, è il nome con cui si identifica il Creatore incarnato tra gli uomini, in una parola, il Cristo>>

Il Magistrato guardò la maschera di ferro del suo superiore con una certa ansia, ma gli occhi di Yzarc erano sempre rivolti verso il suo vecchio amico
<<Come il figlio dice relazione al Padre, così il Verbo dice relazione a colui di cui è il Verbo, giusto ?>>

Anderson chinò il capo, sorridendo ammirato
<<Sant'Agostino, testuali parole. Mi mancano le nostre conversazioni, Yzarc>>

<<Non ti trovi bene a fare da Presbitero nella tua città preferita ?>>

Anderson guardò fuori dalla piccola e unica finestra della stanza. Osservò Armagh, un'immensa distesa di edifici di recente realizzazione sotto la quale si celavano i resti della mitica Roma, una tempo capitale dell'intero Mondo conosciuto e epicentro della fede cattolica

<<Mah...posso portare avanti le mie ricerche, ma oramai i Nicolaiti mi sembrano sempre più solo un mucchio di balordi, suppongo che la maggior parte non sappia nulla del nostro illustre recente passato....comunque, che cos'è questa storia del Logos ?>>

Yzarc posò la lattina, assumendo d'improvviso un tono serissimo
<<Ho visto un'Aura, Anderson>>

Il Presbitero corrucciò la fronte pensieroso
<<Mmm. Di che genere ?>>

<<Di un genere che non ho mai visto prima. Ha deviato una pallottola sparata da distanza ultra-ravvicinata. Un colpo alla tempia, un paio di centimetri al massimo dalla canna della pistola>>

<<Assurdo....>>

<<Lo so. Senti...credi che potrò vedere Jezebel ?>>

Anderson serrò gli occhi, scuotendo il capo intristito
<<Sai benissimo che non dipende da me. La Principessa non accenna ad allontanarsi dal Vaticano da almeno due mesi, e ogni volta che lo fa si tratta di brevi visite per impartire ordini, per lo più sempre le stesse cose. Nemmeno i Magi in persona la smuoverebbero>>

il Principe annuì, deluso solo in parte dallo sentirsi dire quello che già si aspettava

<<E nessuno a parte lei può entrare in quelle Rovine....>>

<<Beh, fatta eccezione per un membro del clero (ammesso ne esistano ancora) e il Governatore Malachia.....>>

Yzarc si portò le mani sulle ginocchia stupito

<<Malachia può entrare nel Vaticano ?!>>

<<Suppongo di si....e se sapesse che la Principessa è laggiù, proprio sotto il suo naso, ci andrebbe seduta stante con i casini che succedono qui. E ho una vaga idea di come potrebbe reagire lei.....per questo è meglio per tutti che la cosa resti tra noi>>

Sia Yzarc che il Magistrato annuirono senza troppo entusiasmo. Il Magistrato di quella conversazione non aveva capito nemmeno una parola, mentre Yzarc ora aveva ancora più dubbi in testa di quando aveva deciso di chiedere consiglio al vecchio amico.

Fazenda di Medellin, Terra di Confine tra Efeso e Tiatira

<<Ehi Masi! Il Jefe chiede ti te>>

Masi sbuffò verso i suoi capelli rossi con fare annoiato. Vestito in un completo scuro con alcune borchie ai polsi, stava armeggiando dalla sua postazione preferita:

seduto in una stanza che non avrebbe stonato in un'azienda del Vecchio Mondo, al centro di cinque enormi Computer di cui almeno due da lui stesso assemblati
Con ogni probabilità, pensò, solo i pezzi grossi dei Nicolaiti o della Repubblica potevano vantare un simile impianto tecnologico, ma di sicuro non avevano un cervello come il suo per guidarlo.

<<Arrivo, finisco un attimo di sistemare il programma delle corse di domani e sono da lui>> comunico all'interfono da dove era giunta la chiamata.

Uscì dalla sua stanza di lavoro con passo deciso, solo per imbattersi nell'ultima persona che avrebbe voluto incontrare.

Un ragazzo castano dal fisico scolpito, con una leggera cicatrice sotto l'occhio sinistro avanzava con fare imperioso nella sua direzione
<<EHI ! URASAWA! QUANDO CAZZO LO FINISCI QUELLA MERDA DI IMPIANTO PER LA MIA INFERNUS ? Te lo devo ricordare che domani ho una corsa ?>>
<<Baka....>> sussurrò Masi

L'altro sembrò non gradire
<<Senti, occhi a mandorla, vedi di parlare come dio comanda quando si tratta del mio bolide e non avremo problemi, ok ?>>

Masi tentò di tirar fuori il tono più conciliante che conosceva, non voleva perdere tempo a litigare con quel pilota da strapazzo

<<Io parlo come mi pare, Dominic. E ora devo vedere il gran capo, quello che fa girare la ruota per tutti e due, quindi se domani non vuoi capitare in un demoliton derby con la tua preziosa Infernus invece che alla corsa......ti conviene farmi passare>>

Il ragazzo chiamato Dominic scosse il capo stizzito
<<Bah. Ascolta, non dobbiamo essere per forza amici io e te, probabilmente grazie a qualche santo in paradiso che mi vuole bene. Ma mi piacerebbe che iniziassimo a collaborare, capish ?

Nel bene o nel male siamo dallo stesso lato della barricata>>

Masi si esibì in una specie di resa incondizionata, in realtà celante tutto il disprezzo che aveva per quell'individuo

<<Come ti pare, Dom. Ma mi inviterai a cena un'altra volta, ora Charlie vuole parlare con me, e non devo ricordarti di certo che non è il tipo a cui piace aspettare>>

Alzando le mani con un gesto fin troppo teatrale, Dom lasciò passare Masayori Urasawa, uno degli ultimi hacker rimasti al mondo e, a detta di egli stesso, il migliore.

Non che questo impedisse a Dom ti trovarlo simpatico quanto una emorroide.

Fazenda di Medellin, Esterno

<<La la la la.....>>

Una leggiadra figura di donna, vestita in un candido abito impreziosito da una gonna e un giacchino del color dell'oro danzava, più che camminare, verso l'entrata di quella specie di oasi del peccato, canticchiando lentamente un motivetto di cui non conosceva le parole.

Nella sua voce non c'era la minima traccia di enfasi o alcun tipo di emozione.
Una sentinella le si avvicinò

<<La prego di identificarsi signorina, e definire cosa la porta qui>>

La ragazza smise di canticchiare ed estrasse un sacchetto pieno di monete d'oro

<<Sono qui per la corsa di domani. Voglio scommettere>>

Stupito da quella quantità d'oro, il guardiano si sistemò il fucile che portava sulla spalla e con un cenno la invitò ad entrare.

Entrando nella Fazenda si ritrovò di fronte ad uno strano spettacolo di caotica laboriosità: campi di vari tipi di culture, dal caffè all'oppio, venivano arati e controllati senza sosta da un gruppo di uomini vestiti di stracci, ognuno con un numero tatuato sul corpo.

Più avanti si estendevano piccoli allevamenti di animali e si incominciavano ad intravedere delle piccole abitazioni, mentre in lontananza si poteva ammirare quella che un tempo doveva essere stata la Torre di Controllo di un qualche Aeroporto del Vecchio Mondo.

La ragazza estrasse giocherellando due strani fucili che portava alla cintura: uno bianco come la neve e l'altro nero come la notte, per poi riporli con delicata noncuranza.

<<Oggi qualcuno morirà....la la la....>>

Ufficio di Mendez, Fazenda di Medellin

<<Coño. Ti ho mandato a chiamare DIECI minuti fa, Masayori>>

Masi alzò le braccia in segno di scusa
<<Ringrazia il tuo “miglior” pilota, Charlie. Mi ha fatto la ramanzina in corridoio>>

Charlie Mendez imprecò.

Era un uomo basso, scuro e con qualche chilo di troppo. Aveva un principio di calvizie piuttosto evidente e due mustacchi nerissimi al pari dei pochi capelli rimasti.

Parlava con un marcato accento ispanico, probabilmente originario dell'antico Centro America, ed era vestito in un elegante completo bianco.

Sedeva aldilà di una grossa scrivania in mogano con un'imperiosa aria piena di autorità
<<Despues dirò due paroline anche a lui, no te preocupes.

A che punto sei con la “Mente” ?>>

<<Ci sto lavorando. Sai, è difficile fare progressi se mi chiami sempre nel bel mezzo del lavoro o mi fai organizzare corse e lotte ogni santo giorno di merda>>

Charlie sbattè con decisione un pugno sulla scrivania
<<MENO CONFIDENZE, PUTO, RICORDATI CHE QUELLO CHE TI CONCEDE DI VIVERE NEL LUSSO QUI SONO IO, CLARO ?>>

Masi abbassò lo sguardo seraficamente

<<Wakarimashta...."Jefe">>

Charlie si calmò. Aveva bisogno di quell'asiatico, da quando l'aveva preso sotto la sua protezione si era rivelato una vera miniera d'oro per gli affari.

Ma quell'atteggiamento del cazzo non faceva che portarlo molto vicino alla perdita dei suoi numerosi privilegi, primo fra tutti quello di vivere
<<Bueno....passiamo ad altro. Hai trovato qualcosa per far durare di più gli Immemori?>>

Masi notò come per quell'ometto baffuto gli “Immemori” valessero poco più che il bestiame, se non addirittura meno. Di sicuro non erano considerabili esseri umani, neppure alla stregua degli schiavi, per quella pragmatica e crudele mente imprenditoriale

<<Non sono un chimico, e Innesti e Nanomacchine costano, senza contare che non abbiamo un laboratorio abbastanza attrezzato e che ho visto fare lavori decenti solo dai Nicolaiti in tal senso. Forse dovresti semplicemente diminuire le dosi...>>

<<AH ! Figuriamoci. Se quegli stronzi non sentono l'odore dell'oppio non solo smettono di lavorare, ma sono pure capaci di suicidarsi o matarse entre ellos. No no, è così che li voglio i miei piccoli dipendenti.....drogati al punto giusto, illusi in una cazzo di fuga dalla realtà e con la vanga in mano>>

Masi cambiò discorso. Quell'uomo aveva il potere di farlo sentire marcio fino al midollo, come se trasferisse la sua malvagità anche a chi gli stava attorno

<<Notizie da Armagh ?>>

Charlie si accese una specie di sigaro creato artigianalmente nella sua Fazenda, e diede un paio di boccate con evidente soddisfazione

<<Lo mismo de siempre. Questi omicidi stanno rompendo parecchio las bolas a più di un Nicolaita....e suppongo che nemmeno a Malachia la situazione piaccia granché....e il fatto che il Principe di Tiatira, o meglio LA Principessa sia completamente disinteressata agli affari della sua regione non può' che complicargli le cose>>

Charlie sorrise sotto i baffi, compiaciuto.

Quella situazione si stava rilevando parecchio fruttuosa per uno come lui, visto che a perderci erano sia i Nicolaiti che la Repubblica di Tiatira, le due principali potenze rimaste al mondo. Non sapeva chi fosse il responsabile degli omicidi, ma se avesse potuto gli avrebbe volentieri stretto la mano.

Nei pressi della Fazenda, Efeso

Il sole era sorto già da un po' oramai, e Logos si portò silenziosamente vicino a Daphne.

Senza troppe cerimonie, la slegò dalle corde svegliandola di soprassalto

<<EHI ! CHE CAZZO....>>

<<Sta buona. Non dicevi – o meglio urlavi - che ti davano fastidio, ieri sera ?>>

Daphne lo osservò silenziosamente e guardinga. Aveva imparato (a sue spese) che se quel tizio faceva qualcosa di apparentemente gentile, c'era di sicuro qualcosa di losco sotto.

<<Come mai mi stai slegando ?>>

<<Pensavi che ti avrei trascinata nel deserto legata come un salame ?>>

<<Non mi avrebbe stupito. Se non te ne fossi reso conto, mi hai quasi ammazzato, fatto legare, dormire in una condizione da schifo e pianifichi di barattarmi con una macchina>>

Daphne aveva elencato tutto con una voce colma di fredda collera, pronta a trasformarsi in violenza pura alla minima provocazione... ma i suoi occhi assunsero istintivamente una tonalità grigia una volta che fu libera da quelle corde.

Logos sorrise
<<Vedremo. Se ti comporti bene potresti valere di più di una macchina>>

Albert si avvicinò annuendo convinto
<<Infatti. Secondo me possiamo ricavarci almeno un furgoncino e un pick-up, con quel culetto>>

<<VAFFANCULO PRETE DEL CAZZO !>>

<<COME OSI ! BESTEMMIATRICE MISCREDENTE ! SERVA DI SATANA ! CONCUBINA DEL DEMONIO ! COSPLAYER LUCIFERINA ! >>

I due iniziarono a dirsele di santa ragione, e Logos cominciò a ridere.

Dante armeggiava con la sua bisaccia controllando le provviste e un'espressione parecchio seccata dipinta sul volto
<<Ma perchè....devono urlare così proprio di prima mattina....>>

Quando gli animi si furono calmati e i quattro consumarono una veloce colazione, finalmente si apprestarono a compiere quella che sarebbe stata, dio volendo, l'ultima parte del loro viaggiare camminando.

<<Cioè....mi state dicendo che per tutto questo tempo vi siete mossi...A PIEDI ?!??>>

Dante, Albert e Logos annuirono all'unisono

<<...o avete visto qualche stupido film corale del vecchio mondo o avete troppa sabbia nel cervello....>>

<<Perchè, tu di solito come ti sposti Daphne ?>> domandò gentilmente Dante.
Daphne sorrise con una punta di orgoglio, levando il capo con un cipiglio al limite dell'autoesaltazione

<<Si da il caso che, modestia a parte, la sottoscritta sia la più GRANDE motociclista che abbia mai calcato le strade delle 7 regioni>>

Logos innalzò un sopracciglio, dubbioso

<<E la tua moto ora, dove sarebbe ?>>

Daphne rimase immobile come una statua di sale per qualche attimo, prima di ricomporsi. Ora era quasi in lacrime, e i brillanti occhi di una profonda tonalità castana

<<Lasciamo perdere, è una storia troppo triste.....fatta di amore, amicizia e rum di seconda scelta>>

Albert incrociò le braccia seccato
<<Sia come sia, se ci stiamo dirigendo alla Fazenda è proprio perché ne abbiamo le palle piene di camminare, e di certo non vogliamo farci mezza Tiatira a piedi>>

<<Si si, come vi pare. Anche se non penso serva a niente farvi presente che Charlie Mendez è una delle ultime persone a questo mondo con cui vorrei avere a che fare. Piuttosto.....Dantuccio caro !>>

Dante arrossì violentemente quando la ragazza si avvicinò a lui con fare suadente
<<Senti...ma oltre a ceci e lenticchie in quella bisaccia non hai proprio nient'altro ? Una fanciulla come me ha bisogno di mantenersi in forze...che ne so, della CARNE ora sarebbe....>>

Quella specie di manovra di seduzione cadde nel vuoto nel momento in cui la “fanciulla” pronunciò la parola carne.

Daphne sembrava quasi sul punto di mettersi a sbavare e mostrava i denti come uno squalo che aveva appena fiutato l'odore del sangue.

Dante, parecchio in imbarazzo ma a tratti preoccupato dall'ennesimo cambiamento della ragazza, alzò le mani sorridendo
<<Beh è ovvio che non possiamo che optare per cibi a lunga conservazione viaggiando in questo modo, credo sia già qualcosa il fatto di aver recuperato del cibo non radiato...anche se da questa parte del mondo grazie a dio le radiazioni non sono troppo diffuse rispetto a Laodicea>>

La donna si esibì in un lamento straziante. Senza cibo, senza soldi, senza un mezzo di trasporto e molto probabilmente senza cervello.

Proprio in un bel gruppetto come quello doveva capitare...

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CAPITOLO 7: La Madrugada (Believe)



Ufficio di Mendez, Fazenda di Medellin

<<Allora...dammi una buona ragione. Cosa ti fa credere che tu potresti trabajar con migo?>>

Charlie Mendez osservò quell'uomo raffinato. Portava i capelli all'indietro e una camicia rossa con sopra una giacca nera
<<Io....sono SANCHO>> rispose con enfasi l'altro

Charlie aggrottò le sopracciglia
<<Mi fa tanto piacere, hombre....ma che cosa sai fare ?>>

Sancho lo guardò quasi con indignazione
<<COSA SO FARE ?.....Io....sono SANCHO !>>

Mendez fece un cenno sbrigativo con la mano
<<e.....?>>

<<...e ci sono molti Marco Cecchi al mondo, e di Corrado De Pinto? Una marea....ma IO....>>

<....tu.....sei SANCHO!>> concluse Charlie con una punta d'ironia

<<That's Right>>

Charlie pensò in silenzio per qualche attimo, osservando bene quello strano personaggio.

<<...Ok, sei assunto. Vai a parlare con Manolo e vedi di darti da fare>>
Sancho sorrise, e con un inchino uscì dall'ufficio.

Due braccia in più facevano sempre comodo, sentenziò mentalmente Charlie
<<JEFE!>>

Una voce squillante lo chiamò dall'interfono che aveva sulla scrivania
<<Que pasa, Abrego?>> domandò Charlie. Abrego era uno dei suoi tanti figli, che però avevano l'abitudine di chiamarlo “Jefe” come tutti gli altri sottoposti.

Un'ottima abitudine, per il Mendez-pensiero
<<EL CURA ! ES AQUI !>>

Charlie rise di gusto e si lisciò i baffi con una certa soddisfazione.

“El Cura”.....il prete....poteva trattarsi solamente di una persona
<<Oho....Padre Albert...è solo ?>>

<<No, sono in quattro...el cura, dos hombres, uno credo di averlo già visto da qualche parte....Sardes, credo.......y una chica>>

Charlie sbuffò
<<Tipico di quel prete da strapazzo>>

<<Jefe, credo sia QUELLA chica. Quella della moto>>

Mendez si fece perplesso. Una coincidenza strana davvero, dopo tutta quella routine degli ultimi giorni...prima arrivava quella strana ragazza inviata direttamente da Tiatira con l'intenzione di scommettere un considerevole malloppo, e ora quel misterioso gruppetto con due sue vecchie conoscenze tra le fila

<<La Rubia ? Con Padre Albert ? Ah ! Chissà che sono venuti a fare. Fermali all'entrata, voglio andare ad accoglierli di persona>>

Ingresso, Fazenda di Medellin

<<Così è questa....la famosa Fazenda>>
Il quartetto era finalmente giunto a destinazione.

Logos osservò tra l'ammirazione e il disgusto quell'esempio di sofisticata ed autosufficiente tirannia.

L'uomo commetteva sempre gli stessi errori, dovesse cascare il mondo.

Curioso pensare cose simili quando il mondo, in effetti, era già cascato da un pezzo
<<Più le cose cambiano più restano le stesse>> sussurrò brevemente, parlando più a se stesso che a qualcuno in particolare...

Quello che pareva il leader delle sentinelle all'entrata giunse di fronte al gruppo, rivolgendosi direttamente al sacerdote

<<Padre Albert, che sorpresa ! Devo avvisare il bordello ?>> parlava con un forte accento ispanico

<<No, Abrego, sono qui per vedere il tuo vecchio....il mio amico Logos qui, vorrebbe proporgli un affare>>

Albert fece un cenno con la testa in direzione di Logos, che Abrego squadrò con diffidenza.

<<Umh....si, El Jefe sarà qui fra poco, alla notizia del tuo arrivo ha insistito per incontrarvi di persona....lei è con te ?>>

Abrego indicò Daphne, che per tutta risposta mostrò il dito medio
<<Sciaguratamente si>> sbottò Albert

Centro di Armagh, Tiatira

Jackal ne aveva ufficialmente le palle piene.

<<Chi è?>> domandò, osservando i resti del corpo fatto a pezzi da una qualche strana arma da taglio

Un Minervale, scuotendo il capo sconsolato, gli rispose
<<Lo devono ancora identificare, Bloodrain. So solo che era uno dei miei, niente di più che un pivellino...e guarda in che stato lo ha lasciato quel figlio di puttana....>>

Jackal si portò una sigaretta alla bocca, annuendo tristemente. Ne aveva visti, di massacri, in vita sua....e quando ci andavano di mezzo dei giovani era sempre un duro colpo, anche se non si trattava di stinchi di santo

<<I soldati repubblicani hanno lasciato detto niente?>>

Il Minervale si esibì in un'amara risata colma di sarcasmo
<<”Affari di voi Nicolaiti”. Non mi stupirebbe che quello stronzo che sta ammazzandoci uno dopo l'altro sia in realtà qualcuno di quei bastardi Repubblicani>>

Jackal assaporò tristemente il sapore del tabacco con una decisa boccata di fumo. Contando che i rapporti tra loro e Malachia erano dettati dalla corruzione, non era poi un'ipotesi tanto remota...ma se così fosse stato, allora Malachia non si sarebbe dovuto sentire con il pepe al culo. Era evidente che non c'era lui dietro quella macabra faccenda ...

Anderson sopraggiunse in tutta fretta, portandosi una mano sulla fronte alla vista del corpo <<Un altro....maledizione>>

Jackal sputò il mozzicone ai piedi del Presbitero, che non vi badò. Il Magistrato decise di non infierire ulteriormente.

Per quanto lo odiasse, quello sbarbatello di Anderson c'era dentro esattamente come lui, se non di più.

<<Jackal...ho sentito alcuni dei tuoi uomini. Alcuni pensano sia opera dei Filistei>>

Jackal incrociò le braccia e abbassò il capo sistemandosi gli occhiali perché non cadessero.

I Filistei. Il Lato Oscuro della Repubblica. A questo non aveva ancora pensato.
Girava voce tra la gente che la Repubblica di Tiatira disponesse di un'unità di mercenari dalle altissime capacità combattive, che generalmente sfruttava per omicidi e altri lavori “sporchi” che non potevano essere risolti con qualche sfarzosa cerimonia ufficiale in Senato.

Jackal concluse che anche quell'ipotesi era da scartare
<<E perché mai la Repubblica dovrebbe concentrarsi su di noi ? Se avessero scoperto l'affare delle tangenti di Malachia, o meglio avessero delle prove in mano, a quest'ora Armagh sarebbe a ferro e fuoco...oltretutto non vedo perché avrebbero dovuto inviare i loro cani migliori per bersagli di così poco conto>>

Anderson annuì
<<Quindi pensi si tratti di un pazzo assassino che uccide senza scopo....solo per il
piacere di farlo ?>>

Jackal si levò gli occhiali rivelando due occhi scarlatti. Guardò dritto il Presbitero che tuttavia non distolse lo sguardo
<<No. Questo bastardo non è mosso da qualche tipo di morboso senso della carneficina. Uccide per rancore, per vendetta. Lui odia i Nicolaiti, tutti, dal primo all'ultimo. Se si trovasse di fronte me, te la Principessa o un Novizio di dieci anni non credo farebbe differenza. Sarebbe un Nicolaita, un nemico, qualcuno da eliminare ad ogni costo>>

Anderson sentì un brivido scorrergli dietro la nuca. Odiava ammetterlo, ma in quei frangenti, forte della sua esperienza, Jackal si dimostrava fin troppo efficiente nelle sue deduzioni.

Stanze degli Ospiti, Fazenda di Medellin

Dante sbuffò annoiato, gettandosi su un divano.

Aveva rischiato di finire a lavorare a vita in quel posto, se non fosse stato per Padre Albert.

Lo stesso Padre Albert che ora molto probabilmente era in preda ai sollazzi con le “pecorelle” dei vari postriboli della Fazenda.

Quando avevano incontrato Charlie Mendez, il “Jefe” li aveva fatti accomodare e si era allontanato quasi subito a parlare in privato con Logos.

A quanto pareva Logos doveva aver presentato argomenti piuttosto convincenti, se gli erano state assegnate quelle stanze così lussuose ...

Un'unica camera con sei letti, un divano e completamente arredata. La Stanza degli Ospiti della Fazenda non avrebbe stonato nel Vecchio Mondo, nonostante fosse di recente edificazione.

Daphne aveva dato solo un rapido sguardo alla camera, prima di partire fulminea alla volta dei negozietti (specialmente quelli che vendevano cibo) che sorgevano un po' ovunque in quella specie di piccolo universo di vizi e divertimenti più o meno ambigui ...

E così Dante ora era da solo, in quella bella stanza, senza niente da fare. Si domandò se Daphne avrebbe tentato di scappare. Considerando che le sentinelle della Fazenda non lasciavano uscire nessun “ospite” (di riguardo o meno) senza il permesso di Charlie Mendez in persona, lo spadaccino escluse da subito quella possibilità.

La porta della stanza si aprì e un Padre Albert decisamente rilassato e a tratti un po' brillo la attraversò, seguito da Daphne, che aveva un'espressione di sofferta sopportazione stampata sul bel viso

<<She kisses me and she holds me tight

And tells me, "Daddy, everything's all right"

That's why I know, yes, I know

Hallelujah, I just love her soooooooooooooooo !!
>>

Si mise a cantare all'improvviso il sacerdote. Daphne scosse la testa seccata

<<Nota per il futuro: mai – lasciare – da solo – il prete>>

<<CAN YOU PLEASE GIVE ME AN HALLELUHJAAAAAHA ?

WAAAAAA I FEEL GOOD !
>>

Albert prese a inscenare una specie di balletto, mentre Dante si coprì gli occhi per la vergogna e Daphne pareva sul punto di vomitare

<<Ha bevuto così tanto ?>> domandò il ragazzo

Daphne fece spallucce
<<Non so. Stavo tornando qui, quando l'ho trovato in mezzo alla strada con in mano due reggiseni ad urlare “Ho visto la luce !” o qualcosa del genere>>

Qualche istante più tardi anche Logos entrò nella stanza. Alla vista delle condizioni del prete scosse la testa divertito
<<Ma quando ti deciderai a crescere, pretino pervertito da quattro soldi ?>>

<<AAAAAH LOGOS AMICO MIO ! PERCHE' PARLI COSì ! AMA IL PROSSIMO TUO COME .....credo....di aver bisogno del....>>

Senza altre parole, Albert si diresse a tutta velocità verso il bagno portandosi una mano alla bocca

Ci volle circa un'ora, ma quando ne uscì aveva ripreso il suo comportamento abituale ....

<<Allora Logos ? Che dice Charlie ?>>

Daphne lo osservava quasi scandalizzata. Dante e Logos erano entrambi abituati a quell'incredibile capacità di ripresa, anche se non mancava di stupirli ogni volta.
Logos si sedette accendendosi una sigaretta, estraendola da un pacchetto di rarissime American Spirits.

Erano una gentile offerta del caro vecchio zio Charlie, che come aveva appena avuto modo di constatare era degno della sua fama di serpente a sonagli
<<Dice che se vinciamo una piccola scommessina che ho fatto, è disposto a darci un furgoncino con tutti gli annessi e i connessi...oltre ad una buona dose di provviste>>

Dante si lasciò sfuggire un grido di gioia, ma Daphne lo zittì immediatamente con un gesto della mano
<<Che succede se vince lui ?>>

Logos si grattò il capo con fare leggermente titubante
<<Niente di che...dovremmo servire come schiavi nella Fazenda a vita>>

<<NOI DOVREMO COSA ?!>> esclamarono Daphne e Dante all'unisono

Albert invece sorrise con l'aria di chi la sapeva lunga
<<State calmi, stupidi. Logos sa quello che fa. Basterà solamente darci dentro a suon di pugni e....>>

<<Ehm..>>
Logos guardò il prete con un sorriso leggermente nervoso. Gli occhi del sacerdote ora rassomigliavano quelli di una belva pronta ad attaccare

<<TU....gli hai detto che volevi scommettere su un incontro di combattimento, VERO LOGOS ?>>

<<Beh, a dir la verità no. Mi ha proposto di puntare su una corsa, così ho accettato>>

Albert prese una piccola lampada da un comò e la scagliò contro Logos, che la schivò appena in tempo

<<TU EMERITA TESTA DI CAZZO HAI FATTO COSA ?!? IO TI STRANGOLO ! TI SCOMUNICO ! TI FACCIO PROVARE L'EUCARESTIA DAL BUCO DEL CULOOOOOOOOOOOOOOOO>>

Dante pareva sull'orlo delle lacrime....era proprio destinato a nascere schiavo e morire da schiavo. Daphne era troppo intontita per ribattere, sperando in cuor suo che stesse solo facendo un brutto sogno.

Logos dal canto suo manteneva la sua aria di placida indifferenza
<<Ma su, andiamo...ho preso le mie precauzioni>> esclamò con tono conciliante
Albert ora era la personificazione della Bomba all'Idrogeno

<<COSA – INTENDI – DIRE ?!>

<<Beh, ho scommesso su di lei, dopo averla iscritta>> disse in un soffio Logos, indicando con un cenno Daphne.

Ciò che seguì furono urla e schiamazzi da parte di tutti o quasi.

Daphne in un primo momento si costrinse a convincersi di aver capito male.....no, quell'idiota non poteva davvero aver....

Guardò Logos. Un placido sorriso rispose al suo sguardo
<<PEZZO DI CRETINO! TI SEI DIMENTICATO CHE NON HO UNA MOTO ?! E NON PENSI CHE SAREBBE STATO MEGLIO AVVERTIRMI PRIMA ?!>>

La ragazza iniziò a prenderlo a pugni con furia assassina

<<CALMA, ci lasceranno usare una delle loro...>>

<<CHE SE SIAMO FORTUNATI AVRA' UNA BOMBA NEL MOTORE ! E POI CHE DIAVOLO TI SALTA IN MENTE ?! TI SEMBRO UNA PILOTA FORSE ?!>>

<<EHI ! MA IERI NON HAI FORSE DETTO CHE SEI LA MIGLIOR MOTOCICLISTA DEL MONDO ?>> urlò Logos, tentando di ripararsi dall'attacco inferocito della donna

<<MA CHE VUOL DIRE ! SONO COSE CHE SI DICONO ! E POI IN QUELLA CAZZO DI CORSA GAREGGIANO BOLIDI CON TANTI CAVALLI QUANTI SONO I GRANELLI DI SABBIA DI SARDES ! E come se non bastasse.....quella gara di merda è TRUCCATA !>>

Albert si distese su uno dei letti della camera, esausto
<<Oramai quello che è fatto è fatto, dovremo tentare di fare un pò di casino domani e scappare approfittando della confusione...non ci sono altre soluzioni>>

Alla fine i quattro, provati dal lungo viaggiare e dalle interminabili discussioni, imitarono il Prete e si buttarono sui letti, dormendo come se non aspettassero di fare altro da giorni.

Durante la notte, tuttavia, Logos si alzò ed uscì dalla stanza.

Strade di Armagh, Tiatira

Yzarc e il Magistrato con il drago tatuato sul volto stavano muovendosi a passo spedito per le vie della città.

Il Magistrato faceva strada.

<<Allora.....sei SICURO di ricordarti bene dove lo hai trovato ?>>

Domandò Yzarc impaziente.

Il Magistrato ripercorse mentalmente gli ultimi eventi.

Si erano separati dal Presbitero Anderson quando quest'ultimo aveva ricevuto una chiamata riguardante un nuovo caso di omicidio, così avevano pensato di girovagare un po' per la città prima di ripartire.

Come al solito, Yzarc aveva trovato un angolo comodo d'asfalto e si era messo a dormire, mentre lui aveva cercato qualcosa da mettere sotto i denti.

Mentre si era avvicinato ad un chiosco, aveva trovato uno strano oggetto albergato da una fosforescente luce bluastra. Trovandolo insolito, pensò bene di mostrarlo al suo superiore.

Saltava fuori che quello strano coso era una “Bioelectric Cell”, una specie di ricarica per moduli Biomod.

La cosa al Magistrato non diceva assolutamente nulla, ma pareva aver agitato parecchio il Principe.

Yzarc sapeva bene che c'era solo una persona al mondo a fare uso di quella tecnologia, quella stessa persona a cui stava dando inutilmente la caccia da fin troppo tempo.

<<Assurdo...eppure secondo le informazioni da Antiochia avrebbe dovuto trovarsi ad Efeso ! Dopo quasi un anno di ricerche....è mai possibile che la dea bendata gli abbia finalmente voltato le spalle ?>> sbottò frustrato il Principe dalla Maschera di Ferro...

I due si fermarono nella piccola piazza dove il Magistrato aveva rinvenuto l'oggetto.
L'ora era tarda, ed erano soli....o così credevano. Qualcuno gli stava osservano a loro completa insaputa.

Solomon, appostato su una piccola terrazza, come sempre completamente celato all'occhio umano, sorrise divertito.

Yzarc scrutava in ogni dove aldilà della sua maschera di ferro, alla ricerca di una traccia o di qualche altro tipo d'indizio, mentre il Magistrato lo guardava perplesso.

<<....E così questo è Yzarc, il mio “erede”....francamente mi aspettavo qualcosa di più>> sussurrò Solomon, inudibile ai due grazie alla sua posizione di favore.

La sua piccola esca aveva funzionato a meraviglia.

Ma non conveniva ucciderli ora. Senza dubbio avrebbe dovuto combattere seriamente e questo con ogni probabilità avrebbe compromesso la sua vera missione, allontanando il Governatore dalla città.

Inoltre quegli omicidi contribuivano già a rendere la situazione abbastanza complicata, visto che Malachia era entrato in paranoia temendo per la sua stessa vita, nonostante le vittime finora fossero state solo Nicolaiti.

Solomon sorrise di nuovo tra le tenebre del suo mantello. Dopotutto non poteva certo biasimare la sua futura vittima per l'eccessiva prudenza dimostrata...

Avrebbe potuto superare quelle stupide difese senza problemi pur di raggiungere il suo obbiettivo, ma il suo Maestro era stato chiaro....l'elemento discrezione giocava un ruolo fondamentale.

D'altronde il suolo dove si trovava, un secolo prima epicentro della Chiesa, non poteva assolutamente rischiare di venire danneggiato. Il suo Maestro aveva grandi progetti al riguardo.

Solomon osservò il cielo. Era il suo momento della notte preferito, appena prima che le luci dell'alba si potessero cominciare ad intravedere..... una delle rare occasioni in cui poteva ancora percepire gli ultimi residui della sua umanità

<<Hear the ringing echoes in the splitting horizon.....>> mormorò malinconicamente con il suo innaturale timbro metallico

Stanze degli Ospiti, Fazenda di Medellin

Daphne si svegliò qualche ora dopo.

Si sentiva stranamente tranquilla, come se la prospettiva di quella gara fosse solo un lontano e tremendo miraggio...

Accarezzò teneramente il viso di Dante, ancora addormentato, e osservò con un'espressione di profondo disgusto Albert, che sembrava aver passato la notte a pomiciare con il cuscino e ora continuava a ronfare della grossa.

Notò che le luci dell'alba erano ancora lontane, e quando vide che il letto di Logos era vuoto, si alzò per controllare dove fosse finito.

Logos se ne stava solo sul terrazzo della camera a contemplare il cielo ottenebrato. Aveva in volto un'espressione indecifrabile.

Lei si domandò se non avesse esagerato con i pugni, la sera prima, e lo raggiunse
<<Sai, sei il primo uomo che conosco che non si è fatto prendere dagli ormoni subito dopo avermi incontrata>> sussurrò la ragazza, e Logos, voltandosi all'udirla, sghignazzò sonoramente.

<<Beh, dovrei sentirmi onorato o offeso ?>>

Lei socchiuse gli occhi
<<Dipende....sei sicuro che ti piacciano le donne ?>>

Logos sorrise nuovamente
<<Si, ne sono sicuro. E non è che la tua bellezza mi lasci indifferente, è solo che...>>

<<C'è una lei, giusto ?>>
Un lampo verde attraversò per un istante gli occhi di Daphne, ma Logos non se ne accorse.

L'uomo assunse un espressione quasi turbata, decisamente rara a vedersi in un tipo come lui
<<Ora dovrò iniziare a credere che sia tu quella che sa leggere nel pensiero....comunque, diciamo di si. C'è una lei>>

Daphne camminò lentamente in tondo, pronunciando ogni parola ad ogni passo che compiva e tenendo le mani serrate dietro la schiena.

I suoi movimenti erano lenti e irregolari, come quelli di una bambina in preda alla curiosità, ma dotati di una certa grazia
<<è ammirevole....da un certo punto di vista....credere nell'amore in un mondo come questo, intendo>>

Logos scoppiò a ridere per l'ennesima volta, prima di riprendere parlare con una punta di amarezza nella voce

<<Amore ? No, sei fuori strada. Io lo chiamerei....Destino.

Quella donna....quindici anni fa...mi ha ucciso, e da quel momento è diventata il mio Destino>>

Daphne incrociò le braccia scuotendo il capo

<<Riesci a fare un discorso comprensibile anche per noi comuni mortali ogni tanto ?>>

<<Potrei>> Logos guardò profondamente il cielo <<Ma sarebbe noioso, non trovi ?>>

Daphne mostrò all'uomo il palmo della mano. Reggeva un piccolo cilindro di metallo
<<Hai detto che questa è il nostro “diavolo”, giusto ? Non ho ancora capito che cosa intendevi....o erano solo frasi messe a casaccio ?>>

Logos scosse il capo
<<Io e il prete abbiamo una specie di legame, eravamo entrambi consapevoli che prima o poi le nostre strade si sarebbero nuovamente incrociate, e ho ragione di credere che Dante seguirebbe quel pervertito perfino nel cuore degli inferi.

Ma per te è diverso. Seguendomi, tu dovrai essere come Giobbe. Dovrai aspettarti di perdere tutto quello che hai senza avere certezza alcuna che ti verrà restituito, e avrai sempre quel proiettile vicino a te.

Quel proiettile con cui io ti ho colpita rappresenta un valido motivo di vendetta. Ma sopratutto, una buona scusa per pensare “Ne vale davvero la pena ?”

Credo che sia la stessa cosa che il Diavolo avrebbe dovuto domandare a Giobbe nel momento più atroce delle sue sofferenze. “Ne vale davvero la pena ?”

....la tua risposta a questa domanda, un giorno, determinerà il risultato della mia scommessa>>

Daphne avvicinò il suo viso a quello di Logos
<<E secondo te....ne vale davvero la pena ?>>

Lui rispose al suo sguardo con un'espressione triste e divertita al tempo stesso
<<....dipende. Ti resta ancora qualcosa da perdere ?>>

Daphne rise sarcasticamente, voltandosi
<<A parte la vita ? Che domanda idiota. In un mondo finito, che cos'altro resta ?>>

Logos tese una mano alla ragazza
<<....credere>>

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CAPITOLO 8: Overkill, Warm-up, Circus !



“Circus”, Fazenda di Medellin

<< SIGNOREEEEEEEEEEEEEE E SIGNORIIIIIIIII BENVENUTI AL CIRCUS !! >>
La scena era surreale.

Praticamente tutta la popolazione e gli ospiti della Fazenda erano accorsi a quella che pareva essere stata, un tempo ormai lontano, un'enorme pista d'atterraggio.

In alto, su quello che pareva una squallida e palese imitazione del posto d'onore degli Imperatori Romani nel Colosseo, Charlie Mendez si sfregava avidamente le mani, impaziente che lo show iniziasse.

Alla sua sinistra in quella specie di tribuna d'onore sedeva una ragazza vestita di bianco, con un ciondolo a forma di farfalla e due strani fucili alla cintura.

Charlie le rivolse la parola. Come lei potè facilmente constatare, era parecchio ubriaco

<< ALLORA ! Señorita May! Che ne dice del Circus, mica male eh ? Scommetto che giù a Tiatira queste cose non ve le sognate neppure >>

May si sistemò i capelli con una certa freddezza << Un pò troppo assordante, per i miei gusti >>

Charlie rise. Probabilmente non aveva nemmeno sentito la risposta. Risposta che comunque non si aspettava.

May lo guardò gelida, senza ne disprezzo ne segno di altri sentimenti negli occhi
<< La....la...la >> sussurrò, udibile solo a se stessa, mentre accarezzava i suoi fucili.

Daphne, Albert e Dante stavano girovagando nel garage in prossimità del paddock da quasi due ore.

<< Non puoi prendere una moto qualsiasi ? Tanto non devi per forza essere la più veloce per il nostro piano.... >>

<< Chiudi il becco ! Sono sicuro che è qui, da qualche parte.... la mia piccola Helade mi sa chiamando, rivuole la sua amata Daphne.... dev'essere un segno del destino che io sia ritornata qui con la possibilità di ritrovarla >>

<< Elade ? >>

<< HELADE ! SI PRONUNCIA ELEID, PRETE IGNORANTE ! >>

Albert e la ragazza ripresero a battibeccare. Dante distolse lo sguardo rassegnato, portandolo su Logos, che stava ancora dormendo appoggiato all'entrata del paddock non lontano da loro.

Nella mattinata avevano studiato quel piano improvvisato nella speranza di evitare un futuro da schiavi e riuscire a guadagnarsi un mezzo di trasporto per levare le tende il prima possibile.

Facile a dirsi, ovviamente, anche perché non avevano idea di cosa potessero aspettarsi da parte degli altri concorrenti, specialmente da quelli sponsorizzati da Charlie in persona.

Dante notò all'improvviso un strano ragazzo dai tratti orientali e i capelli rossi che armeggiava con una valigetta poco lontano da loro.

Gli si avvicinò
<< Ehi ! Sei di Laodicea ? >>

Masi rispose al suo sguardo con una certa risolutezza
<< Ci sono nato, senpai. Ma io sono giapponese, ammesso conti ancora qualcosa in questo mondo >>

Dante annuì. Poteva capirlo, aveva conosciuto molti di quegli uomini di discendenza asiatica nella sua terra natia, e sapeva che con ogni probabilità rappresentavano le ultime persone ancora attaccate alla loro identità nazionale, nonostante tutte le nazioni fossero scomparse cent'anni prima

<< Mi chiamo Dante. Sei un pilota ? >> domandò lo spadaccino

Si strinsero la mano << Masayori Urasawa, ma puoi chiamarmi Masi. No, mi occupo principalmente di computer >>

Dante osservò con fare interrogativo la valigia che l'uomo portava, e notò che doveva trattarsi di una custodia.

Vedendo il suo sguardo incuriosito Masi la nascose dietro di se
<< ..... oh, questa non è niente di particolare, è solo la mia chitarra. Sei assieme a quel prete vero ? >>

Dante annuì
<< Con Padre Albert, il tipo addormentato laggiù e Daphne, la ragazza che dovrà gareggiare tra poco >>

<< AH AH AH >> Dante e Masi si voltarono di scatto. Un ragazzo bruno molto robusto era appena entrato nel paddock con fare baldanzoso, ridendo a crepapelle all'udire il discorso dei due.

Masi lo guardò con profondo disprezzo
<< Non dovresti essere a controllare la macchina, Dominic ? >>

<< Con calma fratellino, ho sentito che qua in giro c'è una mia rivale e ho pensato di... proporgli un giro di prova a due prima della corsa, se capisci cosa intendo ! >>

Dominic si portò una mano sul cavallo dei pantaloni sorridendo con fare eloquente.

Masi lo guardò schifato
<< Non sono fratello tuo e risparmiami le tue misogine battute da preapocalisse >>

Dominic assunse un'espressione corrucciata, come per valutare se l'altro lo avesse appena insultato << Miso... cosa ? >>

<< Lasciamo perdere ... >>

<< YAHOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO !! >>

Un urlo squarciò i timpani di tutto il paddock. Logos si rigirò dalla sua posizione, continuando a dormire.

Daphne aveva appena trovato la sua moto e aveva pensato bene di informare il mondo dell'avvenimento con tutto il fiato che aveva in corpo.

Abbracciò il mezzo come se fosse stato un amante ritrovato dopo milioni d'insidie.

La “Helade”, come testimoniavano le lettere stampate sulla carena, era una moto scarlatta dalle linee sinuose ed eleganti che ne esaltavano l'evidente natura sportiva.

Albert osservò la moto senza mostrarsi minimamente impressionato
<< Questa specie di chewingum alla fragola gigante ci può davvero tirare fuori dai guai ? E sopratutto... sei sicura che non sia stata manomessa ? >>

Gli occhi scarlatti di Daphne guardarono il prete con fare assassino
<< Tu limitati a dire le preghiere, lascia a me la questione della gara... e andremo d'accordo >>

<< EHI ZUCCHERINO ! Certo che hai una bella voce... >>

Dominic si avvicinò ai due. Dante e Masi si guardarono, avevano la stessa espressione di chi fiutava guai in vista.

Albert degnò a malapena di uno sguardo il pilota, continuando a borbottare qualcosa riguardo quella “sottospecie di chewingum”, mentre Daphne si voltò verso di lui.

Dominic si esibì in un sorriso a trentadue denti.

<< Senza rancore, sorellina, ma oggi preparati ad una bella batosta... che vinca il migliore, cioè io, ovviamente >>

Dom tese la mano alla ragazza.

Daphne sorrise dolcemente avvicinandosigli << certo, ti faccio i miei migliori auguri... >>

La ragazza, ignorando la mano tesa del rivale, lo colpì con un deciso calcio nei testicoli.

L'urlo di Dominic fu se possibile ancor più acuto di quello di poco prima
<< E SE MI CHIAMI ANCORA SORELLINA NE ARRIVA UN ALTRO, STRONZONE >>

Dominic sembrò sul punto di replicare, quando un ticchettio proveniente dai suoi pantaloni lo rese alquanto nervoso << O-oh... m-m-erdaaaa... MERDAAAAAAAAAA !! URASAWAAAAAAA !! LA BOMBAAAAAA !! >>

Masi gli si avvicinò tranquillamente, con fare professionale << Stai calmo, se avesse dovuto esplodere lo avrebbe già fatto >>

<< N-ne sei sicuro... ? >> Masi si portò una mano sul mento riflettendo

<< In effetti no, ma non ho nessuna intenzione di controllarti il pacco, quindi se sei destinato a saltare per aria faresti bene a cominciare a pregare i tuoi santi... o passare in infermeria >>

Dominic scappò via come un razzo. Daphne e Albert si limitarono a tornare al lavoro sulla moto senza commenti di sorta, mentre Dante guardò Masi perplesso
<< Ehm... è pazzo o cosa ? >>

<< No. Semplicemente, dopo aver ricevuto una ferita in battaglia, un chirurgo dotato di un perverso senso dell'umorismo gli ha inserito una particolare protesi esplosiva proprio li >>

Dante non credeva alle sue orecchie
<< Vuoi dire che... >>

Masi annuì
<< Ebbene si. Il nostro caro Dominic ha un vero e proprio pacco-bomba nelle mutande >>

Alloggi del Presbitero, Armagh

Anderson guardava se stesso allo specchio da qualche ora oramai.

Quella notte non aveva chiuso occhio.

Sul suo letto, due particolari Katar che erano state le sue armi giacevano ricoperti di sangue.

Da quando Anderson aveva iniziato la sua personale ricerca della verità, aveva giurato a se stesso di non combattere mai più.

Eppure le sue vecchie armi erano li, insanguinate, a testimonianza di un uso recente.

Nessun altro al mondo era in grado di utilizzarle eccetto lui.

Le vittime dei misteriosi omicidi che avevano gettato nel panico Armagh erano state colpite a morte da armi da taglio.

Un terribile quadro si stava pian piano delineando nella mente di Anderson
<< Non riesci a dormire, Presbitero ?>>

Anderson si voltò di scatto.

Un individuo dal corpo ricoperto interamente da bende, con indosso un disadorno cappello e un lurido impermeabile scuro lo scrutava nel buio della sua stanza.

Gli occhi erano completamente bianchi, risaltando in quella strana ombra che Anderson faticava a ritenere un essere umano.

<< Chi sei ? Come hai fatto ad entrare ? >>
L'altro non rispose. Si limitò a continuare ad osservarlo.

<< ... Sei l'autore degli omicidi ? >> domandò Anderson, senza riuscire ad evitare una nota di speranza nella voce, mista all'ansia.

Non ci fu cenno di alcuna risposta da parte dell'altro.

Anderson sembrò sul punto di parlare di nuovo, quando l'individuo levò pigramente un braccio in aria.

Stava indicando lo specchio dove Anderson poco prima aveva osservato se stesso.

Il Presbitero riportò di nuovo lo sguardo sul suo riflesso, e poco ci mancò che non si mettesse a urlare.

Il volto che vide riflesso nello specchio era identico e allo stesso tempo opposto al suo. Era indubbiamente Anderson, i corti capelli castani con la particolare ciocca ingrigita che ne attraversava la fronte, la barba appena accennata ...

Ma con un'espressione di diabolica furia che non gli apparteneva affatto dipinta sul volto.

Il frastuono di un fulmine portò istintivamente il Presbitero a voltarsi di scatto in direzione dell'individuo.

Era scomparso. Sempre ammesso non si fosse trattato sin dall'inizio di un'allucinazione dovuta al sonno o allo stress.

Anderson ritornò a guardare il suo riflesso.

Di nuovo fu sul punto di gridare.

L'immagine nello specchio ora riprendeva perfettamente la sua espressione di terrore, ma sulla sua superficie facevano capolino delle lettere scritte col sangue

L'OCCHIO DI SIVA E' SU DI TE

Anderson si osservò istintivamente le mani, terrorizzato. Erano madide di sangue, esattamente come le sue due vecchie armi.

Questa volta il Presbitero urlò.

Paddock del “Circus”, Fazenda di Medellin

Mancavano pochi minuti alla gara.

E Logos sonnecchiava ancora lontano dai suoi tre preoccupatissimi compagni, che nella fretta dei preparativi si erano completamente scordati della sua parte nel piano, e di conseguenza, di lui.

L'uomo fu svegliato da un violento scossone
<< Ehi stronzetto, ti conviene muovere il culo >>

Logos aprì gli occhi, alla ricerca della fonte di quella voce catramosa e rauca che lo aveva svegliato.

Nell'istante in cui vide quell'uomo, seppe subito che si trattava davanti ad un tipo tutto particolare.

Doveva essere abbastanza vecchio, ma dotato di una figura carismatica che ne mascherava l'età effettiva.

Aveva lunghi capelli in parte brizzolati e una particolare barba che si univa alle basette, ricoprendo il ghigno che faceva sagacemente capolino sul volto rugoso.

La prima impressione di Logos fu quella di trovarsi di fronte ad un pirata, e non un qualsiasi predone che aveva preso il mare, ma proprio una di quelle storiche figure dell'immaginario collettivo del preapocalisse.

L'uomo gli strinse la mano e lo alzò di peso da terra. Aveva una certa forza, a confermare che l'età non poteva nulla confrontato al suo carattere deciso

<< Sei con quel gruppetto, vero ? Con la bionda in moto, il prete e lo spadaccino >> domandò quello strano tizio.

Logos questa volta notò, oltre alla catramosa tonalità vocale del suo nuovo amico, un vago accento che poteva solo dirsi britannico. Si trovava di fronte ad uno degli ultimi veri inglesi rimasti al mondo.

<< Chi sei, vecchio ? >> Domandò.

L'altro, alla parola “vecchio” scrutò con fare divertito il ragazzo
<< Chi pensi che sia ? Un tassista ? O un musicista rock'n roll ? Sono quello che controlla il paddock. Una volta correvo, ma ora la mia carriera non importa niente più di questo... >>

Sputò per terra, e con un gesto vago indicò uno dei box << ...Faresti bene a raggiungerli, comunque. Manca poco all'inizio della gara >>

La gara... se ne stava quasi per dimenticare. Logos si allontanò velocemente, salutando con un cenno quell'uomo così strano. Ma a metà strada si voltò. Voleva sapere una cosa << Come ti chiami, vecchio ? >>

L'altro sbuffò divertito all'udire nuovamente quell'aggettivo... ”vecchio” ...che razza di arrogante pezzo di merda, quel soldo di cacio. Non poté fare a meno di trovarlo simpatico << Ian, stronzetto. Ian e basta >>

Logos annuì << Ok, Ian-e-basta. Ti devo una birra >>

Ian si esibì semplicemente in una sfrontata parodia di un saluto militare. Quando Logos si fu allontanato, scosse la testa divertito prima di ritornare al suo lavoro
<< Un vero e proprio Asso di Picche, quello stronzetto >>

Box “Infernus”, Cirucs della Fazenda

Dom stava effetuando i controlli di rito alla sua Infernus.

Una macchina nera come la notte, bassa e meno appariscente di quello che ci si sarebbe aspettati da un tipo come lui.

Glie l'avrebbe fatta pagare, a quella cazzo di motociclista.

Osservò le tribune. Nonostante la distanza, notò senza troppe difficoltà Masayori che armeggiava con la sua custodia, estraendone un grosso fucile PSG-1 non visto dal resto della platea.

Dominic scosse il capo rabbiosamente. Non era uno stinco di santo, ma gli piaceva vincere seguendo le regole. Lui era il migliore in ogni caso, non aveva bisogno di quei trucchetti da quattro soldi.

Ma le regole, in quel posto del cazzo, le dettava Charlie Mendez, e Dominic sapeva che non avrebbe rinunciato alla sua “assicurazione” per nulla al mondo.

Se non altro quel giorno avrebbe potuto correre liberamente, senza dover inscenare qualche sbandata o altre stronzate da stuntman.

Dominic era il miglior pilota del Circus, su questo non c'era alcun dubbio, e com'era naturale le scommesse erano quasi sempre in suo favore.

E quel “quasi” era determinato dal fatto che spesso Charlie lo obbligava a perdere di proposito.

Dominic non poteva opporsi. Sapeva che se lo avesse fatto, Masayori avrebbe fatto il suo lavoro e lui avrebbe perso comunque. Se Charlie diceva di perdere, allora avrebbe perso, che gli piacesse o meno.

Non valeva la pena fare storie, infondo poteva correre e avere completa autonomia sul suo veicolo. Rappresentava una sorta di “Campione” in tutta la Fazenda, con tutti i privilegi che questo titolo comportava, e questo gli bastava.

Dominic era un tipo molto orgoglioso, ma non era di certo uno stupido... se si voleva vivere nella bambagia in un mondo come quello, qualche compromesso e qualche rospo da ingoiare erano il minimo.

Box “Helade”, Circus della Fazenda

Daphne tremava. Di rabbia e sopratutto di nervosismo.

La sua Helade era apposto, come aveva avuto modo di controllare, ma sapeva bene che la situazione era lungi dal potersi definire tranquilla.

Conosceva bene come funzionavano quelle corse, e ne aveva discusso quella mattina con gli altri

<< Hai sistemato l'auricolare ? >>

Domandò Albert, distraendola momentaneamente dai suo pensieri. Daphne si limitò a mostrare il pollice verso l'alto come segno d'assenso. Il prete annuì convinto, sistemandosi un apparecchio identico all'orecchio.

La ragazza aveva sgraffignato alcuni di quei cosi al paddock sotto ordine di Logos, così che i quattro si fossero potuti mantenere in contatto anche dopo il caos che si sarebbe venuto a generare durante la corsa.

E sopratutto un modo per rivelare in modo rapido dov'era posizionato il cecchino di Charlie Mendez.

Dante era già sugli spalti, girando tra l'indifferenza generale e setacciando l'aera alla ricerca della posizione ideale per fare del tiro a bersaglio.

Il piano era molto semplice. Albert avrebbe seguito dal box i movimenti di Daphne, Dante tentato di eliminare il cecchino e Logos combinato qualche casino che distraesse l'attenzione generale, quindi avrebbero preso uno dei camioncini del paddock e levato le tende approfittando della confusione.

Un piano semplice, dove molte cose potevano andare storte, ma anche l'unica possibilità che avevano di evitare la Schiavitù.

Pianura a sudest della Fazenda, Tiatira

<< Ci siamo, Signor Aster. Il punto di recupero è questo >>

Il pilota dell'elicottero effettuò un tranquillo atterraggio.

Il velivolo era merce più unica che rara a quei tempi, sopratutto lontano da Antiochia.

Aster osservò sua sorella, che rispose al suo sguardo sorridendo.

Era un uomo alto, possente, con un'enorme spada alle spalle e un particolare braccio meccanico << Va bene. Ora non ci resta che aspettare >> disse a bassa voce senza distogliere lo sguardo dalla sorella.

La ragazza gli strinse il braccio rimastogli con affetto << Pensi che la sorellona avrà dei problemi ? >>

Aster scosse il capo, sorridendo conciliante << non è nulla che May non possa gestire >>

Sua sorella rise di cuore, come se le parole del fratello bastassero per eliminare ogni preoccupazione. Aster tuttavia non aveva mentito. La “Sorellona”, come lei la chiamava affettuosamente, non aveva mai fallito e non avrebbe certo iniziato a farlo ora.

Il suo istinto tuttavia lo avvertiva che qualcosa non andava, ma qualcosa che non aveva nulla a che fare con la missione di May. Da quando aveva lasciato Armagh aveva una brutta sensazione addosso.

Malachia si era limitato a dare loro le direttive, evitando accuratamente di menzionare gli omicidi che stavano affliggendo la sua città.

Come se loro, i Filistei, non ne fossero già a conoscenza...

La Repubblica non era poi così sprovveduta come molti pensavano. Sapevano benissimo che Malachia era nel taschino dei Nicolaiti, e il solo motivo per cui non era ancora stato terminato era perché avrebbe potuto rappresentare un'ottima fonte d'informazioni sulla figura di Jezebel.

La Principessa senza volto, la chiamavano così al Quartier Generale di Costantinopolis, poiché era l'unica Nicolaita, ad eccezione dei fantomatici “Magi” che nessuno pareva aver mai visto.

C'era addirittura gente che dubitava della sua effettiva esistenza, e Malachia forse avrebbe potuto inconsapevolmente svelare quel mistero, dando loro un notevole vantaggio in quella guerra silenziosa che si combatteva oramai da quasi sessant'anni, da quando la Repubblica di Tiatira era stata fondata reclamando l'indipendenza dal regime Nicolaita.

E poi, una volta risolta quella faccenda ad Armagh, avrebbe potuto pensare a Solomon.

Aster si costrinse ad osservare la protesi al braccio con malinconica rabbia. La cocente sconfitta che aveva subito da quell'essere inumano bruciava ancora dentro di lui. Al tempo Solomon era ancora un Principe Nicolaita, e Aster aveva cercato inutilmente di eliminarlo.

E ora il Senato chiedeva una specie di alleanza proprio con quell'individuo.
“Il nemico del mio nemico è mio amico” pensò con una smorfia di disgusto Aster.

Solomon attualmente rappresentava più un problema per i Nicolaiti che per la Repubblica, o così sembrava.

Se Tiatira avesse potuto contare su un alleato così prezioso, sia in termini di conoscenze che di potenza, non era da escludere che l'organizzazione fondata ai tempi dell'Apocalisse avrebbe potuto finalmente capitolare.

Ma Aster non si sarebbe mai fidato di Solomon, e non perché gli aveva portato via un braccio e sconfitto in combattimento con una facilità disarmante.....ma perché in cuor suo sapeva per certo che quell'essere non poteva definirsi umano.

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CAPITOLO 9: Shooting (& Running) Messiah !



<< Daphne mi senti ? >>
La voce di Albert arrivò alla ragazza tramite l'auricolare.

Erano sulla griglia di partenza. A parte lei, c'erano solo altre due moto a concorrere.

Bisognava essere completamente pazzi per sfidare con una due ruote quei bolidi spaventosi che si annunciavano minacciosamente tramite i ruggiti del motore, quasi si fosse trattato di bestie selvagge.

Daphne guardò alla sua destra, verso la macchina che “ruggiva” di più. L'Infernus nera di Dominic.

Il pilota indicò se stesso e poi lei di rimando con fare minaccioso.

Bisognava essere completamente pazzi...
ma con un sorriso si disse che lei lo era a sufficienza

<< DAPHNE, MALEDIZIONE, TI VUOI DECIDERE A RISPONDERE ?! >>

Ci mancò poco che quell'urlo non la facesse cadere dalla moto dallo spavento
<< Senti prete, odio dovertelo dire ma ora non posso giocare al dottore telefonicamente con te, nel caso tu non te ne sia reso conto ho bisogno di un pò di CONCENTRAZIONE quaggiù >> sibilò con odio la ragazza.

Albert non replicò. Non era il caso di farla alterare più del dovuto.

Il sacerdote era in uno dei box ai lati della pista.

Osservò con un piccolo binocolo gli spalti << Dante a che punto sei ? Lo hai trovato ? >>

Dante scosse la testa d'inconscio, dimenticando che non poteva essere visto dal prete da quella distanza << No, niente da fare. Suppongo che dovremo aspettare che inizi a sparare per trovarlo >>

Albert imprecò. Non ci voleva, ma probabilmente era l'unica cosa da fare e se l'era aspettato... d'altronde non conveniva agire senza avere la certezza di aver tolto di mezzo quel fattore scomodo << Logos, sei in posizione ? >>

Nessuna risposta. I tre sudarono freddo nel medesimo istante
<< LOGOS, accidenti, vuoi RISPONDERE ? >> ripeté il prete.

Di nuovo silenzio.

Daphne sentì una fitta di panico insinuarsi dentro di se. Ecco fatto, il loro presunto “leader” gli aveva piantati in asso o si era fatto beccare.

<< Ti ricevo forte e chiaro Albert >>

Era la voce di Logos. Un sospiro di sollievo e quella sensazione opprimente abbandonò Daphne di colpo.

Albert era a sua volta sollevato
<< Brutto bastardo, vedi di rispondere subito la prossima volta... stavo per farmela addosso, e sai che le tuniche sacerdotali non si trovano facilmente di questi tempi. Sei in posizione ? >>

Logos assentì con freddezza.

Si trovava in piedi su una delle impalcature della platea, da cui la cima della vecchia Torre di Controllo di quella ex-base aerea risultava particolarmente visibile
Logos armeggiò con il tamburo della sua Colt. D'improvviso esso venne pervaso da una lieve luce fosforescente.

Quella sarebbe stata un'ottima occasione per testare le funzioni “Divine” della sua nuova arma << Io sono pronto. Attendo il tuo segnale, prete >>

Albert si sedette all'interno del box. Le sue seguenti parole furono pronunciate con una voce fredda e carica di decisione, come se avesse mentalmente ripassato quel piano milioni di volte << Molto bene. Temo che dovremmo far procedere la gara almeno per qualche giro, giusto per dare il tempo al cecchino di uscire allo scoperto... possiamo occuparci degli altri sgherri senza troppe difficoltà, ma se ci dovessimo trovare uno sniper in libertà d'azione non penso faremmo molta strada.
Quindi mia cara signorina, vedi di non farti disarcionare prima del tempo... >>

<<Tu lascia fare a me>> esclamò fermamente Daphne

<< ... Dante, una volta che il tiro a segno inizierà dovrai rendere il cecchino inoffensivo, senza fare rumore ... >>

<< Non si preoccupi Padre, è anche per questo che preferisco l'arma bianca >> Dante accarezzò il fodero della sua katana.

<< ... per ultimo, Logos, dovrai scatenare i tuoi fuochi d'artificio per creare abbastanza casino da consentirci di scappare. Io prenderò uno dei camion al paddock, hanno abbastanza spazio per portare anche la moto di Daphne al loro interno e cosa ben più importante una buona dose di carburante... non avremmo troppi problemi a raggiungere il deserto dal circuito.

Daphne, tu devierai allontanandoti dalla pista per raggiungerci, mentre voi due dovrete muovere i vostri culi il più velocemente possibile nei pressi del paddock subito dopo che i “fuochi” avranno iniziato lo show. Chiaro ? >>

<<Ricevuto>> rispose Dante.

<< Un lavoretto “no-problem” >> esclamò Logos.

Daphne accarezzò l'acceleratore, mentre poteva percepire sempre di più l'adrenalina scorrergli nelle vene << Let's Dance ! >>

Armagh, Tiatira

Yzarc, con il Magistrato nelle sue immediate vicinanze, stava scrutando l'area per l'ennesima volta.

La sua frustrazione aveva raggiunto livelli insopportabili.

Per tutta la notte non avevano fatto altro che cercare anche un solo altro minuscolo particolare che li potesse mettere sulle tracce di Solomon.

Fatica sprecata. Il Magistrato, oramai stremato, quasi si pentiva di aver trovato quel dannato oggettino blu che gli era costato tutti quegli ennesimi sforzi inutili.

Una ragazza attraversò la piazza, incrociando inavvertitamente la figura della maschera di ferro del Principe.

Il suo fare altezzoso era molto diverso da quello tipico del resto della popolazione, nonostante dall'aspetto non sembrasse niente di più che una delle tante vittime di quel mondo crudele.

Posò il suo sguardo su Yzarc e il Magistrato
<< E voi... che razza di fenomeni da baraccone sareste ? >>

Il Principe la guardò aldilà della maschera senza mostrare nessun sentimento, il Magistrato parve sul punto di urlare qualcosa ma con un cenno del capo il suo superiore gli fece capire immediatamente che doveva zittirsi.

Yzarc incrociò le braccia e rimase ad osservarla impassibile << Qual'è il tuo nome, donna ? >>

Lei aprì la bocca con fare offeso, come se un simile rifiuto non fosse nemmeno degno di rivolgerle la parola senza prima dover inginocchiarsi << PER TUA NORMA E REGOLA, Zotico idiota mascherato, IO sono Madame Rosy, importante collaboratrice del Governatore nonché futura moglie del Senat... >>

Yzarc lanciò in aria la sua moneta, per poi riprenderla al volo senza allontanare lo sguardo dalla donna.

Non riteneva neppure il caso di consultare il risultato, la sentenza per quella spocchiosa arrogante l'aveva già designata senza bisogno di interpellare la dea bendata.

Fu così rapido che il Magistrato stentò a seguirne ogni movimento.

Dal polso sinistro del Principe fuoriuscì un vero e proprio cappio di tendini muscolari, che andò ad avvolgersi attorno al collo di una Rosy terrorizzata.

Un rumore sordo e agghiacciante, e l'esile collo di quella che era stata Madame Rosy si spezzò, così come la sua vita. Il tutto era avvenuto in pochi istanti.

Yzarc consultò la sua moneta aprendo il palmo della mano. Era sul lato della maschera della tragedia.

Aldilà della sua di Maschera, il Principe sorrise. A quanto pareva, nemmeno la Sorte provava pietà per quella megera

Circus, Fazenda di Medellin

<< FANCULO ! CAZZO CAZZO CAZZOOOO !! >>

Daphne stava evitando in tutti i modi le sportellate dei rivali, tentanto allo stesso tempo di proseguire ed evitare i primi proiettili che avevano già colpito gli altri motociclisti.

Lei era l'ultima centaura rimasta in mezzo ad alcune automobili
<< Potresti gentilmente evitare di urlare come una PAZZA ? >> sbottò Albert nell'auricolare << STA ZITTO CRETINO, NON VEDI IN CHE SITUAZIONE DI MERDA MI TROVO ?! >>

<< SE CONTINUI A GRIDARE COME CAZZO FACCIO A SAPERE SE DANTE HA TROVATO IL CECCHINO ? >>

<< GUARDA CHE QUELLO CHE GRIDA QUI SEI TU ! E SE E' QUELLO CHE TI PREOCCUPA, SAPPI CHE ALMENOCHE' NON CE NE SIANO DUE ALLORA DANTE LO STA' ANCORA CERCANDO >>

Dante allontanò l'auricolare dall'orecchio, disperato. In verità aveva intuito il sordo suono degli spari attutito dal silenziatore, nonostante fosse quasi del tutto sovrastato dai rumori degli spettatori e dei concorrenti.

Ma era quasi certo che se Albert e Daphne non avessero cominciato ad urlare a quest'ora lo avrebbe già messo fuori combattimento da un pezzo, era abituato a sfruttare i suoi sviluppati sensi per individuare il proverbiale ago nel pagliaio.

Mentre si guardò ulteriormente attorno, notò una familiare capigliatura rossastra fare capolino da un piccolo posto nascosto poco sotto le postazioni.

Masi, non poteva essere che lui.

Dante gli si avvicinò guardingo. Come aveva intuito, si trattava del giovane asiatico.. che sotto una strana coperta reggeva quello che poteva essere solo un fucile PSG-1.

Lo spadaccino fu rapido e silenzioso. Con un colpo secco della parte non affilata della lama Masi era KO.

<< La tua “chitarra”... eh ? Beh, oggi mi sa proprio che il concerto è finito. Padre Albert, mi sente ? >> disse Dante risistemandosi l'auricolare.

<< Ti sento >> rispose il sacerdote.

<< Il cecchino non potrà vedere la fine della corsa >>

<< BRAVISSIMO DANTUCCIOOOOO !!! >> urlò Daphne che nella frenesia quasi perse il controllo della sua Helade.

Albert sospirò sollevato << Ok, perfetto. Logos, sai cosa devi fare >>

Logos fino a quel momento era rimasto in ginocchio nella sua postazione ad occhi chiusi, reggendo la pistola ancora albergata da quella strana luce << Molto bene prete. Che ne dici di fare una piccola “messa”, come ai vecchi tempi ? >>

Albert ghignò mentre estraeva il rosario che portava sempre con se.

Era passato davvero molto tempo << ...In nomine patris... >>

<< Et filii... >> proseguì Logos

<< ET SPIRITUS SANCTI! >> terminò con enfasi il prete.

Logos prese la mira osservando la Torre di Controllo, i brillanti occhi verdi illuminati da quella luce innaturale proveniente dalla Colt << Amen ! >>

Un proiettile intriso di quell'energia eterea che albergava nella pistola si diresse a tutta velocità verso il suo bersaglio lasciandosi dietro una scia abbagliante, quasi si fosse trattato di una piccola cometa.

L'impatto tra la minuscola pallottola e l'enorme struttura che era sopravvissuta all'Apocalisse ed un intero secolo successivo alla stessa fu qualcosa di devastante.

La luce venne irradiata per qualche secondo in tutta la Fazenda.

La Torre di Controllo crollò sotto il suo peso come se colpita da un'esplosione proveniente dall'interno della sua stessa struttura.

Charlie Mendez, come quasi tutti gli spettatori, si voltò verso la Torre in rovina, quindi spostò lo sguardo su Logos, situato poco lontano dalla Tribuna d'Onore
<< EHI LOGOS ! LO SAI DI CHI SEI FIGLIO TU ? SEI FIGLIO DI UNA GRANDISSIMA PUTT... >>

May sorrise. Era il suo momento.

Con un rapido gesto estrasse il suo fucile nero << Charlie Mendez >>

L'uomo si voltò, dimentico per un'istante della pericolosa situazione in cui il suo piccolo regno era precipitato per colpa di Logos. Si ritrovò ad osservare con orrore l'arma << QUE MIERDA SIGNIFICA EST... >>

<< Per i poteri conferitomi dalla Repubblica di Tiatira e dall'Armata dei Filistei... >> Charlie tentò di allontanarsi dimenandosi tra la calca della folla.

May si mosse a mala pena levando la sicura << ...io ti condanno... >>

Charlie ora era solo un puntino confuso tra gli altri spettatori << al massimo della pena >>

Il colpo fu di una precisione assoluta. Charlie Mendez morì rapidamente prima di toccare il suolo, con un proiettile nero come l'arma che l'aveva sparato conficcato nel cranio.

May ripose il fucile, osservando il caos generatosi dopo il colpo “Divino” di Logos.
Quell'imprevisto non aveva fatto altro che accelerare i piani, evitandole di sorbirsi tutta la gara.

<< Mi pare che Charlie abbia detto “Logos”... Beh, chiunque tu sia, signor Logos, ti ringrazio di avermi fatto risparmiare del tempo prezioso... manca solo il tocco finale >>

Porgendo una mano nella tasca, May premette il pulsante d'attivazione di un piccolo detonatore.

Tutt'intorno le tribune cominciarono ad esplodere. La Filistea si dileguò tra la folla agile e veloce come un gatto. Era soddisfatta. Molto presto avrebbe potuto raggiungere Aster al punto d'incontro designato.

Alloggi di Jackal, Armagh

<< Jackal, per piacere, posso alzarmi adesso ? >>

<< TORNA SOTTO LA SCRIVANIA GIULIA ! Non ti pagano per lamentarti ! >>

Rassegnata, la ragazza ritornò al suo “lavoro”, mentre il Minervale ospite del Magistrato la osservò stupito fare capolino da sotto la scrivania del superiore.

Jackal “Bloodrain” continuava a fumare un piccolo narghilè con completa noncuranza << Allora, che mi stavi dicendo ? >>

<< Io.. si... è sorto un altro pompin... ehm, problemino >>

<< Di che genere ? >>

<< Omicidio >>

<< Un altro... >>

Il Minervale scosse la testa
<< Questa volta è diverso, non si tratta dello stesso uomo. La vittima era una Repubblicana, e a detta di alcuni testimoni l'assassino sarebbe il Principe Yzarc in persona >>

Jackal emise un gemito stiracchiandosi. Aveva conosciuto Yzarc in precedenza
<< ...bah, quel moccioso. Solo perchè ha un “Aura” e una posizione di rilievo pensa di poter fare quel che cazzo gli pare... >> Jackal abbassò lo sguardo << EHI GIULIA, PIU' IMPEGNO LA SOTTO ! >>

<< ...comunque sia, abbiamo già avvertito il Governatore e la cosa non gli è piaciuta affatto. Potrebbero saltare fuori grossi guai >>

Jackal ruttò, quindi riprese a parlare
<< E dov'è il problema ? Gira la faccenda ad Anderson, come abbiamo sempre fatto. Io mi stò già occupando del nostro serial killer, non ho voglia di rompermi i coglioni con la politica e scartabellare stronzate burocratiche... Sciuscia e sciorbi no se peu >>

<< è proprio questo il problema che le avevo accennato... >> Jackal mostrò un gesto d'impazienza con la mano << Ti decidi a essere più chiaro ? >>

<< ...il Presbitero è scomparso >>

Paddock, Circus, Fazenda di Medellin

Non andava affatto bene, pensò Albert.

Arrivando al Paddock aveva sentito alcune voci, e pareva che Charlie Mendez avesse presenziato all'ultima corsa della sua vita.

Lui e Dante si erano incrociati a metà strada ed insieme avevano recuperato uno dei piccoli furgoni utilizzati per gli spostamenti dei vari mezzi, ed ora il prete armeggiava con una certa esperienza i fili per avviare il motore senza necessità della chiave.

La cosa che lo preoccupava maggiormente era che quell'attacco diretto verso Mendez era stato orchestrato con superba maestria e professionalità, e in giro si vedevano spettatori e lavoratori della Fazenda fuggire gridando distintamente le parole “Filistei” e “Raid”.

Come se non avessero avuto già abbastanza casini...

<< Padre Albert, che diavolo succede ai nostri auricolari ?! Non riesco più a sentire Daphne e Logos >>

<< è perchè siamo nel paddock, qua è pieno di macchinari elettromagnetici che creano interferenze >>

<< Allora cosa facciamo ? >>

<< Non ci resta altro che levare le tende fuori dalla Fazenda e attendere che quei due riescano a cavarsela >>

<< Ma... >> Con un gesto della mano Albert spense l'obiezione di Dante sul nascere << è troppo rischioso muoverci con il camioncino per la Fazenda, saremmo troppo lenti e rilevabili. Dobbiamo avere fiducia in quella ragazza e sperare che la scommessa di Logos non si riveli un buco nell'acqua >>

A Dante non era sfuggita la nota di nervosismo del prete. La situazione certo poteva solo ritenersi critica, ma era quasi sicuro che c'era qualcos'altro che non andava.

Come se gli avesse appena letto nel pensiero, Albert si voltò verso di lui con un'espressione grama in volto << L'Aura di Logos >> esclamò gravemente << Si è dissolta >>

Circus, Fazenda di Medellin

Daphne era riuscita ad allontanarsi dalla pista approfittando del caos generato dall'esplosione, gioendo di poter finalmente guidare la sua Helade senza doversi preoccupare di sportellate o cecchini di sorta.

Ma i guai parevano non essere ancora terminati. Aveva provato a contattare gli altri tramite l'auricolare, eppure nessuno dava segni di vita. Si domandò se forse l'esplosione avesse alterato la frequenza del segnale << ...ehi, “Giobbe” >>

La voce di Logos infine le giunse, risuonando però spaventosamente debole << Logos ?! Dove diavolo sei, che ti succede ? >>

Ci furono diversi attimi prima che l'altro potesse rispondere
<< Direi... che oggi non è proprio il mio giorno fortunato. Sono vicino alla tribuna d'onore, mentre tentavo di raggiungere al Paddock sono stato sbalzato via da un'esplosione... e così... >> ci furono alcuni colpi di tosse.

<< Ok, resta dove sei. È il mio turno di salvarti il culo, e spero che ti ricorderai che a differenza tua non sono stata io a premere il grilletto >>

Una stanca risata le giunse come risposta. Doveva essere davvero conciato male

<< Vedi di non perdere conoscenza, sarò li in un attimo >>

Daphne fece dietro front per ritornare nelle vicinanze della pista che aveva appena abbandonato.

Le tribune ora erano quasi deserte e a quanto pareva i restanti concorrenti avevano levato le tende non appena la voce che vedeva una Filistea nei paraggi aveva preso piede.

Sapevano tutti che c'era la grossa probabilità che di li a poco un contingente Repubblicano invadesse quella che un tempo era stata una base aerea dalle parti dell'antica Georgia.

Logos era completamente solo, accucciato poco più in la dalla postazione da dove aveva fatto partire il colpo “divino” contro la Torre.

Grazie ai suoi misteriosi poteri estrarre i vetri che gli si erano cornificati nel braccio sinistro non era stato difficile, ma il problema vero era rappresentato dalla temporanea e totale assenza della sua Aura.

Non era più abituato ad utilizzare quel tipo di armi, e ora ne stava pagando le conseguenze.

Daphne arrivò qualche minuto dopo. Accostò la moto al disotto della tribuna dove giaceva Logos. Era ad una certa altezza.

<< Logos ! Sono qui sotto, ti vedo >> disse nell'auricolare.

Lui si voltò quel tanto che bastava per vederla. Alzò la mano illesa come cenno di saluto, quindi le rispose a sua volta tramite l'auricolare << Siamo in una discreta situazione di merda, Daphne >> disse, mentre si metteva in piedi in qualche modo

<< Che intendi dire ? Non puoi scendere di li ? >>

<< La scala da questo lato delle tribune è andata distrutta completamente, e la Tribuna D'Onore pare essere del tutto crollata sugli spalti qua vicino >>

<< Ci sei andato pesante, eh ? >>

Daphne lo vide scuotere il capo << Non è opera mia, io ho colpito solo la Torre di Controllo. Questo casino è dovuto ad alcune bombe artigianali che con ogni probabilità erano state piazzate da quell'assassina per paracularsi durante la fuga >>

<< Assassina ?! >>

<< Si. Una Filistea. Ha ammazzato Charlie Mendez e ha scatenato un piccolo mezzogiorno di fuoco con tanto di esplosivi qui in mezzo per facilitarsi la fuga. Quando il resto della gente ha capito che c'erano i Filistei di mezzo hanno levato tutti la tende... è questione di momenti oramai. Un'azione programmata come questa non può di certo avere un raid che si fa aspettare >>

Si scrutarono da quella distanza che al tempo stesso era breve eppure infinita
<< Cosa suggerisci di fare ? >> domandò lei

<< ...di lasciarmi qui e andartene >> rispose lui.

Daphne rise della grossa << Non ti si addice per niente la parte dell'eroe, lo sai ? >> Logos scosse il capo

<< Non mi sto sacrificando o qualcosa del genere. Ho solo bisogno di recuperare la mia Aura e poi anche l'intero esercito repubblicano al completo non rappresenterà il benché minimo problema per me >>

Daphne aveva capitò solo metà del discorso e credeva solo a metà delle parole che lo componevano << Ammesso e non concesso che tu sia una specie di arma di distruzione di massa in forma umana (e lasciatelo dire... a vederti ora non dai proprio quest'idea) immagino che per recuperare questa tua “Aura” sia necessario del tempo, giusto ? >>

Logos sorrise malinconico, facendo un gesto rassicurante con la mano
<< ... me la caverò, non ti preoccupare >>

Il rumore dei motori di quelli che riconobbero immediatamente come numerosi
veicoli iniziò a giungere alle loro orecchie.

Al raid mancava davvero poco.

Daphne si portò una mano alla tasca. Sentì il freddo contatto con il piccolo cilindro di metallo che a detta di Logos avrebbe dovuto rappresentare il loro Diavolo personale.

Non doveva mancare molto prima che i soldati Repubblicani arrivassero per fare piazza pulita di tutto ciò che si trovava nei paraggi, eliminando indistintamente cose e persone.

Gli occhi di Daphne erano di un castano profondo, ma non brillavano della loro solita luce. Sembrava quasi che la sua proverbiale vitalità l'avesse abbandonata.
Si rigirò il proiettile nella mano, ripensando alla conversazione che aveva avuto con Logos solo la sera prima. Sembrava già passata un'eternità “Ne vale davvero la pena ?”

La ragazza ebbe uno scatto d'ira. Prese l'auricolare e senza pensarci due volte lo gettò a terra distruggendolo senza nessun motivo particolare.

<< EHI, BEL TENEBROSO ! CE LA FAI A SALTARE IN SELLA ?! >> urlò a squarciagola in direzione di Logos.

L'uomo ghignò di gusto, con un'espressione stupita in volto. Forse quella sua scommessa non si stava rivelando poi così azzardata << Dipende... tu ce la fai a prendermi ? >>

Daphne sorrise, accelerando da ferma mettendo in mostra il potente rombo della moto << Non eri tu quello che diceva che non bisogna mai smettere di credere ? >>

Getta sul Signore il tuo affanno, le tue paure ed Egli ti sosterrà” pensò Logos.

L'uomo si alzò faticosamente in piedi e si gettò nel vuoto.

Daphne osservò attentamente la traiettoria della caduta e accelerò a tutta velocità
<< Ok Helade.. fai vedere a quello stronzetto sputasentenze cosa sai fare >>

Con una sgommata rumorosa e decisa e un tempismo a dir poco perfetto, la moto intercettò il corpo di Logos, che riuscì ad attutire la caduta ripiegandosi in volo prima di atterrare perfettamente sul sedile posteriore.

Daphne assunse un'espressione compiaciuta e i suoi occhi brillarono di una magnetica luce grigia << Bene grand'uomo, credi di aver ancora abbastanza fiato in corpo per poter giocare al Cowboy ? >>

Logos rimase zitto. Daphne si voltò preoccupata verso di lui << Sei ferito ? >>
<< ...direi di no, non troppo almeno. Ma le mie palle dicono il contrario >>

Daphne non riuscì a trattenere una risata.

<< Beh, anche voi maschietti avete i vostri svantaggi... cadere da quell'altezza sulla sella non dev'essere stato piacevole per i tuoi “gioielli di famiglia”, ma perlomeno non ti sei sfracellato al suolo, dovresti essere contento >>

<< ...credo che forse sfracellarmi non sarebbe stato poi così male... >> sibilò con un gemito dolorante Logos.

<< E piantala con questa lagna ! Hai ancora il tuo auricolare ? >>

<< ...si... >>

<< Bene, appena riacquisti la sensibilità dalla vita in giù vedi di contattare Dante o Albert, è probabile che fino a poco fa fossero in una zona d'interferenza, ma se hanno un po' di sale in zucca (e per quanto riguarda Dantuccio mi sento di dire che è così) si saranno già allontanati. Ed è quello che faremo anche noi. Non possiamo stare qua, la Fazenda è appena diventata zona di guerra >>

<< Che cosa suggerisci ? >>

Daphne gli sorrise maliziosamente. A Logos quell'espressione non faceva pensare a niente di buono << ....REGGITI FORTE ! >>

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Xabaras
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CAPITOLO 10: (Tears in) Heaven's Eyes


Palazzo del Governatore, Armagh

Malachia incrociò le braccia soddisfatto, osservando i due Filistei
<< Aster, devo farti i miei complimenti. La signorina May si è dimostrata all'altezza della situazione, è stata davvero una scelta azzeccata >> il Governatore si esibì in un piccolo inchino in direzione della donna << Mi congratulo, Miss >>

May rispose con un leggero cenno del capo.

La morte di Charlie Mendez rappresentava un ottima notizia per Malachia.
Quel subdolo figuro era venuto a conoscenza di pericolose informazioni sul suo conto, e non poteva rischiare di compromettersi....”El Jefe” avrebbe anche potuto recuperare qualche prova.

Non era stato difficile richiedere al Senato la sua eliminazione, visti i suoi trascorsi.
Aster bisbigliò qualcosa a May, che annuì, poi si rivolse a Malachia
<< Governatore, come da lei richiesto la qui presente Filistea May le farà da guardia del corpo fino a quando lei lo riterrà opportuno >>

Malachia assentì << Molto bene >>

<< Se vuole scusarmi, la mia presenza è richiesta a Costantinopolis con urgenza. I miei rispetti >> Malachia lo congedò con un gesto svogliato, e Aster si allontanò
Un uomo parecchio inquietante, sentenziò il Governatore.... ma del resto tutti i Filistei lo erano, compresa quella May che se non altro poteva contare almeno sulla maschera dettata dal grazioso aspetto

<< Allora, Miss May, sarà il caso che le faccia mostrare le sue stan... >> CLANK

Un sordo rumore metallico, probabilmente provocato da una pesante catena, invase la camera.

Malachia entrò nel panico, mentre May estrasse le sue pistole senza un briciolo di nervosismo.

Una mano invisibile sbarrò la porta.

<< Finalmente soli....o quasi...Governatore >>

La figura incappucciata di Solomon si palesò lentamente di fronte ai due, rendendosi progressivamente visibile, l'occhio scarlatto in direzione di un terrorizzato Malachia.

May sorrise << la la la... >>

Solomon diresse il suo sguardo inumano verso di lei.

<< Vuoi giocare, bambina? >>

Dai fucili della donna partirono due spari.

Uno colpì Solomon in pieno petto mentre l'altro gli attraversò il cappuccio. Schizzi di sangue esplosero sulle pareti e l'uomo cadde a terra.

May ripose le armi.

<< la....la.... Non avresti dovuto abbandonare la tua invisibilità e perderti in chiacchiere, non rendi giustizia alla tua fama >>

La Filistea si voltò verso Malachia. Notò sorpresa che il Governatore pareva ancora più terrorizzato di prima << Che le succede Governat... >>

Non riuscì a completare la frase. Un dolore atroce la colpì alle spalle, provocato da una catena metallica e da alcune scosse di quella che sembrava energia elettrostatica che le pervasero il corpo.

L'alta figura incappucciata si levò da terra, incurante dell'emorragia provocata dai proiettili << EYE BIOMOD – REGENERATIONACTIVATED >>

Fu qualcosa d'incredibile. La ferita sul petto si rimarginò ad una velocità sconvolgente e il proiettile cadde a terra respinto dai tessuti di pelle rigeneratosi.

Una seconda pallottola fuoriuscì dal cappuccio cadendo in prossimità della gemella
Solomon rise, maneggiando la sua catena, e la sua risata era terrificante quanto quella del Diavolo in persona << Sei presuntuosa, donna. Tale e quale a quella nullità di Aster....siete solo dei piccoli porci ignoranti che uccidono senza mai domandarsi il perché...le vostre vite sono solo un cancro per questo mondo, un cancro che io estirperò >>

May si risollevò a fatica. Un solo colpo di quella micidiale arma l'aveva ferita come mai le era accaduto prima << I-in nome della Repubb... >>

Di nuovo, Solomon si esibì nella sua glaciale risata << Socrate disse “L'ignoranza è l'origine di tutti i mali”... voi siete una prova vivente della veridicità di quest'affermazione, facendovi scudo di pallide giustificazioni dettate da altri, prendendo per vostri falsi ideali di cui ignorate il significato... utilizzate nomi che mascherano ciò che siete veramente... >>

La catena di Solomon, quasi fosse dotata di vita propria, si avvolse come un serpente attorno a May stringendola e sollevandola dal suolo. Malachia osservava inorridito la scena, incapace di muoversi o urlare tanto era il terrore che stava provando << ....parassiti >>

May venne scaraventata lontano e perse conoscenza. Solomon si chiese se sarebbe sopravvissuta, ma poi si concentrò sul suo vero obbiettivo
<< Malachia... è curioso pensare che tu, al contrario di questa Filistea, morirai non per via della tua ignoranza ma bensì per la tua conoscenza >>

Malachia tentò di rispondergli con un fil di voce << D-di che cosa stai parlando ?! I-io non so niente.... >>

Solomon gli si avvicinò << Bugiardo. La Porta del Vaticano >>

Malachia sbiancò di colpo
<< I-io... so solo quello che mi è stato tramandato dai miei predecessori, ma non ci sono mai stato di persona... ti ci posso condurre però! Se mi garantisci di aver salva la vita io.... >>

Per la terza volta Solomon rise
<< Non mi hai sentito, dunque ? Io non voglio niente da te, e nemmeno chi mi ha mandato qui desidera sapere ciò che già conosce. C'è solo una cosa che devi fare, Malachia di Armagh... >>

La catena si snodò dal polso di Solomon e si avvolse attorno al Governatore
<< ...Morire >>

Una scarica di energia attraversò la catena che al contempo strinse le sue spire sulla vittima. Malachia urlò. Urlò come non aveva mai urlato prima. Qualche istante dopo il Governatore di Armagh esalò il suo ultimo respiro.

Solomon riavvolse la sua portentosa arma
<< Vae Victis ! >> esclamò ghignando, prima di scomparire nuovamente

Da qualche parte vicino al Confine tra Efeso e Tiatira

Daphne stava guidando ad altissima velocità mettendo quanti più chilometri poteva tra loro e la Fazenda. Logos si reggeva dietro di lei sudando freddo.

D'improvviso notò un particolare della ragazza a cui non aveva mai fatto caso. Sulla schiena aveva uno strano tatuaggio rappresentante una specie di sole oscuro contornato da strani simboli << Ehi, che cos'hai tatuato dietro la schie... ? >>

Una nube di polvere gli investì, facendo sbandare Daphne. Erano circondati da autoveicoli Repubblicani che parevano apparsi dal nulla << TE LO DICO UN'ALTRA VOLTA, ORA TIRA FUORI LA TUA CAZZO DI PISTOLA E SPARA A QUESTI STRONZI ! >>

Logos non se lo fece ripetere due volte.

Guadagnando un certo equilibrio in sella alla moto in movimento, estrasse la sua Colt.

Ai lati dell'Helade si erano disposti due gruppi di veicoli corazzati, e dal tettuccio dei
mezzi fecero capolino alcuni soldati dotati di mitragliatori abbastanza grandi dal poter ridurre ad un colabrodo la moto in pochi colpi

Logos agì prima che i nemici potessero aprire il fuoco.

Con due rapidi e precisi colpi alla testa i fucilieri più vicini finirono fuori gioco.
La situazione tuttavia non era migliorata di molto: i restanti quattro veicoli, disposti a coppie ai loro lati, gli si affiancavano sempre di più.

Avrebbero presto cominciato a sparare o tentare di disarcionarli << Daphne, acellera più che puoi e quando te lo dico frena immediatamente >> la voce di Logos era fredda e carica di determinazione.

Daphne scostò per un momento lo sguardo dalla strada per dirigerlo sul suo passeggero << Ho sentito bene ? >>

Guardò gli infossati occhi verdi di Logos, che non ammettevano repliche << Sei completamente pazzo lo sai ? >>

Logos si limitò ad alzare le sopracciglia con fare eloquente. Se quella era la verità, allora i pazzi su quella moto erano due.

La ragazza riportò la sua attenzione alla guida e diede un colpo deciso all'acceleratore.

I loro avversari aumentarono a loro volta velocità, per nulla impressionati.
I quattro fucilieri puntarono le loro armi in sincronia. Logos gli osservava. Ancora qualche secondo .... << FRENA ! >>

Ci mancò poco che la moto non s'inchiodasse, ma l'esperienza di Daphne riuscì a mantenerla in equilibrio.

Ciò che seguì ebbe dell'assurdo: le due coppie di fucilieri, per via della loro disposizione parallela, iniziarono a spararsi tra di loro prima di rendersi conto che si erano lasciati dietro il loro bersaglio.

Tre dei veicoli esplosero, e Logos silenziò il fuciliere rimasto in vita con i veloci e letali colpi della sua pistola.

Daphne esultò mentre rimise in moto l'Helade a tutta velocità per allontanarsi dall'ultimo mezzo nemico << AHAH ! Sei una vera carogna lo sai ? >>

Logos non rispose, ma Daphne fu certa che, alle sue spalle, il passeggero stesse sorridendo.

Sede del Senato della Repubblica, Costantinopolis

Una schiera di uomini sedeva in una splendida sala, che nonostante dovesse essere molto antica non pareva aver subito danni dall'Apocalisse o dal tempo.

Aster era seduto in disparte, pronto ad intervenire nel caso fosse stato interpellato
Il Senatore Amphiaraus, della città di Armagh, fu il primo a levarsi in piedi sovrastando con voce autoritaria il chiacchiericcio.

<< E' INCONCEPIBILE ! La Filistea May sconfitta con una simile facilità... Malachia morto... E ORA L'unica nostra possibile fonte d'informazioni su Jezebel è all'altro mondo ! E VOI, ONOREVOLI COLLEGHI, AVRESTE ANCORA INTENZIONE DI ALLEARVI CON UN ESSERE SIMILE ? >>

Un acceso borbottio attraversò la Sala, finché un secondo Senatore, candidamente vestito e visibilmente anziano, non si levò in piedi a sua volta bloccando con un cenno le discussioni.

<< Malachia era un traditore, non rimpiangeremo la sua morte. Sarà più complicato spiegarla all'opinione pubblica... ma abbiamo già pensato anche a questo >>

Invitato dal Senatore Bianco, Aster mostrò a quel pubblico incerto due Katar finemente lavorati << Queste >> riprese il Senatore << Sono copie delle armi responsabili dei delitti che di recente si sono susseguiti ad Armagh. Abbiamo avuto modo di constatare che il Presbitero Nicolaita della zona utilizzasse questo tipo di armi, fino a poco tempo fa... con ogni probabilità il responsabile degli omicidi è lui >>

Amphiaraus tuonò di nuovo << E questo cosa avrebbe a che fare con l'argomento della nostra riunione ?! >>

<< è presto detto. Addosseremo la colpa della morte di Malachia a questo Presbitero, in modo che gli altri Governatori non si oppongano alla richiesta di alleanza con Solomon >>

Amphiaraus si esibì in una risata sarcastica, mentre il suo sguardo mandava fiamme << CON CHE CORAGGIO... CONTINUATE A PROTEGGERLO ?? >>

L'altro Senatore sorrise appena
<< Lei pecca di scarsa lungimiranza, Senatore Amphiaraus. I Nicolaiti sono nostri nemici in ogni caso, non dovremmo far altro che gettare benzina sul fuoco... mentre Solomon può rivelarsi un alleato decisivo, per quanto infido >>

<< E la Filistea May ?! Non ha nessuna importanza che una delle nostre migliori Agenti sia stata quasi uccisa da quel bastardo ?! >> Aster prese finalmente la parola << La Filistea May è stata sollevata dal suo incarico >>

Ci furono nuovamente diversi mormorii di stupore. May si era rivelata una preziosissima pedina in mano alla Repubblica... e ora veniva liquidata, assieme alla verità, per cercare un'alleanza con quel misterioso figuro di cui alcuni temevano addirittura pronunciare il nome.

Il Senatore Bianco riottenne l'attenzione mostrando i palmi delle mani
<< Onorevoli colleghi, sarò chiaro. Quest'alleanza con la figura dell'ex-Principe di Efeso conosciuto come Solomon per quanto mi riguarda ha la priorità assoluta su qualsiasi azione di questo Senato, includendo la salvaguardia delle nostre stesse vite.

Non occorre che vi dica quanto i Nicolaiti siano divenuti pericolosi ultimamente, e la nostra inferiorità nei confronti di Antiochia non può essere messa in discussione.
I Nicolaiti hanno ancora un potere enorme tra le mani, un potere che si è affievolito solamente grazie alle loro guerre interne, e vi ricordo che fu proprio grazie ad una di quest'ultime che nacque la nostra Repubblica >>

Il Senatore effettuò una pausa calcolata per constatare il livello di attenzione generale.

Notando che l'intera Sala pendeva dalle sue labbra, proseguì con un'espressione di placida soddisfazione << Oggi dovremmo comportarci allo stesso modo, sfruttando l'astio tra un antico affiliato e i residui del vecchio Ordine.

Un'alleanza con Solomon, oltre che a garantirci un'enorme passo avanti militarmente, ci darebbe accesso a preziose informazioni riguardanti la cima della Gerarchia Nicolaita... e come sapete, in guerra conoscere il proprio nemico è tutto
Quindi io, Tiresias, Senatore di Tiatira e della città di Costantinopolis, vi assicuro che non esiterò mettere a repentaglio la mia stessa VITA, pur di garantire a questa Repubblica di sopravvivere e di mantenere lontano lo spettro del regime di Avraham in favore della nostra DEMOCRAZIA ! E se questo risultato dovesse portarmi a scendere a patti con il demonio stesso, sappiate che io non esiterei un solo istante a farlo, tanto è grande il mio amore per la Repubblica e i risultati ottenuti in questi sessant'anni da questo Senato ! >>

Il discorso terminò sommerso da scroscianti applausi e qualche sporadico gesto di diniego. Tiresias sorrise, chinando leggermente il capo.

Fogne, Armagh

Anderson continuava a correre.

Non sapeva neppure lui che diavolo stava succedendo, ma quel misterioso essere che rispondeva al nome di Siva il giorno prima era apparso per metterlo in guardia
“Sei stato scoperto, e ti verranno addossate anche colpe che non sono tue... il tempo dei Nicolaiti a Roma sta per scadere, non lasciarti prendere”

Gli aveva creduto senza dubitare un solo istante di quelle parole.

Anderson sapeva. Siva non era stato esplicito, ma oramai era sicuro che il responsabile di quei terribili omicidi era lui...o meglio, l'Altro lui stesso.

A ripensarci in quel momento, riflettendo sul senso di frustrata arrendevolezza da lui dimostrato per tutto quel tempo e la consapevolezza che oramai i Nicolaiti altro non erano che dei criminali, si disse che quella terrificante realtà aveva una sua seppur perversa logica.

Anderson si stava dirigendo verso uno dei condotti che sbucava al di fuori di Armagh, residui della vecchia capitale italiana.

Avrebbe dovuto lasciare Tiatira e dirigersi verso Efeso. Yzarc era l'unico su cui poteva contare allo stato attuale delle cose... l'unico che avrebbe potuto aiutarlo.
O almeno l'unico tra i Nicolaiti.

Mentre si perdeva nei meandri delle fogne, l'oramai ex Presbitero non notò l'ombra che lo stava tacitamente osservando.

Siva si sistemò lo scuro cappello sul capo << Le nostre strade si dividono qui, Due Uomini. Non posso aiutarti a trovare il vero te stesso... posso solo indicarti la via >> sussurrò, prima di allontanarsi nelle ombre sotterranee della città.

Un brivido attraversò Anderson, che accelerò il passo.

Confine Tiatira/Efeso

Daphne e Logos stavano avanzando a gran velocità nel deserto, quando d'improvviso la moto si spense << NOOOOO che diavolo succede !!! Helade, piccola mia... fai la brava... >>

Daphne tentò di riavviare il motore, accarezzando dolcemente il serbatoio della moto << Andiamo... su... MUOVITI ROTTAME DEL CAZZOOOO !! >>

La ragazza in men che non si dica sostituì le carezze a dei decisi pugni.

Logos scosse la testa, in parte divertito ma sinceramente preoccupato. Sapeva che il quarto veicolo militare scampato al “fuoco amico” era ancora sulle loro tracce << Hai idea di cosa possa trattarsi ? >>

Daphne lo guardò con assassini occhi scarlatti << SECONDO TE STAREMMO QUI IMPALATI SE LO SAPESSI ? ... si deve essere ingolfata o qualcosa del genere ! Il carburante non manca... CAZZO ! Non c'è proprio nessuna notizia di quei due ? >>

Logos scosse il capo. Dall'auricolare non facevano che provenire disturbi di trasmissione << Non può essere che siano usciti dal raggio di copertura di quei cosi ? >>

<< Impossibile. Questi auricolari sfruttano la tecnologia di Laodicea, e hanno un segnale che copre diversi miglia.... lo avessimo smarrito non si sentirebbe proprio niente. Sono convinto che ci sia un qualche tipo di interferenza, dovuta probabilmente ad una specie di campo elettromagnetico, a giudicare dal rumore >>

Daphne alzò gli occhi al cielo << Ma perchè dia... >>

Un sibilo velocissimo e letale la interruppe. Un proiettile l'aveva appena mancata di qualche centimetro.

Daphne si sentì trascinare giù dall'Helade dal braccio di Logos.

Si guardarono intorno: tre soldati di Tiatira gli avevano raggiunti a piedi. Probabilmente dopo essersi resi conto della loro impossibilità di proseguire avevano lasciato il loro mezzo da qualche parte per avvicinarsi di soppiatto.

Il piccolo plotone gli circondò.

Daphne seppe che era arrivata la fine. Non c'erano vie di fuga, quei tre soldati armati fino ai denti avrebbero fatto fuoco e loro due sarebbero morti.

Guardò Logos. Fu colpita dalla sorpresa: stava sorridendo.

Non era il sorriso gioviale e sarcastico a cui l'aveva oramai abituata. Era una maschera di sadismo che le ricordò quella sensazione di disagio che ebbe la prima volta che si erano incontrati.

Senza dire una parola, Logos le strinse la mano con decisione << Qualunque cosa succeda non lasciare la mia mano, ok ? >> le sussurrò senza lasciar trasparire emozioni.

Daphne assentì. Non sapeva nemmeno lei perché, ma sentiva che ora c'era qualcosa di diverso che animava quell'uomo.

Quello che era apparentemente il leader dei tre soldati si esibì in un cenno che con ogni probabilità era il segnale per fare fuoco.

Gli altri due spararono.

Daphne vide il proiettile e chiuse gli occhi un attimo prima dell'impatto, udendo il sibilo della morte che le si avvicinava. Era la fine....

O forse no. La ragazza riaprì gli occhi.

Lo sguardo stupito dei tre soldati era su di lei e Logos.

Qualche metro più in la il proiettile che l'avrebbe dovuta colpire in pieno giaceva nel terreno, come se fosse stato deviato da un qualche tipo di strana barriera.

Osservò il suo corpo: lei e Logos erano avvolti da una tenue luce dorata.

<< Non lasciarla >> disse semplicemente Logos in un soffio.

Daphne capì che quella strana luce era stata generata da quell'uomo che conosceva e allo stesso tempo continuava a rappresentare un mistero.

Logos aveva recuperato la sua Aura.

Daphne strinse la mano sinistra di lui con ancor più decisione.

I tre soldati, incapaci di credere a quello che avevano appena visto, si prepararono di nuovo a fare fuoco, ma questa volta non ne ebbero occasione.

Tre proiettili sibilarono dalla colt di Logos. Tre uomini persero la vita.

Sudovest della Fazenda, Tiatira

Dominic era alla guida della sua Infernus macinando chilometri su chilometri, ancora troppo scosso per mettere a fuoco la sua meta.

Aveva levato le tende dalla gara non appena la Torre di Controllo era crollata.

E aveva fatto bene.

Non sapeva granché di quello che era successo, ma da quello che era riuscito a capire Charlie Mendez era morto e c'era di mezzo la Repubblica.

Una situazione di merda.

L'unico motivo per cui non stava puntando direttamente a nord verso Efeso era la carenza di carburante... avrebbe fatto rifornimento al centro abitato più vicino, e quindi lasciato la Regione il più presto possibile.

Si domandò d'istinto, pensando alla questione della benzina, se Masi fosse sopravvissuto.

Anche se lo detestava cordialmente, non poteva fare a meno di rimpiangere lo spreco che avrebbe potuto rappresentare la sua morte.

Non conosceva i dettagli, ma sapeva che il principale motivo per cui Masi era trattato con i guanti da Charlie era la “Mente”, un perfezionamento del carburante a cui l'hacker stava lavorando basandosi su alcune vecchie formule di un qualche tizio vissuto ai tempi di Avraham.

Dom armeggiò con un piccolo zaino termico sul sedile posteriore ed estrasse una lattina di birra.

Lui odiava combattere e non era ne un ladro ne un assassino. Ciò che voleva fare era semplicemente correre e lavorare su quei motori tanto rari che lo avevano sempre affascinato.

Dominic era nato nella penisola italiana, a sud di Armagh, uno degli epicentri del potere repubblicano, e il suo passato non era stato dei più facili.

La sua fortuna fu l'abilità come meccanico prima, ancora ragazzino, e sopratutto quella di correre poi: a suo tempo era diventato piuttosto noto ai soldati della Repubblica di Tiatira assieme alla sua piccola gang che non mancava di far razzia sotto il naso dei vari Governatori e sparire a tutta velocità grazie ai potenti e veloci mezzi di cui disponeva... per non parlare dei piloti.

A Dom quella vita non era mai andata a genio, per cui quando si palesò un'opportunità alternativa, con Charlie Mendez, colse l'occasione al volo... e ora eccolo di nuovo li, con solo la sua passione per i motori a sorreggerlo, in un mondo che aveva già perso il suo motore da tempo << ....avrei dovuto nascere cent'anni fà.... >> mormorò malinconicamente, sorseggiando la sua birra senza gustarla.

Confine Tiatira/Efeso

Daphne stava perquisendo il corpo del leader dei tre soldati che per poco non li avevano uccisi.

Non aveva ancora rivolto la parola a Logos, incerta su cosa dire.

L'uomo era accovacciato di spalle nei pressi di un altro dei cadaveri << Ehi... Logos... volevo... insomma... grazie per prima >>

Non ci fu risposta. Daphne gli si avvicinò << ... Logos ? >>

E poi vide. Una scena che rappresentava l'ennesima contraddizione di quel personaggio.

Logos stava piangendo << Logos... che... ? >>

Lui le fece un cenno in direzione del corpo. Daphne si avvicinò a sua volta e capì
Quello che ad una prima occhiata era sembrato solo un altro soldato rivelò un volto giovane e due ingenui occhi azzurri, ora vitrei e senza vita. Era stato un ragazzino di non più di dodici anni << ... Non potevi saperlo >> disse semplicemente Daphne

<< Non è una giustificazione >>

<< Ci avrebbe ucciso, Logos. Non importa se era poco più di un bambino, era un soldato. Sapeva a cosa sarebbe andato in contro scegliendo questa vita >>

Logos si levò in piedi in tutta la sua altezza, gli occhi verdi ancora lucidi albergati da una gelida ira.

<< SAPEVA ? Sapeva dici ? Non sapeva proprio nulla. Nessuno di questi “soldati” sa proprio un bel niente, se non come annullare il valore della vita umana >>

Daphne guardò quell'uomo che per la prima volta stava mostrando le sue debolezze di fronte a lei.

Era strano pensare quanto potesse risultare umano in quel momento
<< Non puoi fartene una colpa >> sussurrò lei, stringendogli un braccio
<< Non posso ? Ma io ce l'ho. Io sono solo un assassino, un ipocrita che piange solo perché una volta tanto la sua vittima non aveva neppure l'età per potersi definire un adulto >>

<< Allora stai dicendo che non avresti dovuto fare niente ?! Che avresti dovuto lasciarci morire così ? Maledizione Logos, TU MI HAI APPENA SALVATO LA VITA ! >>

<< ... E che razza di vita ti avrei concesso ? Che razza di vita stò vivendo IO ? Sono quindici anni che non faccio altro che sopravvivere nutrendomi delle morti altrui >>

Daphne lo guardò con freddezza, gli occhi castani che brillavano di una determinazione che lei stessa si stupì di possedere << è nella natura umana, Logos. In questo mondo senza controllo si deve uccidere per non essere uccisi. Sopravvivere non è una colpa >>

Logos la guardò. Il suo sguardo era risoluto, ma non era quello di chi cerca di negare l'evidenza o cancellare la colpa.

Era lo sguardo di chi stringeva i denti e guardava avanti senza voltarsi per non dover cedere il passo alla disperazione.

Caserma dei Nicolaiti, Armagh

Jackal non se lo sarebbe mai aspettato.

Quello stronzetto di Anderson era la belva assassina che aveva fatto piazza pulita tra i Novizi e i Minervali di Armagh.

Un traditore << Magistrato, tutte le difese sono pronte >> disse un Minervale che gli si era avvicinato << Bene >>

Jackal aveva promesso a se stesso che glie l'avrebbe fatta pagare. Non bastava il fatto che avesse ucciso dei suoi compagni d'arme.... era stato così codardo da levare le tende poco prima che rinvenissero il sangue delle vittime nella sua stanza.

Jackal si rimproverò solo di averlo sottovalutato, non avrebbe mai immaginato che quel piccolo burocrate da quattro soldi fosse così scaltro... ma in ogni modo, ora il Magistrato aveva ben altri problemi di cui occuparsi.

Malachia era morto.

Dal corpo avevano subito accertato che Anderson questa volta non c'entrava, ma con ogni probabilità ai Repubblicani di questo non sarebbe importato nulla... la loro protezione ad Armagh se n'era andata con Malachia, e ora il Magistrato Nicolaita Jackal "Bloodrain" sapeva benissimo cosa dovevano aspettarsi lui e i suoi uomini.
Raid.

Filistei, Soldati e quanta più merda avessero in mente di lanciargli addosso quei vecchi cazzoni di Costantinopolis pur di stanare la Principessa.

Jackal sapeva che la Principessa non avrebbe abbandonato il Vaticano per nessuna ragione al mondo, e i suoi ordini erano quelli di proteggerla, quindi la soluzione era semplice.

Avrebbero opposto resistenza, scontrandosi anche con l'intera Repubblica se fosse stato necessario.

Jackal si ripulì i neri occhiali che portava abitualmente, quindi fece un cenno ad alcuni Novizi nei suoi paraggi << La mia postazione è pronta ? >>

Gli altri assentirono.

<< Bene... anche se questo sarà un vero e proprio suicidio, è la nostra missione. Faremo rivivere i fasti dell'Alamo in questa terra dimenticata da Dio... venderemo cara la pelle. È arrivato il momento di far vedere a quei cani Filistei perché mi chiamano Bloodrain >>

Strade di Armagh

<< la... la... la >>May avanzava senza meta, lo sguardo vitreo e la camminata incerta.

Aveva perso tutto.

Gli eventi si erano susseguiti ad una velocità inaudita, come se tutto si fosse trattato solo di un incubo.

I Soldati Repubblicani l'avevano ritrovata in fin di vita a fianco del corpo di Malachia, prima di portarla al cospetto di Aster.

Le erano state effettuate delle cure superficiali.

E poi ...

L'uomo per cui godeva una sconfinata ammirazione, l'uomo la cui sorella gli era affezionata quasi come se fosse sua consanguinea... l'uomo che fino a ieri credeva di aver amato.... pronunciò quelle parole.

“Hai fallito la tua missione, May. Il Senatore Tiresias è molto deluso, così come lo sono io. Da oggi, non fai più parte dell'Armata dei Filistei”

Vuoto.

Tutto ciò che era la sua vita era scomparso in quelle poche parole.

Lacrime sgorgarono dai suoi occhi. Per la prima volta da che poteva ricordare, May pianse. Pianse disperatamente, pianse urlando un nome con tutta l'ira e la frustrazione che albergavano in lei in quel momento <<SOLOMON !! >>

May cadde a terra, incapace di reggersi in piedi per le ferite dell'animo come per quelle del corpo.

Attraverso le lacrime, notò una mano che le si porse di fronte.

La ragazza alzò lo sguardo.

Un uomo alto, dai lunghi capelli neri la osservava aldilà di una maschera di ferro, invitandola ad alzarsi << Hai gridato quel nome dando fiato allo stesso rancore che anch'io provo per colui che lo possiede. Fa si che la tua pena possa diventare la mia >>

May non disse nulla, limitandosi a stringere la mano che le veniva offerta.

Fabbrica, Confine Tiatira / Efeso

Si era fatta sera e Daphne aveva deciso di rimandare le riparazioni dell'Helade all'indomani.

Lei e Logos si erano accampati in qualche modo nelle rovine di quella che un tempo doveva essere stata una piccola fabbrica tessile.

Durante la sistemazione provvisoria non si erano rivolti la parola, anche se Logos pareva aver riacquistato parte della sua serenità. Mentre erano seduti l'uno di fianco all'altra, Daphne si ricordò di una cosa << Ehi, avevi detto di voler sapere cos'è vero ? >> Daphne si voltò, indicando il grande tatuaggio che portava sulla schiena << Da che ho memoria l'ho sempre avuto, non ci ho mai dato troppo peso comunque >> mormorò.

Logos si avvicinò alle spalle della ragazza osservandone la schiena.

Non era un normale tatuaggio, sentenziò mentalmente l'uomo. Aveva visto giusto
Logos sfiorò delicatamente, con la mano sinistra, la figura del Sole Oscuro raffigurata sulla pelle di Daphne. Lei voltò il capo guardandolo imbarazzata << C-che stai facendo ? >>

Logos si esibì in un soffio che invitava al silenzio. I suoi verdi occhi erano completamente concentrati sulla serie di simboli che componevano la figura
<< Non vorrei sbagliarmi, ma ha tutta l'aria di essere qualcosa che risale al primo periodo Nicolaita... una runa forse... >> sussurrò brevemente.

Daphne portò di nuovo lo sguardo di fronte a se, sentendosi leggermente a disagio. Non le piaceva essere trattata come un reperto archeologico.

<< Tutto ciò che so dei Nicolaiti è che sono un ottima fonte di guadagno per le mie tasche >> sbottò con una nota d'impazienza nella voce.

Logos sorrise, continuando ad analizzare il tatuaggio incurante del nervosismo della ragazza << Questa figura mi ricorda qualcosa... qualcosa di antecedente alla “Scissione” di trentasei anni fa >>

<< Non sono così vecchia >>
<< No... >> convenne Logos << ...ma forse custodisci inconsapevolmente un segreto molto antico dentro di te >>

Ci furono diversi attimi di silenzio << Spiegami cos'è la tua Aura >> esclamò infine Daphne.

Non era una domanda, era una specie di forma di compensazione per quello che lei aveva appena lasciato “supporre” a lui << ... non è facile. È come provare a spiegare cos'è l'Anima. Per ora limitati a sapere che si tratta di un particolare potere, presente in tutti i pochissimi sopravvissuti di Antiochia ai tempi dell'Apocalisse e di conseguenza nei loro discendenti. Differisce da persona a persona e in pochi possono controllarlo >>

Daphne si voltò portandosi le braccia sulle ginocchia e dondolandosi leggermente
<< è con questo potere che ci hai fatto da scudo e mi hai estratto il proiettile, quella volta ? >> Logos annuì.

<< La mia Aura pare predisposta per “Proteggere e Curare”... anche se tutto dipende da come decido di sfruttarla >>

<< E la tua pistola... >>

Logos estrasse e prese ad analizzare la vecchia Colt che aveva recuperato qualche tempo prima.

Non era un'opera eccezionale, ma il potere di incanalare l'Aura non lasciava dubbi sulla sua natura << Una delle cosiddette “Armi di Dio”. Armi che sfruttano il potere dell'Aura del possessore, se lo desidera, per aumentare la potenza d'impatto. Non utilizzavo un'arma simile da molto tempo, e di recente non ho più un gran controllo sulla mia Aura, che per questo mi ha temporaneamente abbandonato... e il fatto che questa Colt rappresenti un lavoro piuttosto approssimativo non ha di certo contribuito a migliorare le cose >>

<< ... capisco >>

Di nuovo caddero nel silenzio dei loro pensieri, come se ognuno stesse meditando su qualcosa strettamente legato all'altro.

Daphne non riusciva a non pensare alla reazione che aveva avuto Logos alla vista del corpo senza vita del ragazzino.

Più lo conosceva più capiva quanto potesse essere imprevedibile... capace di fare discorsi senza senso così come di risultare quasi spaventoso nella sua decisa freddezza, eppure con tanta umanità dal tenersi dentro il peso di quell'esistenza priva di morale, come se si fosse voluto fare carico di tutti i peccati del genere umano. Genere umano in cui, nonostante tutto, lui pareva non aver ancora smesso di credere.

“ ... credere”. Quella parola risuonò come un eco nella mente di Daphne.

Ricordò quella frase, la risposta di Logos alla tacita domanda dell'esistenza.... credere in un'ideale, in se stessi, in qualcun altro ...

Guardò di sottecchi il viso dell'uomo. I lunghi capelli castani gli ricadevano sul volto, quella strana espressione indecifrabile che assumeva nei momenti di riflessione stampata sul viso << ... Sai, a volte mi sembri quasi come una specie di redentore... arrivato troppo tardi >> mormorò lei.

Logos si voltò ricambiando il suo sguardo. Anche se non lo diede a vedere, quelle parole lo colpirono parecchio << Chissà... forse invece sono arrivato proprio al momento giusto >>

Daphne sorrise, raggomitolandosi in una vecchia coperta per tentare di riposare qualche ora. Ma sopratutto per non dare all'altro la soddisfazione di notare la brillante luce azzurra apparsa nei suoi occhi.

LATE MESSIAH * * * Fine Prima Parte


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Xabaras
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CAPITOLO 11: Nuove Strade, Vecchie Storie, Il Frutto proibito


Centro di Armagh

<< Principe, è sicuro che dobbiamo portarla con noi? >>
Il Magistrato, ancora intontito, osservava Yzarc.
Il Principe maneggiava senza troppo interesse la sua moneta
<< La Sorte mi ha guidato da lei >> sentenziò il Principe svogliatamente
May era placidamente addormentata a fianco a loro, avvolta in una polverosa coperta
Si trovavano in una piccola casa disabitata di Armagh
<< Comunque sia....forse faremmo meglio ad andarcene da qui...se quello che abbiamo scoperto è vero allora... >>
<< Dobbiamo trovare Anderson. >>
il Magistrato si levò in piedi
<< MA PRINCIPE! Con tutto il rispetto, il Presbitero....cioè, l'ex Presbitero Anderson si è rivelato un tradito... >>
<< No. >> lo interruppe seccamente Yzarc
<< Ma le prove...... >>
<< Non sto dicendo che Anderson non è il responsabile degli omicidi. Semplicemente, lui non è un traditore. Non ha mai creduto negli pseudo-ideali dei Nicolaiti, come me del resto. Se ci siamo uniti a questo “Ordine” è solo per costrizione o convenienza >>
<< Quindi lei lo giustifica?! >>
<< No. Però Anderson è un mio amico, mentre quei Novizi per me non rappresentano nulla di più che nomi incisi su di una lapide. >>
il Magistrato si sedette, esausto. Tentò di riflettere mentalmente su quella situazione per l'ennesima volta
<< Ad ogni modo...è altamente probabile che Anderson abbia già lasciato la città, tutti sembrano essersi concentrati sul Raid, sicuramente non deve essere stato troppo difficile per lui >>
<<Si, lo credo anche io. >> convenne Yzarc << E conoscendolo, probabilmente si starà recando a Rostov, nelle Lande di Efeso, per tentare di contattarmi >>
Il Magistrato si alzò nuovamente con un gesto di stizza
<< ...Allora cosa stiamo aspettando ancora qui?! Scusi se lo dico ma con ogni probabilità questo Raid ha intenzione di fare piazza pulita...è evidente che non aspettavano altro che un pretesto per arrivare alla Principessa di Tiatira >>
<< Corretto. Ma non possiamo ancora andarcene...non fino a quando la Sorte non mi avrà dato un segno riguardo il nostro vero obbiettivo. Sento che è ancora qui >>
Il Magistrato emise un gemito di disperazione. Ancora quel Solomon......

Rostov, Efeso

<< Dante, allora ? >>
Lo spadaccino scosse il capo, porgendo l'auricolare ad Albert
<< Continua a sentirsi solo un fastidiosissimo ronzio >>
Albert meditò qualche minuto, quindi si voltò verso il retro del furgone
<< Ehi cecchino, qualche idea? >>
<< SUCCHIAMI L'UCCELLO, BAKA ! >>
Masi era nel vano posteriore del veicolo legato come un salame.
Poco prima che avessero deciso di abbandonare la Fazenda, Dante aveva descritto ad Albert il cecchino svenuto poco sotto gli spalti.
Albert conosceva bene l'ambiente della Fazenda, e sapeva che girava voce di un asiatico particolarmente abile con i computer al lavoro su un qualche tipo di formula.
Conoscendo la buon'anima di Charlie Mendez, doveva trattarsi di una piccola miniera d'oro....e aveva deciso di non farselo scappare
<< EHI, GIAPPONESINO ! Guarda che se invece di raccattarti ti avessimo lasciato poltrire in mezzo alla strada, a quest'ora saresti all'altro mondo come il tuo boss >>
Dante sorrise imbarazzato, quindi osservò con la coda dell'occhio il sacerdote
<< Padre...è sicuro che Logos e Daphne non siano....ecco si insomma.... >>
<< Morti ? >> esclamò senza troppi giri di parole Albert, completamente rilassato << Certo che NON ne sono sicuro, ti sembro un indovino? Sono di certo due tipi difficili da ammazzare....ma la possibilità che siano andati a far prematuramente visita a Nostro Signore resta sempre valida.
L'unica cosa che possiamo fare noi è tentare di sistemare quei dannati cosi per comunicare con loro, se c'è speranza che siano vivi è il massimo che ci resta. >>
Dopo la rocambolesca fuga dalla Fazenda, il gruppo si era diretto a nord, verso le rovine di Rostov.
L'antica città Ucraina rappresentava uno degli ultimi insediamenti abbastanza civilizzati nella Regione di Efeso, forte anche della vicinanza con Tiatira e le sue Polis.
<< AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH ! >>
Albert frenò di colpo.
Una strana figura scheletrica stava in mezzo alla strada, sopravvissuta all'impatto con il furgone solo di pochi centimetri
Albert scese osservando meglio il figuro.
Era un vecchio completamente calvo, con una lunghissima barba bianca e l'apparenza di avere semplicemente TROPPI anni per poter essere ancora in grado di respirare
Il vecchio barbuto rispose allo sguardo del prete con stralunati occhi visionari ma colmi di una certa vivacità
<< Teheheeee >> rise di gusto l'uomo
<<”THEHEEE” UN ACCIDENTE, VECCHIO SCEMO! ANCORA UN ATTIMO E FINIVI SPIATTELLATO COME UNA FRITTELLA ! >>
<< Teheheeee....un prete...che bello....THEHEEEE. Era un sacco che non ne vedevo uno. L'ultima volta credo fossi al Vaticano >>
Albert lo osservò stupito
<< Il Vaticano?! Che ne sai tu del Vaticano ?! >>
<< TEHEHE! Io so TUTTO! Ero la quando fu fondato...assieme a Costantino, San Pietro, Lorenzo il Magnifico e Mario >>
<< ....Mario ? >>
<< Mario. >>
Albert guardò in modo eloquente quel vecchio. Era evidente che si trattava di un pazzo della peggior specie, eppure...c'era qualcosa di strano in lui.
Guardandolo dritto negli occhi, il prete comprese che c'era di più di quello che dettava l'apparenza dietro quell'avvizzito figuro
<< Qual'è il tuo nome vecchio ? >>
L'altro rimuginò per qualche minuto accarezzandosi la lunga barba
<< Uuuh. Questa è una buona domanda. Durante l'epoca della massima espansione dell'Impero Nanico nella Penisola Italica della Pannonia minore, quando partecipai alla caduta del Regime di Arcore e la presa della Torre di Pisa....ero noto come Benito Pirandello il Barbuto.
Ma di questi tempi, anche se non saprei dire per quale motivo, ci si riferisce a me con il nome Methusealh >>
<< ...appropriato direi... >>
<< Teheheee. >>
<< Senti, so che devo essere pazzo per chiedertelo, ma se sai qualcosa al riguardo del Vaticano....di qualunque entità....allora potresti venire con noi per qualche tempo? Vorrei farti conoscere una persona >>
<< Teheheee. Impossibile, mi dispiace. Sono già atteso altrove >>
<< Mmmm....e dove, di grazia ? >>
<< Ma alla tomba del tiranno Koopa, che domande! Lo spirito dell'eroe Mario la mi attende per rivelarmi il futuro di questo mondo >>
<< Ancora con questo Mario.... ? >>
<< Mario Mario! Teheheee. >>
<< Ok...dimentica quello che ti ho detto. Devo aver ricevuto un colpo di sole. Ci si vede eh >>
Albert risalì sul furgone, mentre con un cenno della mano il vecchio Methuselah si allontanò distrattamente dalla sua vista.

Sud di Armagh, Tiatira

Non dovevano mancare molti chilometri all'arrivo dell'esercito Repubblicano ad Armagh.
Gli ordini erano leggermente diversi dal solito, ed esprimevano una certa prudenza relativa alla massiccia presenza Nicolaita nella Polis, comprendendo anche la presenza di un Principe nei paraggi della città.
Il Caporale al comando del Raid osservava svogliatamente la situazione dal tettuccio di di uno dei veicoli corazzati della Repubblica.
Sarebbe stata semplicemente la solita routine. Non importava se l'obbiettivo questa volta era meglio difeso o organizzato....come tutti sarebbe dovuto capitola...
<< CAPORALE !! >>
Un'esplosione gettò nel panico il contingente Repubblicano.
Uno dei veicoli alla destra del Caporale era appena saltato in aria
<< CHE DIAVOLO SUCCEDE ? >>
<< Q-QUALCOSA HA COLPITO DI NETTO IL SERBATOIO.....ma è impossibile....dovrebbero mancare ancora più di quattro chilometri a destinazione! Che ci stiano tendendo un agguato ?! >>
Il Caporale osservò con il binocolo in direzione della città.
<< No....non può essere....non da una distanza simile...UN CECCHINO ?! >>

Torre di Controllo Nicolaita, Armagh

Jackal sghignazzò soddisfatto. Era davvero un bel po' che non armeggiava con il suo BAR, ma non si poteva dire che avesse perso il suo tocco....un cane della Repubblica in meno
Si accese una sigaretta, quando qualcuno busso alla porta della sua postazione da “tiro a segno”
<< Avanti >>
Una bella ragazza vestita in modo decisamente appariscente fece capolino nella stanza. Jackal la osservò aldilà degli occhiali
<< Chi sei? Aspettavo Giulia.... >>
La ragazza chinò leggermente il capo
<< Mi chiamo Amanda. Giulia aveva da fare con un altro cliente, quindi Jeroboam mi ha mandato a sostituirla.... >>
La ragazza si avvicinò e si distese tra le braccia del possente Magistrato, che ne accarezzò i fianchi con fare quasi professionale
<< Ero ansiosa...di incontrarla, Magistrato Jackal...le altre ragazze mi hanno sempre parlato molto bene di lei.... >>
Jackal la osservò con freddezza
<< Sei una nuova? Non ti ho mai vista >>
<< ...Diciamo che sono un nuovo acquisto, si....ma ora basta parlare..... >>
Amanda avvicinò le sue labbra a quelle di Jackal, ma quest'ultimo la prese violentemente per il collo, alzandola di peso dal suolo.
Dalla mano sinistra di lei crollò a terra un piccolo pugnale che teneva nascosto dietro la schiena.
Jackal sorrise soddisfatto
<< Che assassine incapaci che ha la Repubblica...ho conosciuto puttanelle da strada molto più furbe di te... >>
Amanda si limitava a mugugnare, spaventata e irata al tempo stesso
<< Io conosco Jerry da anni, e ho avuto modo di conoscere anche tutte le sue ragazze, nessuna esclusa...se ci fosse stato un nuovo acquisto lo avrei certamente saputo, e poi Giulia con me ha la precedenza su tutti i clienti..... >>
Jackal estrasse la sua daga
<< Pensare di potermi giocare solamente facendo leva sul mio amore per le donne è davvero qualcosa di patetico e vigliacco, lasciatelo dire. Salutami Malachia, quando lo incontrerai all'inferno >>
Senza ulteriori parole, con un colpo secco della lama, Jackal recise la gola dell'assassina.
Dopo aver ripulito la Daga nel vestito della donna, il Magistrato ritornò al suo fucile senza degnare di ulteriori attenzioni il cadavere.
<< ....e ora sono due a zero per me, figli di puttana Repubblicani >>

Fabbrica Abbandonata, Tiatira

Logos osservò Daphne: era ancora profondamente addormentata.
L'uomo decise alzarsi dalla sua posizione per accendersi una sigaretta e camminare un po' nei resti di quella fabbrica.
<< Come sempre....non riesco a dormire, di notte >>
disse a se stesso, contemplando con scarso interesse il fumo che fuoriusciva dalla sua bocca.
Era stranamente felice di aver scoperto di possedere ancora la capacità di piangere. In quei quindici anni aveva spesso fatto affidamento alla sua maschera d'irosa frustrazione per uccidere, ma dentro di se sapeva benissimo che con ogni morte da lui provocata in realtà stava lentamente uccidendo se stesso
Posò lo sguardo a terra sulla cenere di tabacco che aveva generato
La sua Aura doveva aver perso gran parte del suo potere proprio per quel conflitto morale, sentenziò mentalmente.
Ma lui era solo un uomo. Poteva anche avere chissà quale destino o missione da portare a termine, ma restava pur sempre un essere umano il cui animo non riusciva a trovare pace in una simile epoca.
Un'epoca devastata dalla razza umana, prima che dai residui dell'Apocalisse
<< ...la fine del mondo.... >> mormorò distrattamente Logos, notando a terra un piccolo opuscolo
Raccogliendolo, si accorse che doveva trattarsi di qualcosa di molto antico. Dalle immagini poteva vedere diverse bandiere che probabilmente una volta rappresentavano le antiche nazioni del vecchio mondo.
Al di sotto di esse notò un'immagine di alcuni uomini finemente vestiti, e sopra di loro una più grande bandiera blu con un cerchio di stelle al centro
<< ....Uomini che governano altri Uomini.... >> Logos usò il mozzicone di sigaretta per dar fuoco al vecchio opuscolo
<< ....questo mondo era già finito molto prima che giungesse l'Apocalisse... >>
Ritornò a sedere a fianco della ragazza, ancora addormentata.
Osservandola meglio notò che in viso aveva un'espressione quasi spaventata, e alcune lacrime le scendevano inconsciamente dalle palpebre serrate
Logos si disse che forse quella sarebbe stata l'unica occasione in cui l'avrebbe vista piangere.

Da qualche parte a sud del confine, Tiatira

Dominic aveva fatto dietro-front immediatamente. A quanto pareva c'era un altro raid, ben più nutrito di quello che aveva colpito la Fazenda, diretto verso ovest....aveva avuto modo di osservare alcuni veicoli repubblicani dirigersi in massa verso la capitale e ne sapeva abbastanza della regione per capire quando la situazione si stava facendo critica
Non avrebbe avuto problemi immediati con il carburante, ma doveva assolutamente farne una seppur minima scorta per garantirsi una certa sicurezza, ora che non aveva nessuna idea per il futuro.
Accarezzò dolcemente il volante della sua auto
<< Senti baby...credo proprio che dovremmo puntare subito a nord, verso Efeso...tira brutta aria qui a Tiatira e non voglio correre inutili rischi. >>
Dom meditò qualche minuto sulla direzione da prendere una volta superato il confine.
Conosceva molto poco di Efeso, ma sapeva che non lontano dalla Fazenda c'era un centro abitato di buone dimensioni....probabilmente la avrebbe potuto recuperare un po' di carburante
<< Ok, Infernus. È tempo di lasciarci dietro questa regione del cazzo >>
Con un potente rombo, la velocissima auto nera si allontanò a tutta velocità per le strade desertiche del mondo

Rostov, Efeso

<< Forse ci siamo, Padre! Credo che stia recuperando la frequenza >> esclamò Dante, ancora intento ad armeggiare sull'apparecchio di comunicazione
<< Perfetto! Non appena avremmo riaperto il collegamento con Logos e Daphne andremo a recuperarli e poi.... >>
<< Teheheee >>
Albert e Dante si voltarono. Oltre al prigioniero Masi, stupito almeno quanto loro, sul sedile posteriore sedeva placidamente il vecchio Methuselah, intento a sbellicarsi dalle risate aldilà della foltissima barba
<< Dove andiamo, marmocchi? Teheheee >>

La Porta del Vaticano, Armagh

Una donna stava silenziosamente ammirando alcuni simboli incisi su di una gigantesca porta.
Era di una bellezza sconvolgente. Si muoveva con somma grazia, nel suo lungo abito nero dotato di un provocante spacco sulle gambe e un'apertura sul petto che ne lasciava intravedere appena i seni.
I suoi lunghi capelli corvini le raggiungevano terra, ricadendo sulle spalle dell'esile figura che la rappresentava
La sua pelle era di un candore eccezionale.
Mentre la sua mano scorreva delicatamente sui simboli, un sorriso attraversò il suo volto
<< Maestro....siete qui ? >>
Un ombra apparve alle sue spalle. Lei aprì i suoi penetranti occhi azzurri osservandola senza però voltare completamente il capo.
L'ombra non pareva particolarmente stupita dall'essere stata scoperta
<< Degno di te....”Jezebel” >>
pronunciò con una voce maschile, autoritaria e piena di forza
<< Per favore, non chiamatemi così....detesto quel nome >> mormorò dolcemente lei
L'uomo le se avvicinò sfiorandole le spalle
<< Come vuoi....Eva. Sei ancora più bella dell'ultima volta che ci siamo visti>>
<< ....Lui verrà ? >>
<< Certo che lo farà. Ma ora questa città sta per essere investita da tutta la furia della Repubblica, e per te è troppo rischioso rimanere qua fuori.... >>
<< Allora pensa che dovrei entrare ? >>
<< Si. La sarai al sicuro >>
Eva osservò con ammirazione quelle gigantesche porte dietro cui si celava l'antica piazza di San Pietro, sommersa dalla terra impietosa da oramai 100 anni
<< Ma...una volta nel Vaticano....lui potrà raggiungermi ? >>
<< Albert verrà con lui, non dubitarne. È stato istruito per questo, infondo.... >>
Un metallico rumore di catene fece voltare i due.
Solomon si avvicinava con il suo lento passo imperioso e angosciante, ma sia il misterioso “Maestro” che Eva parevano quasi sollevati e animati da gioia nel vederlo
<< Maestro, è tempo di lasciare Armagh. Non possiamo rischiare che Yzarc interferisca con il nostro piano solamente per la soddisfazione di darmi la caccia >> disse l'assassino di Malachia
il Maestro annuì. Eva cinse Solomon per un braccio, soffiandogli un bacio aldilà del buio cappuccio
<< Come sei freddo, Solomon....non mi saluti ? >>
L'occhio scarlatto di lui osservò quello splendido corpo sinuoso che riusciva a far breccia anche nel suo animo, nonostante esso fosse oramai lungi dal poter provare qualcosa definibile come “desiderio”
il Maestro si avvicinò ad Eva accarezzandole dolcemente i capelli, mentre congedò con un cenno Solomon
<< Lascialo stare. La sola tua vista è un fardello troppo grande per qualsiasi uomo, compreso Solomon. Ci rivedremo all'atto conclusivo, figlia mia. >>
Eva annuì, congedandosi dai due, che sparirono tra le ombre.
La donna riportò l'attenzione sui simboli della Porta.
<< Non tardare....amore mio....non potrò sopportare ulteriormente l'attesa di rincontrarti dopo tutti questi anni... >> sussurrò, prima di serrare il suo magnetico sguardo << Logos >>
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CAPITOLO 12: Lost in the Hall Of Memories


Daphne aprì lentamente gli occhi. Le sembrava di non aver dormito affatto
<< Ti sei svegliata? >>
Logos la osservava seduto in un angolo, il logoro mantello color sabbia indosso e l'aria di chi non aveva chiuso occhio da giorni
<< ...quanto ho dormito? >> domandò lei
<< Non abbastanza, a giudicare dall'espressione che avevi nel sonno >>
Daphne mise lentamente a fuoco l'immagine di un volto, un volto che conosceva bene e che aveva rivisto per l'ennesima volta nei suoi incubi
<< Ti è mai capitato di...dimenticare...se le persone che sogni esistano veramente o siano solo frutto della tua immaginazione? >>
Logos notò che gli occhi della ragazza erano di un castano profondo, nonostante al momento del risveglio sembrassero albergati di un'innaturale luce bionda al pari dei suoi capelli
<< No, io non sogno mai >> rispose in un soffio lui
<< Tutti sognano, solo che molti al risveglio non se lo ricordano .>>
Logos si alzò in piedi, accendendosi una sigaretta
<< O forse vogliono solo dimenticare ciò che hanno sognato >>
Daphne parve sul punto di replicare, quando in un ronzio la famigliare voce di Albert li raggiunse
Logos prese l'auricolare
<< Prete? Sei tu? >>
<< Logos.....bzzbb.....mi senti?... >>
<< In qualche modo >>
<< BZZ...Z....Daphne....è con te? >>
Logos osservò la ragazza che rispose allo sguardo senza particolare attenzione
<< Si. Dante?>>
<< è qui....siamo a Rostov, e abbiamo un furgone......dove vi trovate?>>
<< In una fabbrica da qualche parte non lontano dalla Fazenda. L'Helade ha avuto qualche problema, ma credo che Daphne possa ripararla senza troppi problemi....una volta fatto vi raggiungeremo, non muovetevi da li >>
<< Ok.....questo coso ha poca autonomia.....chiudo, appena siete nei paraggi richiamami >>
<< Bene >>
<< e.....Logos..... >>
<< Si?>>
<< Forse le tue scommesse non sono tutte perse in partenza >>
Logos abbozzò un mezzosorriso
<< Già. >>
Chiusa la conversazione, l'uomo ripose l'auricolare. Quindi osservò Daphne con una certa apprensione
<< Credi di farcela a dare un'occhiata alla tua moto ? Dobbiamo fare un bel po' di chilometri verso Nord, a carburante immagino che dovremo farcela ma... >>
<< Non ti preoccupare >> assentì freddamente la ragazza dirigendosi senza ulteriori parole verso l'Helade
Logos la scrutò attentamente. Di qualunque fosse stata l'entità del sogno che la ragazza aveva avuto, in cuor suo sperava non dovesse ripetersi mai più

Rostov, Efeso

<< Ok, io vi ho aiutati...ora potreste anche lasciarmi andare.. >> Masi stava armeggiando con alcuni cavetti interni all'auricolare di Dante.
Lui, Albert e Dante stesso sedevano attorno ad un tavolino situato nel cortile di una bettola all'entrata della città
<< Vedremo, puoi esserci ancora utile. Dante, che fine ha fatto il vecchio ? >>
Dante roteò lo sguardo con fare eloquente
<< Ha detto di aver visto pinguini parlanti qua vicino >>
<< Ma bene.... >>
<< Pensa che convenga portarcelo appresso, Padre ? Quello è tutto pazzo... >>
Albert sbadigliò sonoramente, quindi osservò con fare professionale la bottiglia di vino che si erano fatti portare, stappandola senza troppe cerimonie
<< Ovviamente. Ma tra tutte quelle stronzate gli ho sentito dire anche qualcosa di plausibile....prima di liberarci di lui voglio che discuta con Logos, se c'è qualcuno che può far cavar fuori qualcosa di sensato da un pazzo.....>> il prete bevve una generosa sorsata <<Quello è un altro pazzo.>>
Albert scolò l'intera bottiglia senza un batter di ciglio, quindi si diresse verso Masi con una strana espressione di risolutezza in volto
<< Urasawa, io e te dobbiamo parlare >>
<< ...uff... che altro c'è ora... >>
<< “Mente”. Spiegami che diavolo è. >>
Masi chiuse gli occhi riflettendo sugli ultimi eventi. A conti fatti vuotare il sacco o meno ora non avrebbe fatto alcuna differenza
<< ...beh, visto che il vecchio Charlie non è più tra noi suppongo non ci siano problemi a dirvelo. Infondo a me di questa storia non importa un fico secco. Conoscete Herman Marley ? >>
Dante scosse il capo, mentre Albert rimase pensieroso per qualche attimo
<< Era uno scienziato, se non sbaglio... lavorava per Avraham negli anni seguenti all'apocalisse... >> disse infine il prete
Masi scoppiò a ridere
<< Era molto di più che un semplice scienziato. Marley è stato con ogni probabilità una delle chiavi per il successo della campagna militare del Re e del conseguente potere Nicolaita.
Veicoli, armi, edifici...ogni sorta di chincaglieria ancora realizzabile dopo l'Apocalisse ha avuto il suo zampino >>
<< Un vero Leonardo, non c'è che dire.... >>
D'improvviso Methuselah irruppe nella scena balzando agilmente sul tavolo
<<UUUH LO CONOSCO! Ma io preferivo Michelangelo, Teheeeh. Buono il brodo di tartaruga, SLURP >>
Dopo uno sforzo considerevole per rabbonire l'impeto dell'anziano rincitrullito, Masi riprese il discorso
<< Comunque sia, “Mente” è il nome di uno dei suoi ultimi progetti, che riguardavano lo sviluppo di un carburante alternativo sfruttante il livello di radiazioni generatosi dopo l'Apocalisse, debellandole e al contempo ottenendo una fonte d'energia praticamente infinita >>
Dante strabuzzò gli occhi
<< Una cosa del genere farebbe la fortuna di Laodicea...nella regione il livello di radiazioni è altissimo >>
Masi annuì
<< E non solo. Una minima parte di quella merda radioattiva potrebbe generare abbastanza energia da provvedere al sostentamento di un'intera città per una settimana >>
Albert stappò un'altra bottiglia
<< Il vecchio Charlie stava davvero diventando ambizioso, non c'è che dire... >>
Masi sorrise sarcastico, scuotendo il capo
<< AH! Charlie Mendez era un uomo senza prospettive. Intuiva le enormi possibilità di guadagno, certo, ma la sua principale preoccupazione era dotare della Fazenda di un sistema d'alimentazione più economico e poter far correre quei macinini al Circus senza sborsare un soldo in carburante >>
<< … Un uomo acuto accecato dalla propria piccola tirchieria … >> commentò sovrappensiero Dante
D'improvviso Albert notò che il vecchio Methuselah si era appartato in un angolo, e dopo aver recuperato un piccolo foglio e una penna da qualche parte sembrava intento a scrivere qualcosa con una certa concentrazione. Tutto ciò risultava parecchio stonato nella sua figura di matto senza speranza
<< Ehi vecchio, che ti è preso? Scrivi le tue memorie? >>
Methuselah rispose con un ghigno sdentato sventolando il foglio ricoperto da quelli che a prima vista sembravano semplici scarabocchi
<< THEEEHEE! Parlavate di questo giusto ? >>
Porse il foglio a Masi. Il cecchino fu sul punto di mettersi a urlare.
Tra quel mucchio di figure senza senso c'erano delle complicate formule che lui aveva potuto elaborare solamente con l'aiuto dei suoi computer...
<< Chi diavolo è...questo vecchio...in realtà ? >>

Armagh, Tiatira

<< Magistrato, abbiamo disposto tutte le mine come ci avete ordinato >>
Jackal assentì in direzione del Minervale.
Aveva lasciato temporaneamente la sua postazione da cecchino, infatti a quanto pareva il raid si stava riorganizzando in qualche area riparata a seguito delle numerose perdite provocate dal suo BAR.
Un'ottima occasione per sistemare la linea di difesa Nicolaita
<< Molto bene. I Repubblicani in città? >>
Il Minervale sogghignò soddisfatto
<< Tutti morti o sotto chiave. Non è stato troppo complicato, Malachia preferiva aver pochi tizi alla sua “corte” … >>
<< Logico, così non avrebbe rischiato di venir scoperto nei suoi intrallazzi con noi. La popolazione? >>
<< I più stanno raccattando le loro quattro cose e levando le tende >>
<< Meglio così. Meno distrazioni ci saranno meglio ci muoveremo. Di Anderson che mi dici? >>
Il Minervale si passò una mano sul mento riflettendo brevemente sulle informazioni di cui era venuto in possesso
<< Secondo quanto sono riuscito a scoprire è scappato già da un pezzo sfruttando i canali fognari >>
<< Degno del ratto quale è. >>
Jackal tirò una profonda boccata di fumo dal suo piccolo narghilè
<< Abbiamo qualche notizia da Antiochia? Non ci conto molto ma un po' di aiuto non mi farebbe certo schifo in un momento come questo....i Repubblicani sono armati per una gita all'Inferno >>
<< Sappiamo che il Principe di Efeso è ancora in zona, ma non ha dato segno dell'intenzione di darci una mano..... >>
il Magistrato scosse il capo con un espressione sarcastica in volto
<< Figuriamoci...è della stessa pasta di Anderson quello, un'altra carogna. >>
<< ….per il resto nulla. Stanno arrivando altri Nicolaiti che risiedono nei dintorni, ma nient'altro. Credo che non possiamo aspettarci ulteriori aiuti da Antiochia >>
<< Già.... suppongo che anzi quei vecchi stronzi dei Magi non vedrebbero l'ora di levarsi dai piedi Jezebel, non sono mai riusciti a gestirla come volevano ... >>
Jackal diede una decisa pacca sulla spalla al sottoposto
<< Hai fatto un ottimo lavoro. Comincia a dare gli ordini alle unità che possono tendere imboscate ma mantieni il grosso degli uomini alle porte della città … >>
Jackal si levò gli occhiali rivelando gli occhi dell'innaturale color rubino
<< … presto ci sarà da ballare >>

Costantinopolis, Tiatira

Tiresias e Aster camminavano lentamente lungo i corridoi del Senato. Il Senatore Bianco pareva l'immagine vivente della serenità
<< Allora, Aster....come mai non hai voluto partecipare al Raid? >>
<< Noi Filistei non partecipiamo a queste azioni dirette, lasciamo all'esercito regolare simili questioni. Preferiamo agire singolarmente >>
<< Questo lo so. Ma conoscendoti...pensavo ti saresti fiondato subito ad Armagh alla notizia di Solomon nei paraggi....>>
Aster si fermò, osservando il Senatore con fare sospettoso
<< Pensavo che dovessimo considerare Solomon come un potenziale alleato. >>
Tiresias sorrise e annuì
<< Certamente. Ma sono certo che non hai dimenticato chi ti ha conferito quell'aspetto grottesco.... >>
Aster si strinse il braccio meccanico abbassando lo sguardo, mentre il Senatore proseguì, ignorandolo
<< La tua professionalità mi sorprende. Anche la faccenda di May...eravate molto “intimi”, per così dire, se non sbaglio >>
<< Ho solo seguito i suoi ordini. May aveva fallito la sua mission... >>
Tiresias lo zittì con un cenno della mano
<< Come te, del resto. Anche tu fallisti contro il medesimo avversario. Il motivo per cui May è stata estromessa dai Filistei è solo parte di un gioco politico, lo sappiamo entrambi >>
<< ...è un gioco politico che ha ordito LEI, Senatore... >>
<< Non lo nego >>
<< e allora...perché mi fa queste domande adesso? >>
Tiresias rise nuovamente, con fare quasi benevolo, come quello di un padre che asseconda il suo ingenuo figliolo
<< Non nutro alcun dubbio sulla tua fiducia in me e nella Repubblica, Filisteo Aster. Mi chiedo soltanto...da dove essa trae origine... >>

Armagh, Tiatira

Yzarc e May sedevano l'uno di fronte all'altra, mentre il Magistrato era uscito a controllare la situazione
<< Ti prego, May....so che potrebbe essere difficile per te però, ho bisogno di saperlo. Ho bisogno che tu mi descriva Solomon. >>
May guardò dritta quell'inquietante maschera che celava il volto del suo nuovo mentore
<< ...descriverlo..? >>
<< Si. Tu rappresenteresti idealmente la testimonianza più recente di un incontro diretto con lui...anzi, credo che tu sia la sola persona ad averlo combattuto ed essere sopravvissuta per parlarne >>
<<...No >>
<< ...desideri un po' di tempo per riflettere oppure...? >>
<< No. Non è questo. Intendevo dire che non sono l'unica ad essere sopravvissuta ad uno scontro con Solomon. Il mio...il mio ex-superiore, il Filisteo Aster, tempo fa si scontrò direttamente con lui....quando ancora rivestiva la carica di Principe di Efeso che ora vi appartiene, Signor Yzarc >>
il Principe si scostò una ciocca dei lunghi capelli neri
<< Ti ho già detto che puoi chiamarmi semplicemente Yzarc... comunque sia, sfortunatamente molte cose sull'Armata dei Filistei e altre informazioni riguardanti gli affari della Repubblica mi sono ignote, in futuro spero potrò contare sul tuo contributo in questo senso... >>
May sorrise ammirata, annuendo. Il sentirsi nuovamente utile per qualcuno la rendeva incredibilmente felice. Non le importava aver cambiato schieramento così radicalmente, quell'uomo misterioso riusciva a valorizzarla...ancor più di quanto non avesse mai fatto Aster
<< Senz'altro, Sign...Yzarc. >>
<< Bene. Ora...gentilmente, puoi...? >>
<< Si. >> May abbassò lo sguardo prima di proseguire, rivivendo con quello che riteneva autentico terrore i fatti antecedenti alla morte di Malachia
<< è apparso come dal nulla. Come se fosse stato un miraggio...però prima che potesse rendersi visibile doveva già trovarsi nella stanza, in quanto potevo udire il rumore dei suoi passi e della sua catena ancor prima che si decidesse a mostrarsi.
Non saprei descrivere il suo volto, era...era semplicemente buio, all'interno del cappuccio, con l'eccezione di un brillante occhio rosso...o almeno, credo dovesse trattarsi dell'occhio, sembrava più simile ad una luce artificiale....so che può sembrare assurdo ma... >>
Yzarc la zittì con un cenno, scuotendo placidamente il capo
<< Continua. >>
<<...beh, come le ho già detto...gli ho sparato, e i proiettili lo hanno colpito in pieno.
Dopo...è come se il suo corpo abbia rimarginato le ferite e...i proiettili sono caduti a terra...o almeno, io ne ho potuto sentire il rumore prima che mi colpisse... è bastato un colpo... poi sono stata investita da un'energia terribile, qualcosa di molto più potente e...terrificante...di una semplice scarica elettrostatica >>
il Principe la osservò silenziosamente per qualche istante
<< ...che cosa intendi per “terrificante” ? >>
<< ...Beh...so che sembra assurdo ma...sono già stata colpita in passato da scariche elettriche, anche molto potenti però...sembrava quasi che quel colpo mi stesse lacerando l'anima, non saprei come altro descrivere quell'orrenda sensazione >>
La ragazza abbassò lo sguardo, sicura di non essere stata di alcuna utilità. Yzarc le strinse la mano
<< Bene. Sei stata preziosissima, May. Mi hai dato la conferma che mi serviva >>
<< ...Conferma? >>
<< La catena di Solomon non è un arma normale, come tu stessa hai avuto modo di verificare...l'energia che la pervade non lascia dubbi. >> Yzarc si alzò, dando le spalle alla donna che lo ascoltava rapita
<< Quell'energia era inequivocabilmente l'Aura di Solomon. E la sua catena...>>
Yzarc si voltò nuovamente dando modo a May di poter osservare la sua inquietante maschera di ferro
<< Si tratta certamente di un'arma di dio. >>

Confine Tiatira/Efeso (OVEST)

Anderson si risvegliò sotto un sole cocente.
Era svenuto esausto a terra qualche ora prima.
Non aveva idea di dove si trovasse, e con un senso di terrificante certezza seppe che a portarlo fino a li doveva essere stato, con ogni probabilità, l'Altro.
Non riusciva a ricordare quando avesse preso il controllo...era poco fuori da Armagh, quando aveva avuto l'idea di riposarsi qualche ora.
Probabilmente nello stesso momento in cui l'ipotesi di dormire gli era balenata in testa l'Altro aveva preso il sopravvento, dotato di quell'innaturale e selvaggia energia che lo aveva portato fino al confine occidentale tra le due Regioni.
In cuor suo sperava di non essersi macchiato di altri insensati omicidi....e da qualche parte intuì che doveva essere così.
Sembrava quasi che la sua metà oscura, dominata totalmente dal proprio istinto, avesse come unico obbiettivo allontanarsi quanto più possibile da Armagh, come un animale che intuisce l'arrivo di un cataclisma imminente.
Si ritrovò a pensare a Jackal e ai suoi “compagni”, sorprendendosi di non provare il benché minimo senso di preoccupazione per la loro incolumità.
Così come non provava certo rimorso per le vittime della sua assurda e involontaria “crociata”. Aveva orrore per l'idea stessa dell'omicidio, ma non riusciva a dispiacersi per quegli uomini che avevano dedicato tutta la loro vita a stupri, rapine e omicidi stessi.
Forse l'Altro non agiva per puro istinto. Forse aveva dato voce ad un suo latente senso di “giustizia”.
Perso nei suoi pensieri, Anderson notò d'improvviso una borraccia alla sua cintura. Doveva averla recuperata il giorno prima durante il suo stato di incoscienza
Sorseggiò l'acqua con tranquillità, controllando il proprio respiro prima di decidersi a ripartire.
Se da qualche parte sarebbe riuscito a trovare una carovana diretta verso Rostov le cose si sarebbero fatte molto più semplici...conosceva molto poco della Regione di Efeso, ma in passato era stato ospite di Yzarc in quello che era l'unico centro abitato considerevole in tutta l'area, o almeno da quanto ne sapeva lui...
e allo stato attuale delle cose, Yzarc era l'unica persona al mondo che potesse ancora definire “Amico”

Confine Tiatira/Efeso (EST)

Daphne e Logos non si erano più scambiati mezza parola da quando erano partiti qualche ora prima.
L'Helade sfrecciava a tutta velocità seguendo la costa di quello che un secolo prima era chiamato Mar Nero, in modo da tenersi a debita distanza dall'area della Fazenda onde evitare altri cattivi incontri
Attraverso i lunghi capelli biondi al vento, Logos scorgeva appena il viso della ragazza. Notò che esso era dotato di un'innaturale inespressività, e questo quasi lo spaventava
Tornò ad osservare il tatuaggio sulla schiena di lei. Poteva essere che rinvangare la memoria di quella che era inequivocabilmente una runa avesse scatenato in Daphne qualcosa...qualcosa di ben più rilevante di un semplice incubo. Forse frammenti del suo passato, che pareva essere in gran parte ignoto anche alla diretta interessata
Logos realizzò che paradossalmente ogni essere umano di quell'epoca, lui compreso, non faceva altro che dirigere i propri pensieri al passato...o perlomeno i pensieri ancora dotati di una parvenza di sentimento, positivo o negativo che esso fosse.
Il futuro per tutti o quasi era sintetizzabile con un unico, semplice, terribile eppur onesto concetto:
Sopravvivere.
E allora non importava quanto i propri ricordi fossero banali o peggio ancora segnati da tragedie ed esperienze orribili, restavano pur sempre l'unica via di fuga a cui aggrapparsi per lasciare almeno nella propria mente quella triste e malinconica esistenza
<< Dovremmo esserci quasi >> disse infine la ragazza, distogliendolo dalle sue riflessioni
<< Sei stanca ? Hai guidato per quasi l'intera giornata. >>
<< Non ti preoccupare. >> rispose in un soffio Daphne.
Forse il vero diavolo era quello...pensò Logos... non la mancanza di fede, quanto più la rassegnazione dettata dal semplice fatto di vivere
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Capitolo 13 SPECIAL: Meroveus I


14 ANNI FA (86 d. A. )


Antiochia, Corte dei Magi

La stanza era completamente buia, ma i tre anziani figuri, ammantati in violacei mantelli, parevano non curarsene minimamente
<< Allora, chi è sopravvissuto? >> tuonò il più imponente dei tre con voce imperiosa
<< Eh...ssshhh....solo due..già già..shhh >> rispose il secondo, sibilando come una serpe
Era molto basso e grassoccio, completamente avviluppato nel suo mantello quasi esso rappresentasse per lui una seconda pelle
<< Chi ? >> riprese il primo
Il terzo, senza proferire una parola, porse due fascicoli a quello che pareva il loro leader
Quest'ultimo li osservò attentamente.
La sua attenzione fu subito diretta verso la foto di un ragazzino dai lunghi capelli neri.
Possedeva un viso dai lineamenti regolari e due penetranti occhi scuri, doveva avere sui dodici anni.
<< Yzarc....da lui me lo aspettavo....è sopravvissuto sviluppando un'Aura di tutto rispetto, suppongo. >>
<< Sishhhsi >> sibilò il minore
<< Non potresti piantarla con il tuo sibilare, Caspar? Come se non ti bastasse strisciare...vuoi proprio diventare un serpente anche nell'aspetto oltre che nell'animo? >>
Caspar sogghignò
<< Non puoi certo ritenerti meno velenoshhho di me, Melchior....e la scarsa loquacità di Balthasar shhhh...è sufficiente, non trovi ? >>
Balthasar incrociò le braccia squadrando il piccolo compagno con profondo disgusto. Melchior dal canto suo continuava a sfogliare i fascicoli.
Esaminando un'altra foto, sussultò
<< Buon Dio... ! >>
In mezzo ad un piccolo bunker, circondato da cadaveri di esseri deformi che una volta dovevano essere stati esseri umani, giaceva il medesimo ragazzino dai lunghi capelli corvini.
Era in ginocchio, in una posa che inequivocabilmente rappresentava un urlo di dolore. E il suo volto...il suo volto pareva essere stato completamente scarnificato, come se lo strato di pelle che lo componeva si fosse dissolto per lasciare visibili i tessuti muscolari
Melchior si portò un fazzoletto alla bocca
<< Siete certi che sia ancora...utilizzabile ? >>
Caspar si esibì in una sadica e sibilante risata
<< Abbiamo pensato bene di nashhhhhconderli il viso con una mashhchera....l'idea è stata di Balthasar, pershhonalmente non mi sarei preso tutte queste premure... >>
Melchior osservò la silenziosa figura di Balthasar. In netto contrasto con Caspar, era molto alto e longilineo, oltre che completamente muto
<< Comprendo.... e l'altro sopravvissuto chi è? Non avete un fascicolo ? >>
<< l'Altra sopravvishhuta vorrai dire....è una nuova arrivata, nesshhuno si era ancora preso la briga di censirla. È una ragazza parecchio appetibile...>> Caspar emise un disgustoso gesto con la lingua << Anche se ancora molto shhhhh giovane >>
Melchior posò i fascicoli con un rapido gesto della mano
<< Fateli entrare. >>
Una grande porta si spalancò giusto il tempo per illuminare almeno parzialmente la tenebrosa sala.
Un ragazzino dal volto celato in una maschera di ferro avanzò indeciso, seguito da una giovane donna dal passo aggraziato.
Melchior fu subito affascinato e al tempo stesso inquietato da quella figura femminile.
Non doveva avere più di sedici anni, eppure era già una donna adulta sia nell'aspetto che nelle movenze.
La sua pelle era tanto candida che, in quella stanza così buia, pareva dotata di luce propria.
I suoi fluenti capelli neri incorniciavano un viso che rappresentava l'ideale di perfezione
Melchior si mostrò ai due nuovi arrivati
<< State fermi sulla soglia, non dite nulla se non venite interpellati >>
Il giovane Yzarc si accasciò a fianco alla porta che si richiuse, mentre la ragazza scrutava sorridendo le tre figure ammantate con quei suoi occhi dotati di una surreale luce azzurra
<< Balthazar, è davvero....questa ragazza è davvero passata attraverso la Gehenna? >> sussurrò Melchior in direzione del compagno
Balthazar si limitò ad annuire solennemente.
Melchior non riusciva a capacitarsene. Lui rappresentava idealmente quanto di più vicino alla figura di quello che un tempo era il Re, eppure ora, di fronte a quei lucenti occhi azzurri, non si sentiva nulla di più che un vassallo...proprio come prima della “Scissione”.
La “Gehenna” era una prova che consisteva nell'esporre alcuni soggetti selezionati ad un livello di radiazioni intollerabile per qualsiasi normale essere umano.
Proprio questo le loro “cavie” erano attentamente selezionate in base alla loro potenziale “Aura”, quel singolare potere che in diversa misura risiedeva in ogni individuo, pronto a risvegliarsi, e che come Melchior si era aspettato aveva salvato Yzarc dalle braccia della morte.
Conosceva bene il potenziale di quel bambino, oramai aveva sviluppato un certo fiuto per gli individui in grado di sviluppare un'aura considerevole....ma essendo i loro metodi decisamente “drastici” aveva anche messo in conto l'eventualità della mutilazione
E ora quella ragazzina venuta dal nulla lo guardava come se non avesse subito alcun tipo di cambiamento, quando era stata sottoposta alla stessa forza che aveva ucciso brutalmente migliaia di persone e lasciato in uno stato grottesco i rarissimi sopravvissuti
<< Fino ad ora....chi ha superato la Gehenna potendosi definire in grado di ragionare e “vivo” nel vero senso del termine ha fatto parte di una strettissima cerchia di fortunati....tuttavia neppure Solomon, il nostro miglior esperimento, aveva raggiunto un risultato simile a quello di questi due >>
Caspar sibilò eccitato, annuendo.
Solomon a suo tempo aveva superato la Gehenna, che tuttavia lo lasciò in condizioni anche peggiori di quelle di Yzarc.
I Magi avevano speso tempo e risorse a non finire per sfruttare la sua portentosa Aura, sviluppando i Biomod e sostituendo le sue parti organiche oramai devastate dalle radiazioni con innesti meccanici....Caspar stesso aveva supervisionato tutte le modifiche che avevano portato alla creazione di quella perfetta macchina da guerra.
E ora si ritrovava davanti Yzarc, uscito giusto un po' ammaccato esteticamente...e sopratutto quella misteriosa ragazza, entrambi vivi e vegeti dopo aver attraversato l'inferno in terra
Stava già immaginando come sfruttare a pieno quelle portentose Auree....
Melchior si avvicinò ai due ragazzi
<< Yzarc >>
il ragazzo mascherato si rimise in piedi
<< Si, Mio Signore Melchior >>
<< Ti conferisco la carica di Presbitero di Rostov, nella Regione di Efeso. Il tuo nome Nicolaita sarà Herodes, a ricordare la strage di giovani vite di cui ti sei macchiato senza esitazione pur di eccellere >>
Yzarc chinò il capo
<< Grazie, mio signore >>
Balthazar osservò Melchior con stupore. Un Presbitero così giovane....non era mai accaduto prima
Melchior riprese.
<< In quanto a te, signorina....>>
la ragazza sorrise leggermente, scrutando il superiore per nulla intimorita
<< Ti conferisco il grado di.... >>
Melchior si bloccò. Quegli occhi azzurri segnarono in qualche modo il suo animo, ipnotizzandolo
<<....Principessa....della Regione di Tiatira.....il tuo nome sarà Jezebel >>
Se Balthazar non fosse stato muto di certo avrebbe urlato. Passi il Presbitero, ma addirittura una Principessa...
Anche Caspar, che era rimasto impassibile alla Nomina di Yzarc, ora osservava con una certa apprensione Melchior, alternando lo sguardo da lui alla Neo-Principessa.
Poi Jezebel parlò, e la sua voce melodiosa e terrificante al tempo stesso fugò tutti i dubbi dagli altri due Magi
<< Accetto con gioia l'incarico che mi è stato conferito dal Mio Signore Melchior, Principe e Mago di Antiochia >>

Rovine di Jerusalem, Tiatira

<< Sei proprio deciso a ripartire ? In un anno non sei riuscito ad ottenere nulla... >>
Un Albert nel pieno dell'adolescenza scrutò un alto ragazzo che gli stava dando le spalle
<< E tu cosa speri di ottenere mettendoti a fare il prete? >> disse l'altro, voltandosi
Aveva disordinati capelli castani e due strani occhi verdi
<< Tu cosa credi? Portare avanti i suoi ideali. A modo mio, s'intende. >> rispose Albert, abbassando lo sguardo
<< Beh, io ora come ora non ce la faccio a pensare ad ideali o utopie. Io voglio ritrovarla. >>
Il ragazzo castano si accese una sigaretta, tossendo leggermente
<< Ma che cazzo ti sei messo a fare?! FUMARE?! >>
<< Ho sempre voluto…. cough … iniziare. >>
<< Sei solo un cretino. >>
<< Non sono io quello che vuole farsi prete >>
Albert gli diede un pugno in pieno volto
<< BADA A COME PARLI MISCREDENTE DEL CAZZO! >>
L'altro si portò lentamente una mano sulla guancia colpita, sorridendo
<< Mi mancheranno le tue dolci carezze, “prete”....ehi, suona bene, non trovi ? >>
<< CHIUDI IL BECCO! RAZZA DI IDIOTA! SI PUO' SAPERE COSA SPERI DI OTTENERE RITROVANDOLA?! >>
<< Beh...sapere perché l'ha fatto...e poi... >>
<< E POI COSA? LA UCCIDERAI? INTERPRETERAI IL GRANDE VENDICATORE? LUI NON AVREBBE MAI VOLUTO QUALCOSA DEL GENERE, LO SAI BENE ANCHE TU, LOGOS! >>
Logos gettò il mozzicone di sigaretta a terra, guardando Albert dritto negli occhi
<< Non so nemmeno io cosa farò poi. È così importante? Io so solo che ora voglio ritrovarla. Voglio ascoltare tutto quello che avrà da dirmi....e se invece deciderà di completare il lavoro...beh...>>
Il ragazzo gettò a terra i resti di quelli che pareva una pistola finemente lavorata, con la parola “Evangelion” incisa sulla canna
<< ...Allora il me stesso del futuro deciderà come comportarsi di conseguenza. >>

Lindos, Isola di Rodi, Tiatira

Una piccola bambina stava scappando con un tozzo di pane tra i denti, i lacrimanti occhi rossi traboccanti di furia e le grida della donna che aveva appena rapinato dietro di se
Sentiva i suoi passi farsi sempre più vicini. Odiò se stessa per essere ancora soltanto una bambina, incapace di poter correre veloce come quell'adulta
<<TI UCCIDERO' PICCOLA BASTARDA! LASCIA SOLO CHE TI ACCHIAPPI E....>>
La bambina inciampò. Voltandosi, in preda al terrore, vide oltre i suoi lunghi capelli biondi la figura della donna giungere sfoderando un enorme coltello da cucina
<<E ora....ti insegno io cosa si fa alle ladruncole della tua risma....>>
La bambina si costrinse a non piangere o mostrarsi spaventata. Non voleva dare questa soddisfazione a quella maledetta.... ma non riuscì ad evitare che una luce color dell'oro facesse capolino nei suoi occhi
<< Suvvia, Milady, non le pare un atteggiamento esagerato il suo ? La bambina voleva semplicemente scroccare un boccone >>
La donna si voltò.
Come apparso dal nulla, un singolare personaggio avanzò con passo baldanzoso verso di lei, sottraendole il coltello di mano.
Aveva decisamente un bell'aspetto, con chiari occhi azzurri, un curato pizzetto e lucenti capelli dorati.
<< Io..io...lei è il padre ? >> disse la donna, indicando con un cenno la bambina che osservava impietrita la scena
L'uomo le fece l'occhiolino sorridendo
<< Ma certo che si. Questa discolaccia non fa altro che procurarmi guai. >> consegnò una moneta d'oro alla donna, sfiorandola dolcemente << Per il suo disturbo, Madame >>
La donna sorrise arrossendo, allontanandosi dimentica del tutto dell'ira che l'aveva attraversata solo poco prima
L'uomo si inginocchiò verso la bambina
<< L'hai scampata bella, piccola. Come ti chiami? >>
La bambina non rispose. Osservava diffidente quel tizio come faceva con tutti gli adulti che aveva incontrato finora
<< Sei poco loquace eh? Io sono Hermes >> disse lui, inchinandosi in un modo degno di un damerino d'altri tempi
<< E questo....>> continuò, estraendo un borsellino pieno di monete dalla tasca
<<.....è il denaro di quell'orrenda signora! >>
La bambina sorrise ammirata
<< Come hai fatto?! >>
Hermes balzò accanto a lei
<< Magia! >>
Lei gli rispose con una linguaccia
<< Non esiste la magia. >>
L'uomo scoppio a ridere
<< E secondo te....questa cos'è? >> dopo un suo rapido gesto nella mano di Hermes apparve una moneta d'oro
La bambina non sembrava per nulla impressionata, anche se molto divertita
<<è un trucco. >>
<< Aaah... abbiamo una scettica qui. Beh, ti dirò...>> con una rapida ed agilissima capriola Hermes si portò di fronte a lei
<< ....Se uno ci crede, anche un semplice trucco può diventare una vera Magia >> esclamò sorridendo
Lei lo guardò ammirata, mentre i suoi occhi diventarono di un grigio lucente
<< Ma come fai a muoverti in quel modo ? >>
<< Te l'ho detto, è magia....e te la posso insegnare, se mi dici come ti chiami >>
La bambina abbassò lo sguardo
<< Io non ce l'ho un nome. La gente mi chiama solamente con insulti e parolacce >>
Hermes aggrottò la fronte
<< Mmmm...beh, allora bisognerà trovartene uno. >> l'uomo portò gli occhi al cielo per qualche istante. Anche dai sudici vicoli della città di Lindos poteva scorgersi una splendida luna piena << Che ne dici di Moony? Suona bene, non trovi? >>
<< Moony...io mi chiamo Moony! >> urlò lei
<< Già! Molto bene Moony, noto del potenziale in te.... quindi, se lo vorrai, ti offro di divenire mia apprendista di magia >>
<< Vuoi dire che ti aiuterò a rubare come hai fatto con quella vacca di prima ?! >> esclamò eccitata la bimba
Hermes sorrise imbarazzato
<< Ehm...se vuoi metterla in questo modo....>>
<< SI! Ti aiuterò! >>
<< Ok allora! È deciso! Da quest'oggi io e te saremmo l'affascinante duo del crimine, Hermes e Mooney! Suona bene, non trovi ? >>
La piccola si limitò ad annuire in un enorme sorriso. Non aveva ancora compreso bene quel personaggio, e forse non l'avrebbe mai fatto, eppure si rese subito conto che quello sarebbe stato uno degli incontri più importanti della sua vita

Efeso

<< SOLOMOOOOOOOOOOOOOON ! >>
Aster era inginocchiato al suolo, pesantemente ferito. Attorno a lui giacevano decine di corpi senza vita che una volta erano stati la sua unità
Solomon sedeva su una specie di trono al centro di quel macabro salone, sogghignando celato nel suo mantello.
<< Quanta foga, giovane. Sei l'ultimo sopravvissuto della tua patetica “armata”, abbi per lo meno un po' di riguardo nei confronti delle morti dei tuoi compagni >>
Aster si alzò in piedi a fatica
<< Per..la..Repubblica....>>
Solomon mosse le spire della sua catena in direzione dell'avversario
<< La Reppublica qui, la Repubblica la....conosco bene chi ti manda, non c'è bisogno di ripetermelo in continuazione. Se non hai di meglio da dire allora evita di parlare....Anche lo stolto, se tace, passa per saggio e, se tien chiuse le labbra, per intelligente. >>
Aster cercò istintivamente la sua enorme spada. Sapeva che era spacciato, ma se ne sarebbe andato con onore
<< MUORI! >>
Il fendente colpi la figura ammantata in pieno.
Tuttavia Solomon non sembrava aver risentito della ferita
<< Patetico....cosa vai cercando? Una nobile strada per l'altro mondo? >>
Con un rapido e deciso colpo la catena di Solomon gettò Aster contro la parete
<<...Sei un ingenuo, se pensi che io mi presti alla tua ipocrita ricerca di una giustificazione per morire. No....Flisteo Aster....perché è questo il tuo nome, vero? Ho sentito i tuoi sottoposti urlarlo, prima che li facessi a pezzi....Non ti concederò il lusso di lasciare questo mondo per mano mia....>>
Con un rapido colpo la catena si avvolse attorno al braccio sinistro di Aster, stringendolo sempre di più
<<....Ma non ti lascerò vivere senza qualcosa che ti ricordi per sempre questo incontro >>
Le strazianti urla di Aster invasero tutto il salone, mentre il suo braccio venne lacerato e separato per sempre dal resto del suo corpo
Solomon riavvolse la sua catena, continuando a sogghignare sommessamente
<<...Vae Victis >> sussurrò, lasciando il Filisteo al suo destino
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